domenica 6 settembre 2020

Scarpe e fiori per il double bill di Luca Guadagnino al Festival di Venezia 2020

Al Festival di Venezia, Luca Guadagnino è di casa. Al Lido ha presentato I protagonisti, Io sono l’amore, A Bigger Splash e Suspiria. Non sorprende allora che sia tra i protagonisti della Mostra anche quest’anno, con un double bill presentato Fuori Concorso che comprende un cortometraggio intitolato Fiori, Fiori, Fiori!, e con un documentario su Salvatore Ferragamo: Salvatore - Shoemaker of Dreams.
Il corto, di 12 minuti, è per Guadagninoun film molto personale”, girato in Sicilia con iPhone e iPad quando il regista ha scoperto, lo scorso maggio, che alle società di produzioni cinematografiche era permesso di muoversi durante il lockdown.
“Siamo subito scesi in auto da Milano,” ha spiegato, “in un momento che per me era difficile per questioni private e per quello che tutti stavamo vivendo, perché sentivo il bisogno di tornare nei luoghi della mia infanzia e di bussare alla porta di persone importanti della mia adolescenza.”
Fiori, Fiori, Fiori! racconta esattamente questo: dell’incontro di Guadagnino con alcuni amici storice e del suo attraversare luoghi simbolo, dalla casa di Acireale dove ha trascorso la sua infanza fino all’Etna, passando per il Teatro Massimo di Palermo e altri luoghi. “In Sicilia ho cominciato a vedere qualcosa che non avevo previsto: la primavera che era andata avanti nonostante il lockdown,” ha raccontato Guadagnino. E il “trionfo di fiori stupendi” osservato dal regista è stato l’ovvio spunto per il titolo di questo lavoro che ragiona sul tornare alla vita dopo un momento così difficile come quello del confinamento.

Anche il titolo di Salvatore - Shoemaker of Dreams non ha bisogno di troppe spiegazioni. Alternando registrazioni della voce del vero protagonista di questo documentario e la voce narrante di Michael Stuhlbarg che recita brani della sua autobiografia, Guadagnino racconta la storia incredibile di uno dei più più grandi talenti nella storia della moda e delle calzature, Salvatore Ferragamo, nato nel 1898 in un piccolo paesino dell’avellinese, Bonito, e diventato un’icona nel mondo e un imprenditore di straordinario successo. Ne racconta l’emergere del talento quando era ancora poco più di un bambino: la decisione di emigrare in America: il diventare in brevissimo tempo il calzolaio di fiducia della Hollywood dell’era del muto, con clienti e amici che andavano da Clara Bow a Rodolfo Valentino, passano per Lillian Gish, Gloria Swanson e tantissimi altri; la scommessa di tornare in Italia, nel 1927, con le prime difficoltà e infine l’affermazione definitiva come genio della moda.
Ferragamo è sempre stato un fuoriclasse, ma è stato anche un outsider, “ ha spiegato Guadagnino. “Dato che anche io mi considero un outsider, per affinità era questo suo lato ad affascinarmi in modo particolare.”

 

È stato Guadagnino a proporre alla famiglia Ferragamo, con la quale aveva già collaborato nel 2013 per un cortometraggio dal titolo Walking Stories - di realizzare un documentario su Salvatore, incontrando subito grande entusiasmo per questo progetto, che è stato laborioso soprattutto dal punto di vista del montaggio, firmato da Walter Fasano.
“Abbiamo recuperato un sacco di materiali dall'archivio Ferragamo, interviste e materiali provenienti dai suoi anni a Hollywood, clip e foto di film, perfino cartoni animati,” ha detto Guadagnino. “Abbiamo anche avuto meravigliosamente accesso alla produzione di Salvatore Ferragamo come filmmaker, ai filmati che lui stesso ha realizzato in super 8. Al montaggio tutto questo ha comportato anni di lavoro per bilanciare i pesi: ma questo lavoro è stato uno dei motivi del fascino che aveva per me fare questo film, assieme a quello di incrociare due sistemi vicini ma al tempo stesso anche molto lontani come cinema e moda.”



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