Sono così pochi i film horror di qualità che arrivano sui nostri schermi che ho dovuto davvero sforzarmi per trovare dei titoli, non dico belli, ma almeno meritevoli di una visione (con l’eccezione, ovviamente, dei primi 5 in classifica, nettamente superiori agli altri). Non sono neanche convinta che meritino tutti di stare in una top ten, e confido (sempre) che l’anno prossimo sarà migliore per il nostro amato cinema di paura (potremo sicuramente contare su La casa di Jack di Lars Von Trier), ma quest’anno il convento ha passato davvero pochino. Se in questa top manca qualcuno dei film che avete preferito, non prendetevela col compilatore ma stilate una vostra classifica personale: in fin dei conti tutto si riduce a scelte soggettive e in quanto tali opinabili.
Decine di anni di visioni di cinema horror mi hanno probabilmente reso ipercritica verso il genere. L’horror contemporaneo mi sembra ormai diviso tra film in cui gente stupida facendo cose stupide va incontro a un destino orrendo ma stupido in quanto evitabile, inutili origin stories, baracconi senza trama, innocui spauracchi, spaventi telefonati e opere di sedicenti autori che vorrebbero ma non possono e confezionano storie ridicole a cui abbocca - vai a capire perché - anche il pubblico più preparato. Ma chi ama l’horror sa bene che per trovare la pepita nascosta bisogna continuare a scavare fino a farsi sanguinare le dita. Insomma, dopo le necessarie avvertenze, questa è la nostra scelta, accompagnata da qualche motivazione.
Migliori Film Horror 2018
Il film che segna il ritorno di Pascal Laugier ad un cinema dell’orrore denso, strutturato e complesso, si impone su tutti quelli che abbiamo visto quest’anno, in virtù della sua storia da incubo raccontata con la serietà che contraddistingue il regista di Martyrs. Il corpo delle donne schiavizzato, tormentato e reso oggetto è ancora al centro di una narrazione tutt’altro che misogina, che parla di mostri e traumi e mette la figura femminile al centro di una storia dove si oscilla continuamente tra razionalità e psicosi, incubo e realtà. Un film che lascia il segno e che ci conforta in un momento in cui, in America, la ripetitività e l’intrattenimento per teenager hanno tolto incisività a un genere tanto potente.
Qua la nostra recensione de La casa delle bambole.
Nessuno come gli inglesi sa raccontare storie di fantasmi, in letteratura e al cinema. Divertente, inventivo e mai scontato, il film che Andy Nyman e Jeremy Dyson hanno tratto da una loro famosa piéce teatrale ci riporta ad un’epoca in cui la Amicus sfornava deliziosi film del brivido a episodi. Denso di rimandi e riferimenti cinefili, disseminato di indizi che solo alla fine compongono il quadro completo e che è un piacere ricostruire, è un film divertente e inquietante, da vedere e rivedere con immutata gioia.
Qua la nostra recensione di Ghost Stories e qua la nostra intervista a Martin Freeman.
3. Revenge
È stata una delle sorprese dell’anno questo rape and revenge movie al femminile, opera prima della regista francese Coralie Fargeat, che sfodera gli artigli per raccontare con toni non realistici la trasformazione di una bella ingenua da vittima a cacciatrice. Il sottofondo femminista rivelato esplicitamente nel finale non fa mai dimenticare alla regista le regole del genere. Revenge è un’esperienza multisensoriale alla quale ci si arrende senza quasi accorgersene, catturati dalla costruzione sapiente di una storia che sa creare curiosità e tensione e non dimentica l’ironia. L’apoteosi si raggiunge in un crescendo quasi rossiniano dell’orrore in cui il sangue scorre a fiumi. Ed è bravissima Matilda Lutz a dare anima e corpo a un personaggio non facile da interpretare.
Qua la nostra recensione di Revenge e qua la nostra intervista a Matilda Lutz.
Il film di John Krasinski è stata una delle sorprese positive dell’anno. Bella l’idea, ottima la realizzazione che rende palpabile il senso d’angoscia derivante dal fatto di sapere che la tua unica possibilità di sopravvivere ai mostri è la capacità di mantenere il silenzio assoluto (cosa impossibile, ne converrete, per qualsiasi essere umano, soprattutto se non adulto). Se non lo mettiamo più su nel podio è solo perché il finale non ci ha convinto e ci è sembrato alieno da quel rigore assoluto che era stato fino a quel momento il suo pregio maggiore.
Qua la recensione di A Quiet Place di Federico Gironi.
5. La prima notte del giudizio
Della saga Blumhouse iniziata con La notte del giudizio nel 2013, questo quarto capitolo a nostro avviso è il migliore e, per una volta, è un prequel non superfluo. Gerard McMurray si dimostra regista anche migliore di James DeMonaco, che firma tutte le sceneggiature di questa serie horror-satirico-politica, che diventa sempre più speculare alla situazione americana (e mondiale). Teso, breve, dritto al punto, con pochi soldi, una buona suspense, maschere bellissime e molte idee: cosa chiedere di più a un low-budget?
