Nel secondo giorno di Fare Critica, il festival dedicato alla critica teatrale e cinematografica, ideato e diretto da Gianlorenzo Franzì, che si concluderà sabato 23 febbraio, Close-Up ha avuto il piacere di incontrare e dialogare con Saverio Tavano, drammaturgo, regista, pedagogo e direttore artistico del Festival Innesti Contemporanei e di Nastro di Mobius (centro di produzione e residenza artistica calabrese). Il giovane artista, da ormai diversi anni, si batte per la promozione di una politica culturale nella regione Calabria attraverso formazione e progetti artistici.
Cosa significa per lei essere il direttore artistico del Festival Innesti Contemporanei e de il Nastro di Mobius?
Saverio Tavano: «Per me è una sfida, quella di portare nuova drammaturgia, accompagnata all'impresa di intervenire con nuove istallazioni di arte contemporanea, cercando di foraggiare proprio questo connubio tra rappresentazione e arte contemporanea, in un luogo, Squillace, in Calabria, che detiene una tradizione antica e classica memorabile. Si tratta di un progetto culturale utile a eliminare “l'aridità” di un luogo che, nel corso degli anni, pretende anche di infondere maggior furore alla drammaturgia, indirizzata si chi abita li e, magari, non é molto abituato a questo processo. Si permette una visione del contemporaneo, utilizzando i siti architettonici e respirando con essi. Questa è la sfida più importante: l'opera non é mai fine a se stessa, ma é viva e respira assieme al territorio che la accoglie.»
In cosa consiste e che valore assume la sua battaglia per la promozione di una sana politica culturale in Calabria?
S.T.: «La Calabria, in questi ultimi anni, sta respirando una nuova ventata di innovazione culturale. Si avverte la necessità di avere un confronto più aperto, sano e veritiero con la cultura non solo nazionale, ma anche internazionale, e i progetti che sono stati sviluppati negli ultimi anni lo dimostrano appieno. C'é la necessità di ritrovare una precisa identità, perché attraverso il canale della cultura, l'uomo non dimentica le proprie origini, proprio perché recupera la memoria, più robusta e affascinante.»
Quale impatto mostrano nel suo territorio i più giovani nei confronti di queste manifestazioni artistiche?
S.T.: «C'é molto entusiasmo, perché i più giovani si trovano a respirare un'atmosfera culturale più fresca e frizzante, quindi coinvolgente. Soprattutto in estate, con i molti rientri degli studenti fuori sede, si avverte in maniera palpabile questa voglia di ricercare spunti e di scovare nuovi poli di interesse culturali, fondamentali per stimolare crescita intellettuale e artistica. Tocca a noi del mestiere seminare il terreno, affinché i giovani possano diventare il nostro pubblico, attirandoli verso l'arte e la cultura.»
Quale ruolo può assumere la critica in merito alla promozione di tali organizzazioni culturali?
S.T.: «La critica ha certamente una funzione molto importante, nel momento in cui si pone nel contesto di una visione politica: il critico é colui che scrive, tenendo in considerazione l'occhio dello spettatore, perchè non può prescindere da esso. Il critico raccoglie gli elementi teorici cardine della memoria, di ciò che é arrivato prima, cercando di osservare l'opera sotto una nuova luce, senza mai dimenticarsi dell'evoluzione che ha portato alla creazione dell'opera stessa. Ecco, bisogna individuare la necessità dell'opera e il proprio valore all'interno di un determinato contesto storico.»
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