mercoledì 29 aprile 2020

Trolls World Tour incassa 100 milioni di dollari in streaming negli Usa, ma non tutti sono contenti


La Universal ha comunicato trionfalmente il risultato, ma una frase avventata ha fatto imbestialire gli esercenti. La situazione è tesa e drammatica.

Il settore dello spettacolo e dell'audiovisivo sta vivendo in questi mesi uno dei momenti più drammatici della sua storia, quindi dovrebbe essere eccellente una notizia riguardante Trolls World Tour: dirottato in streaming per l'emergenza Coronavirus, il seguito targato DreamWorks Animation ha generato solo negli States noleggi per quasi 100 milioni di dollari. Nel comunicare trionfante la notizia, il CEO della Universal Jeff Shell ha incautamente aggiunto che  "Non appena le sale riapriranno, ci aspettiamo di distribuire i film in entrambi i canali." Non l'avesse mai detto.
A stretto giro è arrivata la reazione di Adam Aron, CEO dell'importante catena di esercenti americana AMC, già critica all'annuncio dello spostamento del film in digitale quasi due mesi fa. La lettera inviata, di ferma condanna della stessa idea che sminuirebbe il ruolo della sala, contiene questo passaggio:

A partire da questo momento l'AMC non proietterà più film della Universal in nessuna delle nostre sale negli Stati Uniti, Europa o Medio Oriente. Questa direttiva, che riguarda tutti i film Universal, entra in vigore oggi e quando le nostre sale riapriranno, e non è da considerarsi una minaccia vuota o avventata.[...]
Questa direttiva non prende di mira solo la Universal per ripicca o per punizione, si estende anche a ogni casa di produzione che unilateralmente abbandoni le convenzioni di programmazione, senza negoziare con noi in buona fede, in modo tale che loro come distributori e noi come esercenti ne traiamo vantaggio e nessuno sia danneggiato.

Reazione esagerata? La direttiva in questa tragedia è non perdere denaro, e ciascuna delle parti in causa sta cercando di limitare i danni: la Universal aveva già avviato la campagna pubblicitaria per Trolls World Tour quando le sale sono state chiuse, così ha spinto il film sull'on demand per non perdere troppi soldi. Gli esercenti d'altro canto vedono il primato del cinema, già messo a repentaglio dalle polemiche degli ultimi anni sulle produzioni originali di Netflix e simili, di fronte a una sfida che rischia di perdere, se il caso di Trolls 2 divenisse un precedente.

Ci è sembrata tuttavia molto equilibrata l'analisi di Scott Mendelson su Forbes. La sostanza del suo discorso è: una rondine non fa primavera. Secondo il giornalista, Trolls World Tour si è trovato a essere il primo lungometraggio di alta caratura a presentarsi sul mercato con questa procedura d'emergenza, godendo delle luci della ribalta per questa ragione. Per capire quanto la strategia dello "streaming al Day 1" sia fattibile, bisognerà capire se Scooby! della Warner Bros, dirottato sullo streaming a maggio, confermerà la tendenza in quanto secondo "evento" di questo tipo. Come noi stessi vi avevamo fatto notare peraltro settimane fa, Mendelson sottolinea anche che il budget di Trolls World Tour sfiora i 100 milioni di dollari, marketing escluso: l'utile di 77 milioni della Universal al momento è ben lontano dal decretare un guadagno, ma raggiungendo (forse) i 150 milioni potrebbe al massimo annullare le perdite. Un traguardo insperato nelle circostanze, certo, ma lontano dalla forza della combinazione di sala prima e homevideo poi.

Se si considera inoltre che gli altri tre titoli Universal spostati sullo streaming, L'uomo invisibile, The Hunt ed Emma, hanno tutti insieme generato noleggi per 60 milioni di dollari, la carta casalinga sembra pagare più con l'intrattenimento per tutta la famiglia, una prospettiva interessante ma che di certo non può diventare regola universale.
Di sicuro, le altre major si muovono con molta più cautela: la Warner per esempio avrà pure piazzato in streaming Scooby!, ma non si sogna di farlo per Wonder Woman 1984. La Disney ha ceduto per Artemis Fowl, ma ha rivisto l'intero calendario Pixar, Disney e Marvel Studios puntando sulla sala, a partire dall'autunno fino all'anno prossimo. La partita è ancora aperta e, al di là, delle ragioni economiche, psicologicamente staccare la spina al concetto di fruizione in sala è un passo terrificante.



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