Qua la nostra recensione di La prima notte del giudizio.
6. Hell Fest
Qui entriamo nel regno del puro divertissement: l’esordio alla regia del montatore della Blumhouse Gregory Plotkin è infatti un puntuale e delizioso omaggio ai Boogie Men e al cinema splatter degli anni Settanta e Ottanta, ricreato nelle suggestioni e nelle atmosfere ma senza inutili e sorpassati citazionismi. Parte come un teen movie horror ma cresce strada facendo, con un finale che per una volta non delude. Ottima l’ambientazione - ricreata all’interno di un vero parco divertimenti abbandonato in Georgia - di questo Tunnel dell’orrore 2.0 che ci ridona il gusto del cinema che fu. Da ripescare assolutamente.
Qua la nostra recensione di Hell Fest.
7. Halloween
C’era bisogno di resuscitare per l’ennesima volta Michael Myers dopo ben 10 film? A quanto pare sì. In occasione del quarantesimo anniversario dall’uscita del primo e memorabile slasher di John Carpenter, lui stesso l’ha ritenuto necessario, e chi siamo noi per contraddirlo? Jamie Lee Curtis nel film di David Gordon Green torna a incontrare la sua nemesi: l’aveva già rifatto nel 1998 e nel 2002 ma qua ha figlia e nipote da proteggere. Non tutto ci ha convinto in questo reboot/sequel che pesca qua e là dai vari film della saga, anche se è un pochino (e sottolineiamo ino) più vicino all’Halloween che amiamo e che comunque faceva molta più paura.
Qua la recensione di Halloween di Federico Gironi.
8. Overlord
La sfortunata creatura di J.J. Abrams e Julius Avery, produttore e regista, alla sua uscita non si è nemmeno rifatta dei costi del budget (medio per Hollywood, 40 milioni di dollari). Eppure ha un bel ritmo, è colmo d’azione, di attori con le facce giuste (perfino Wyatt Russell, figlio/clone di Kurt Russell) e ha tutte le caratteristiche dei B-movies di un tempo. In un unico film abbiamo la seconda guerra mondiale, la Francia occupata, misteriosi esperimenti alla Re-Animator, nazisti e zombie, roba da fumetti che al cinema non si vedeva - se non parzialmente - dai tempi di Dead Snow di Tommy Wirkola, del 2009. A noi ha divertito parecchio, soprattutto per aver saputo coniugare in tema horror il concetto di Übermensch, il superuomo di Nietzsche, adottato dal Terzo Reich come cardine della presunta superiorità della razza ariana. Inevitabile ma un po' futile citare Tarantino ogni volta che arriva un film sui nazisti presi a mazzate dagli americani, successivo a Bastardi senza gloria.
Qua la recensione di Overlord di Federico Gironi.
È vero: non fa paura, è troppo lungo e non ci è nemmeno piaciuto troppo. Però un teen horror ci doveva stare, e allora meglio questo che è ben recitato, ha una buona idea di partenza e… va beh, sempre per il principio comparativo, preferiamo questo prodotto originale all’ennesimo capitolo/spin-off/prequel della saga di Insidious o di The Conjuring. Se non altro c’è il tentativo di confezionare un horror per teenager che non sia del tutto stupido, partendo dal gioco più crudele e rivelatore che tutti noi almeno una volta abbiamo fatto nella vita. Peccato che al montaggio non si sia lavorato più di forbici.
10. The Lodgers
Ex aequo per due prodotti europei. The Lodgers è una ghost-story psicanalitica irlandese, che invece di puntare sulla velocità dell'azione e sulle improvvise apparizione di demoni e mostri alle spalle dei protagonisti, si affida alle affascinanti e malsane paludi dell'inconscio racchiuse nella vera dimora storica di Loftus Hall, che la leggenda popolare vuole stregata. Di orrore puro ce n’è davvero poco, lo segnaliamo solo per le atmosfere e la regia di Brian O'Malley, che meritavano una sceneggiatura più corposa.
Qua la nostra recensione di The Lodgers e qua la nostra intervista al regista Brian O'Malley.
10. Il rituale
Prodotto da Netflix e almeno da noi non uscito al cinema, Il rituale è l’adattamento di un romanzo di Adam Neville diretto dall’americano David Bruckner, con un cast interamente inglese, capitanato dal bravo Rafe Spall, figlio del grande attore britannico Timothy Spall. Paese che vai, mostro che trovi. E se decidi di inoltrarti coi tuoi amici non più giovanissimi nella profondità delle foreste svedesi, portandoti dietro dei sensi di colpa grossi come una casa, è probabile che a darti la caccia sarà una creatura antica e mitologica, discendente addirittura dai lombi di Loki. Non brilla certo per originalità, ma la regia sfrutta al meglio un luogo archetipico dell’orrore come il bosco.
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