Lamezia Terme, 23 febbraio.
Estinzione della critica o estinzione della coscienza critica? A queste domande ha cercato di rispondere ieri Cristiana Paternò, critica cinematografica e vicedirettrice del bimestrale 8½ e del quotidiano online Cinecittà News (editi da Luce Cinecittà), ospite alla quarta giornata di Fare Critica, il festival interamente dedicato alla critica teatrale e cinematografica ideato e diretto da Gianlorenzo Franzì (Lamezia Terme, 19 - 23 febbraio).
Cristiana Paternò, che ha segnato il passaggio di consegne dalla critica teatrale (affrontata i primi giorni del festival) a quella cinematografica, ha cercato di riaffermare il ruolo cruciale della critica nella nostra società.
Partendo da alcune considerazioni che, nel tempo, hanno portato ad un vero e proprio maltrattamento della figura del critico, accusato di essere un soggetto invidioso nei riguardi degli artisti, se non addirittura un inetto, si è cercato di fare il punto sullo stato dell'arte. La comprovata crisi che vive oggi la critica cinematografica nell'era del “giornalismo basso” (soprattutto a partire dagli anni Duemila), riguarda prima di tutto l'identità del critico – che finisce egli stesso per dubitare di sé –, ma anche il metodo “scientifico” adottato dalla disciplina e la professione medesima, trasformatasi in una sorta di attività amatoriale non retribuita.
«La crisi della figura del critico corrisponde, però, alla crisi della cultura tout court (pensiamo alla chiusura delle sale, alla crisi del cinema d'autore, ecc.). Ma questa figura resta fondamentale per la società, per orientare meglio anche dal punto di vista politico. Non credo che la critica sia estinta, anche se ha vissuto radicali mutazioni e si è orientata molto verso la rapidità delle tempistiche e le dinamiche di marketing», ha spiegato Cristina Paternò.
Internet e i social network possono, tuttavia, essere considerati uno spazio florido di discussioni critiche per opere che spesso non trovano il giusto spazio sulle testate cartacee. Il problema, piuttosto, risiede nel fatto che «Internet è anche blog e influencer, e questo ha portato a un impoverimento del pensiero critico».
Naturalmente, anche i critici stessi hanno delle responsabilità in questo indebolimento del ruolo: «Alcuni si sono un po' scollati dal pubblico, non hanno saputo dialogare». Ma, per riaffermare la centralità di questa professione, la Paternò ha giustamente posto degli interrogativi volti a riflettere su come la critica svolga un ruolo determinante agli inizi della carriere di un regista, «quando un nuovo autore deve essere scoperto».
Ha sottolineato la «funzione della critica nello storicizzare tendenze e fenomeni in atto, individuando elementi in comune o apparentando certi autori e movimenti che altrimenti sarebbero percepiti come isolati o casuali». Ma, soprattutto, la Paternò ci ha tenuto ad insistere sull'aspetto formativo, parlando della critica cinematografica anche come «materia scolastica, intesa come educazione all'audiovisivo», che contribuisce in modo sostanziale alla formazione del gusto dello spettatore.
Insomma, «il cinema ha bisogno della critica ed è auspicabile creare e rafforzare un fronte comune tra critici e autori, nonostante le storiche diffidenze degli artisti nei confronti di chi si occupa della mediazione tra l'opera e la sua fruizione», ha concluso Cristiana Paternò.
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