mercoledì 9 settembre 2020

Le sorelle Macaluso: Emma Danta porta il suo spettacolo, "diventato più visionario", al cinema e al Festival di Venezia

Sono felicissima di essere qui a Venezia, anche per il momento storico che stiamo vivendo,” esordisce Emma Dante presentando al Festival di Venezia il suo nuovo film, Le sorelle Macaluso. “Siamo qui, e ricominciamo a sognare.”
E chissà se Emma Dante, che a Venezia torna in concorso dopo avervi presentato nel 2013 Via Castellana Bandiera (che valse la Coppa Volpi a Elena Cotta), in questo 2020 non sogni il Leone d’oro con un film bello, vitale e di grande potenza emotiva come questo, che ha tratto da una sua omonima e premiata pièce teatrale. “Il testo teatrale continua a fare pare del repertorio e a essere portato in scena, in Italia e nel mondo,” dice l’autrice. “Lì le sorelle sono sette, e non cinque come nel film. Ci sono anche i genitori, e il figlio di una di loro, ma non c’è la casa: le sorelle vengono dal buio e tornano al buio su un palcoscenico vuoto, disadorno. Dopo averle frequentate per così tanto tempo ho pensato che mi sarebbe piaciuto dar loro una casa, e che il cinema mi permetteva di farlo. La casa, che è un corpo che, con i suoi mobili e i suoi oggetti, è un corpo dentro al quale viviamo, e che assorbe tutto di noi: le nostre gioie, i nostro dolori, i nostri gesti, le nostre vite.”
Così, spiega Emma Dante, nel passaggio dal palco allo schermo, la storia delle Sorelle Macaluso “è diventata più visionaria.”

Per tre volte, come ha sottolineato la stessa regista, in Le sorelle Macaluso entriamo nella casa di queste donne: la prima quando sono ragazzine; la seconda nella loro maturità; la terza nel periodo della loro vecchiaia. “Entriamo in casa loro in tre momenti forti e traumatici, nei tre appuntamenti con la morte,” spiega Dante, che ha voluto che a interpretare le cinque sorelle in questi momenti fossero attrici diverse, che hanno realmente l’età che viene raccontata.
“Non volevo usare il trucco per invecchiare le persone, mi pareva un peccato mortale,” dice. “Ho cercato di rendere protagonista il tempo, il tempo come grande chirurgo plastico che decide come manipolare e deformare i corpi. Sono i cortocircuiti e traumi della vita che ci  trasformano: e il cinema può raccontare molto bene questa cosa.”

C’è stato un lungo lavoro di preparazione, abbiamo trascorso due settimane chiuse dentro quella casa con Emma, provando tutte insieme,” spiega Donatella Finocchiaro, che nel film è Pinuccia, nella sua fase adulta. “Lo abbiamo fatto perché dovevamo trovare un'emozione in comune, una somiglianza emotiva, che abbiamo cercato accuratamente. Il mio personaggio, Pinuccia, ha una rabbia forte, una rabbia che è un sentimento portante, fa la badante una sorella un po' inceppata ed è un ruolo che le va stretto. Clima che si è creato durante le prove è stato fondamentale per poi creare la magia del set. E c’è stato un lavoro emotivo e psicologico forte, come il lavoro sul gesto.”
Gesti piccoli e quotidiani, quelli intesi da Donatella Finocchiaro, che Emma Dante ha voluto far passare intatti tra le attrici che interpretano lo stesso personaggio in fasi diverse della vita: “Spero che lo spettatore entri dentro questo gioco di piccoli gesti che superano la somiglianza fisica,” commenta la regista.
Costellato di citazioni letterarie e commenti musicali che, spiega Emma Dante “hanno una funzione narrativa ben precisa, aiutando la comunicazione del sentimento e dell'emozione che lo spettatore sta vivendo,”, Le sorelle Macaluso è tutt’altro che un film a tema, a dispetto del fatto che tratti (anche) di morte, malattia, amore omosessuale. “È un film che racconta la vita di cinque persone che inevitabilmente muoiono, si ammalano, si innamorano: cose che accadono in tutte le famiglie,” spiega la regista. “L’amore è omosessuale? Per me l'omosessualità per me non è un tema speciale. È una cosa normale, che accade nella vita. Come la morte.”

Le sorelle Macaluso, che debutterà nei cinema il 10 settembre con Teodora, è l’ennesimo film al femminile presentato alla Mostra del Cinema di quest’anno: e non poteva mancare per Emma Dante una domanda sul senso, per lei, della parola sorellanza. “Mi fa pensare a tante cose. Mi fa tornare bambina, mi fa pensare che le donne possano essere solidali e felici se un'altra donna ha successo, mi fa pensare a delle guerriere che combattono assieme e a una conquista. E poi anche all'amore, al legame, alla forza che si ha quando si è insieme.”



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