venerdì 4 settembre 2020

Jim Broadbent e Roger Michell presentano The Duke al Festival di Venezia

Roger Michell è quello di una commedia romantica entrata nel mito come Notting Hill (quella, per intenderci, di Cavalli e segugi: chi ha visto, sa), e di film come L'amore fatale e il recente Rachel. Dopo aver raccontato personaggi realmente esistiti in A Royal Weekend (quello, per intenderci, dove Bill Murray era Franklyn Delano Roosevelt), Michell lo fa di nuovo in The Duke, film presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia 2020 che racconta di un personaggio assai meno noto dell'ex Presidente degli Stati Uniti, ma decisamente non meno interessante: Kempton Bunton, un originale e idiosincratico tassista di sessant'anni di Newcastle, ossessionato dalla mancanza di tutele che il governo inglese riservava agli anziani e ai veterani di guerra, che, come gesto di protesta, rubò dalla National Gallery il ritratto del Duca di Wellington dipinto da Goya che lo stesso governo britannico si era assicurato all'asta per 140.000 sterline. Una cifra che Bunton riteneva dovesse essere dedicata a questioni più importanti che non ad assicurarsi un quadro che raffigurava un personaggio che, a suo pensare, era l'ennesimo aristocratico che portò alla morte troppi soldati di umili origini.
Non c'è Bill Murray questa volta, sul set di Michell, ma un attore che di certo non lo fa rimpiangere: a interpretare un'incredibile personaggio come Bunton è infatti Jim Broadbent, uno dei migliori attori inglesi. Al suo fianco, nel film, ci sono Helen Mirren nei panni di sua moglie, Fionn Whitehead in quelli di uno dei suoi figli, e Matthew Goode in quelli dell'avvocato che lo dovrà difendere in tribunale dopo che Bunton decise di entrare tranquillamente e nuovamente alla National Gallery per restituire il quadro "preso in prestito".
Michell e Broadbent sono arrivati al Lido di Venezia per raccontare alla stampa il loro film, che in Italia vedremo nei cinema nel 2021 distribuito da Bim. Con loro, la produttrice Nicky Bentham, che ha raccontato come sei anni fa una mail ricevuta inaspettatamente da tale Christopher Bunton, nipote di Kempton, abbia portato alla sua conoscenza questa storia incredibile.

"Quella di Kemton Bunton è una vicenda che non è più nota nemmeno in Inghilterra, anche se hai tempi aveva suscitato molto clamore," ha raccontato Michell. "Una storia puramente inglese, quintessenziale ed eccentrica, che mi ha immediatamente attratto - anche perchè mi dava la possibilitò di lavorare nuovamente con Jim - e con un personaggio che  mi ha portato alla mente quelli raccontati dai film della Ealing degli anni Cinquanta e Sessanta: un piccolo uomo della working class che ha la possibilità di far sentire la sua voce al potere."
Per certi versi, quella di furto e idealismo di The Duke, ha aggiunto il regista "è una storia alla Robin Hood, ma Kempton non è un Robin: è una canaglia, per quanto simpatica, che nasconde uno spirito beffardo dentro un gesto rivoluzionario. E penso che la complessità di questo personaggio, che è anche un mascalzone, e non solo un supereroe, sia stata un bene per il racconto e per il film."

"Anche se sogna di diventare un drammaturgo alla Čechov, Kempton è un uomo un po' grezzo, che in casa non fa nulla per aiutare la moglie, irresponsabile nei confronti della famiglia, che viene continuamente licenziato dai suoi lavori perché non sa tenere la bocca chiusa di fronte a ciò che non gli piace. Ma è anche gentile, e si oppone alle ingiustizie anche quando a rimetterci è lui," ha commentato Jim Broadbent, il suo interprete. "L'equilibrio tra i suoi pregi e i suoi difetti sono quello che lo rende interessante, ed è un personaggio che mi auguro possiate trovare reale e non solo frutto di una finzione cinematografica".

Per poter raccontare al meglio la storia di Kempton Bunton in The Duke, ha spiegato Bentham, la produzione ha avuto accesso ai materiali conservati per decenni dalla sua famiglia, che per la prima volta ha accettato di condividere questi archivi con qualcuno di esterno. E, ha aggiunto Michell, gran parte delle avventure e disavventure di Bunton sono vere o prendono spunto da eventi reali.
Anche la scena finale del film, quella del processo che vide Bunton imputato, è stata basata sui verbali redatti in aula all'epoca. Una scena nella quale l'istrionismo di Bunton e la bravura di Broadbent prendono il sopravvento su tutto il resto. "Quando dopo il monologo di Jim ho visto comparse ciniche e consumate alzarsi in piedi entusiaste ed applaudire, ho capito che tutto questo avrebbe funzionato benissimo anche al cinema," ha detto il regista.
"In quella sede, Kempton è arrivato faccia a faccia con l'establishment," ha concluso Broadbent. "Lì ha potuto perorare la sua causa, vedendo realizzarsi il suo sogno, anche se ciò aveva comportato diventare imputato in aula di tribunale."



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