Il cinema italiano del 2018 è uno "strano animale", perché da alcuni maestri su cui puntavamo il tutto per tutto ci aspettavamo qualcosa più, ed è un vero peccato... Altri autori hanno fatto un po’ meno bene del solito, ma sono stati comunque convincenti e incisivi, come Edoardo de Angelis, che con Il vizio della speranza ci ha colpiti per la potenza delle immagini, per la celebrazione del miracolo della vita e per la sublime musica di accompagnamento. I nostri beniamini Garrone e Moretti hanno compiuto invece un ulteriore passo in avanti. Li avevamo lasciati a dividersi, insieme a Paolo Sorrentino, il concorso del Festival di Cannes 2015. Quest'anno li abbiamo ritrovati, il primo con Dogman, più potente, viscerale e "impietoso" de Il racconto dei racconti, il secondo con Santiago, Italia, diverso, certo, da Mia madre, ma altrettanto commovente, oltre che necessario perchè "politico" in quanto spinta a una riflessione sull'Italia di ieri e di oggi "diversamente accoglienti".
Per tutte queste ragioni abbiamo messo Matteo e Nanni in cima alla nostra top ten, seguiti da Mario Martone. Capri-Revolution chiude bene la sua trilogia sui giovani e la ribellione, e ci piace che stavolta la rivoluzione sia donna e che si racconti di un'educazione politico-culturale. E poi il regista napoletano è un intellettuale nel senso migliore del termine, e di veri e intellettuali oggi ne sono rimasti ben pochi.
Il 2018 è stato inoltre l’anno di qualche ottima commedia - ad esempio Come un gatto in Tangenziale - e di notevoli opere seconde. Due le dovevamo per forza mettere in classifica perché a capitanarne il cast è uno dei nostri attori preferiti: Valerio Mastandrea, malinconico e prigioniero del passato in Tito e gli alieni di Paola Randi e schivo e integro in Euforia, film di Valeria Golino in cui è straordinario anche Riccardo Scamarcio.
Notevole è pure Il bene mio, nel quale Pippo Mezzapesa ha affidato a Sergio Rubini il ruolo del custode della memoria di una città fantasma, confermandosi "portatore" di uno sguardo originale, onesto, indissolubilmente legato alla sua Puglia.
In epoca di #MeToo abbiamo messo con orgoglio fra i nostri preferiti anche un terzo film diretto da una donna: Lazzaro Felice. Per quanto più efficace nella prima parte che nella seconda, ci ha confermato che Alice Rohrwacher è un'artista che osa, e qui ha osato inventandosi un prodigio, trasportandolo in una rumorosa città del nord e "affidandolo" a un attore alle prime armi. Detto questo, la vera linfa vitale del cinema italiano dell'anno che sta per concludersi sono le opere prime. Già destinatario del Nastro d'Argento per miglior film d'esordio, il noir di Fabio e Damiano D'Innocenzo La Terra dell'abbastanza è una bella storia di educazione al crimine lontana dai cliché dei racconti di periferia. E poi c'è Un giorno all'improvviso di Ciro d'Emilio, radiografia di un sogno "in sordina" che evita retorica e patetismi.
Se i film fossero tutti come questi ultimi due, saremmo pronti a sferrare un calcio o ad assestare un bel cazzotto a tutti quelli che dicono che il cinema italiano è morto o sta morendo. Ma dove? Anzi, come diceva un personaggio di Antonio Albanese, Ma chi? Ma come? Ma chi c...? Opps!
Ecco la nostra classifica dei dieci migliori film italiani del 2018:
1 - Dogman (Matteo Garrone)
2 - Santiago, Italia (Nanni Moretti)
3 - Capri - Revolution (Mario Martone)
4 - La Terra dell'Abbastanza (Damiano e Fabio D’Innocenzo)
5 - Euforia (Valeria Golino)
7 - Tito e gli alieni (Paola Randi)
6 - Il bene mio (Pippo Mezzapesa)
8 - Lazzaro Felice (Alice Rohrwacher)
9 - Un giorno all'improvviso (Ciro D'Emilio)
10 - Il vizio della speranza (Edoardo De Angelis)
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