mercoledì 2 settembre 2020

Lacci e mascherine: il Festival di Venezia 2020 al via col film di Daniele Luchetti che "ci riguarda tutti"

Lacci. E mascherine.
Si apre così la 77esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, primo grande evento cinematografico che avviene in presenza da quando è scoppiata, mesi fa, la pandemia globale con la quale, purtroppo, stiamo ancora facendo i conti. E che, quindi, ha costretto il direttore della Mostra Alberto Barbera, il nuovo presidente della Biennale Roberto Cicutto, e tutti i loro collaboratori, a cambiare in parte volto e modalità del festival per garantirne uno svolgimento in sicurezza.
Tutti in sala seduti distanziati, quindi, e con le mascherine a coprire bocca e naso.
I lacci, invece, sono quelli - reali e metaforici - raccontati nel film che apre ufficialmente, fuori concorso, un’edizione del Festival di Venezia che rimarrà nella storia, e che viene proiettato in contemporanea alla proiezione ufficiale veneziana  in 100 sale italiane che hanno aderito a un’iniziativa voluta dall’ANEC e supportata dalla Biennale: 100 sale che trasmettono in diretta la cerimonia d’apertura del festival e, a seguire, appunto, Lacci, il film diretto da Daniele Luchetti.

Lacci è tratto dall'omonimo romanzo di Domenico Starnone, che è stato adattato per il cinema dallo stesso scrittore assieme al regista Daniele Luchetti e a Francesco Piccolo. Non è la prima volta che Luchetti e Starnone collaborano (da un libro del napoletano nacque anni fa La scuola), e il regista è un assiduo lettore dei libri di Starnone, che legge "da lettore qualunque, e non da regista". Nel caso di "Lacci", però, Luchetti è stato "molto colpito", anche se pensava fosse difficile trarne un film: "è un libro così fortemente incentrato sulla parola e sulla letteratura che mi pareva una sfida impossibile," racconta il regista, "ma quando poi Beppe Caschetto mi ha proposto di lavorarci, ho deciso di bleffare e di dire subito di sì, millantando una sicurezza che non avevo."
Luchetti parla del libro di Starnone come di un'opera "talmente forte da resistere agli urti del cinema. Con Francesco Piccolo non abbiamo avuto paura della parola e dei dialoghi, anzi, abbiamo implementato uteriormente quella parte." Lavorando alla sceneggiatura abbiamo fatto molti giri e tentativi attorno al testo, e poi ci siamo avvicinati il più possibile," spiega Piccolo. "La cosa potente del libro è la sua autenticità, e la verità dei personaggi; e noi abbiamo creduto pienamente a questo libro, con l'idea che la costruzione di questa scrittura letteraria avesse la forza di arrivare anche al cinema."

Raccontato su due piani temporali che si alternano, che nel film sono quelli degli anni Ottanta e di quelli che stiamo vivendo, Lacci racconta la storia di un matrimonio difficile e doloroso, segnato dal tradimento prima, e da una rappacificazione malata poi, che ha lasciato segni pesanti sulla coppia formata da Aldo e Vanda, così come sui loro figli Anna e Sadro.
"Lacci è un film di pochissima trama," spiega Luchetti. "La trama è tutta nella prima scena, quella che racconta di una coppia che si separa: poi vediamo solo tutto quello che ne consegue. Si tratta di un film che è composto di azioni e sentimenti, con scene che non hanno il peso di raccontare trama, ma solo di illustrare un clima emotivo." Per questo, prosegue il regista, "cercavo di mantenere in azione e in tensione ciò che era in scena, mostrando sempre qualcosa che si sta per spaccare o si è spaccato, con forte lavoro sull'odio, su paura, rabbia e tutti i sottotesti. E quello che è importante, in questo film, è anche quello che abbiamo nascosto, che abbiamo scelto di non mostrare e tenere fuori dalla porta, lasciando che fosse lo spettatore con la sua intelligenza a rimpire dei vuoti."

Secondo Luchetti, Lacci "ci riguarda tutti, perché tutti siamo stati parte di una coppia, figli di coppia, figli di separati, separati. Nel corso del racconto, a turno, ho avuto modo di identificarmi nei vari personaggi di questa storia."
"Sono personaggi che spesso fanno scelte discutibili, e che si comportano in modo a volte crudele: non vorrei rivelare quindi in cosa mi assomigliano," dice sorridendo Luigi Lo Cascio, che nel film è l'Aldo degli anni Ottanta. "Sono però personaggi che ci riguardano, che rivelano sovrapposizioni con la nostra vita, che siamo stati, o abbiamo incontrato, o magari abbiamo subìto."
"Non ho avuto esperienze personali simili, il mio carattere e le mie convinzioni non sono quelle di Vanda," sostiene Laura Morante, la Vanda più avanti con gli anni e le cose della vita. "Però credo che un sentimento come l'affetto possa vivere in eterno solo se si cambia la sua forma esteriore, sennò il sentimento rischia di morire. È inutile conservare il simulacro di un amore quando una relazione è finita: bisogna accettare, e accogliere, e incoraggiare il cambiamento. Altrimenti diventa tutto una battaglia persa in partenza in cui sono verranno sconfitti."
"L'amore è ambito in cui il compromesso non è possibile," aggiunge Linda Caridi, cui Luchetti ha affidato il ruolo di Lidia, la donna per cui Aldo abbandonerà la famiglia per poi tornare indietro.

Dopo l'anteprima veneziana e le proiezioni speciali di questa sera, Lacci arriverà nei cinema italiani dal 1° ottobre, distribuito da 01 Distribution.



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