mercoledì 27 maggio 2020

8 1/2: il caos, la ricerca della felicità e l'accettazione di sé, nel capolavoro di Federico Fellini


“Perché anche a te t'entusiasmano le storie dove non succede niente? Nel mio film invece succede di tutto, guarda un po'! Ci metto dentro tutto!”
Così dice il Guido di Marcello Mastroianni a Rossella (Falk) in uno dei punti cruciali di 8 ½
E, al di là della dichiarazione e della polemica estetiche - entrambe tanto attuali che, ci fosse un Guido in giro oggi, le avrebbe potute ripetere pare pare, - queste parole sono anche l’ovvia confessione di Federico Fellini, che davvero in 8 ½ ha messo dentro tutto. Tutto quello che era e che è: il cinema, il sogno, le donne, il circo, i maghi, il ricordo, la memoria, l’autoanalisi, l’eros, la vita, la morte, la voglia di vivere la vita come una festa, l’indolenza sorniona, le bugie, il sorriso, la leggerezza, il dubbio. “I brandelli della sua vita, i suoi vaghi ricordi, o i volti delle persone che non ha saputo amare mai,” come dice l’intellettuale Carlini.

Dentro 8 ½ c’è il Federico Fellini regista, e c’è il Federico Fellini uomo. Ammesso e non concesso che abbia senso, almeno in questo caso, operare una distinzione.
Ma sarebbe sbagliato pensare che 8 ½ sia un film del tutto autoreferenziale. Al contrario: proprio perché contiene tutto, il tutto della vita e dell'arte di Fellini, ma anche di tutti noi, ha la capacità di essere universale. Per quello, e perché è una delle massime vette che l’arte cinematografica sia stata in grado di toccare.
“Ma io l'ho capito, sai, quello che vuoi raccontare! Tu vuoi raccontare la confusione che un uomo ha dentro di sé. Ma devi essere chiaro! Mi devi far capire! Altrimenti che scopo c'è?,” dice il produttore Pace a Guido. Ma Fellini si fa capire eccome, anche se utilizza un linguaggio ancora oggi rivoluzionario, e imitato come nemmeno La settimana enigmistica in quasi sessant’anni di storia del cinema.

La questione reale al centro di 8 ½, però, non è quella di far capire o di non far capire. Non è nemmeno quella dell’ispirazione, nonostante Guido dica: “Mi sembrava di avere le idee così chiare. Volevo fare un film onesto, senza bugie di nessun genere. Mi pareva di avere qualcosa di così semplice, così semplice da dire, un film che potesse essere utile un po' a tutti, che aiutasse a seppellire per sempre tutto quello che di morto ci portiamo dentro. E invece io sono il primo a non avere il coraggio di seppellire proprio niente. Adesso ho la testa piena di confusione, questa torre tra i piedi... chissà perché le cose sono andate così. A che punto avrò sbagliato strada? Non ho proprio niente da dire, ma voglio dirlo lo stesso.”

Per Fellini, che di cose da dire ne aveva eccome (e lo stesso purtroppo non si può dire di tante altre persone che nel corso degli anni si sono ostinate e si ostinano a far film, scrivere libri, fare post sui social), confusione o non confusione, la questione reale è un’altra. Ed è una questione interiore, filosofica, metafisica e perfino spirituale.
La questione è accettare: sé stessi e gli altri, nei pregi e nei difetti, nella lucidità e nella confusione. Accettare il dubbio e la confusione, e abbracciarli rendendoli fecondi, per tentare di arrivare a quello che ancora non si è riusciti a capire, a ottenere. E vivere il grande caos della vita nel migliore dei modi possibili
Non ci sono parole migliori per spiegarlo di quelle pronunciate dallo stesso Guido nel finale del film:

“Ma che cos'è questo lampo di felicità che mi fa tremare e mi ridà forza, vita? Vi domando scusa dolcissime creature, non avevo capito, non sapevo... com'è giusto accettarvi, amarvi... e com'è semplice. Luisa, mi sento come liberato: tutto mi sembra buono, tutto ha un senso, tutto è vero. Ah, come vorrei sapermi spiegare... ma non so dire. Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso, ma questa confusione sono io... io come sono, non come vorrei essere e non mi fa più paura. Dire la verità: quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato. Solo così mi sento vivo e posso guardare i tuoi occhi fedeli senza vergogna. È una festa la vita, viviamola insieme. Non so dirti altro Luisa, né a te né agli altri. Accettami così come sono se puoi, è l'unico modo per tentare di trovarci.”


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