Tutto il cinema di Pasquale Scimeca è, in fondo, una riflessione sull'atto stesso di raccontare. Al centro di ogni preoccupazione non c'è tanto il “come”, che resta comunque una preoccupazione di non poco conto per un cinema che si sogna nelle stesse dinamiche del contastorie medioevale, quanto piuttosto il “perché”. La tensione estetica, quindi, resta, ma è subalterna e quasi secondaria rispetto all'esigenza etica del dire. Prima di cominciare a girare, infatti, è fondamentale per il regista (...) -Cinema d'oggi
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