martedì 25 ottobre 2016

Roma 2016 - 7 minuti

A distanza di nemmeno un anno dall'andata in scena di 7 minuti, play del quarantenne Stefano Massini (quello di Lehman Trilogy, ultimo spettacolo diretto da Luca Ronconi prima di morire, in arrivo a dicembre al Teatro Argentina di Roma: non perdetelo per niente al mondo) specializzato in un teatro civile che si interroga sulle ingiustizie, gli abusi e le violenze che rendono invivibile questa nostra epoca, Michele Placido ha voluto trarne un film, apportandovi alcune modifiche necessarie all'adattamento per il pubblico delle sale cinematografiche: ispirata a un fatto realmente accaduto in una fabbrica tessile francese, la vicenda di 7 minuti è stata trasferita nella riduzione filmica in un'ambientazione poco frequentata dalle macchine da presa, e perciò molto gradita: Latina, e il suo immediato circondario. E non è un caso, perché la lontananza dalla Capitale e la posizione geografica proiettata verso l'entroterra napoletano del capoluogo pontino ha offerto la possibilità di inserire nel manipolo delle 11 donne protagoniste un ventaglio di operaie “extracomunitarie”, una slava, un'albanese e un'africana, presenze probabili, anzi addirittura ovvie in uno stabilimento industriale situato tra Roma e Napoli. I sette minuti del titolo sono quelli che la nuova azienda straniera che ha rilevato lo stabilimento tessile in cui lavorano le 11 donne del consiglio di fabbrica, chiede alle future dipendenti di togliere ai quindici della pausa pranzo, in cambio della garanzia di non perdere il lavoro. Sulla falsariga di La parola ai giurati, le 11 donne sono chiamate a votare se accettare o meno una richiesta in apparenza così irrilevante. Ma i dubbi della più anziana del gruppo (Ottavia Piccolo, già protagonista della versione teatrale diretta da Alessandro Gassman) smontano lentamente le certezze di tutte le altre, e lo psicodramma arriva, se non a capovolgere, quantomeno a compromettere un consenso inizialmente così certo e scontato. Placido, che certamente non è un “grande autore” nel senso in cui potremmo riferirci ai nostri registi civilmente e politicamente impegnati degli anni '60 e '70 (Rosi e Petri su tutti), ha tuttavia sempre dimostrato di prediligere uno stile cinematografico “popolare”, dal linguaggio lineare e accessibile che potrà forse far storcere il naso ai cinefili e ai puristi, ma che al contrario guarda al cinema internazionale con una voglia di non cadere nei provincialismi e nei “vorrei ma non posso” che talvolta esalano i film realizzati in Italia: 7 minuti peccherà forse di un briciolo di demagogia e un mezzo cucchiaino di retorica, ma è così ben girato, montato e scandito, che tendenzioso sarebbe non riconoscergli certe indubbie e oggettive qualità di solido e vigoroso intrattenimento. Eccellenti le prestazioni di ciascuna delle 11 interpreti femminili (e una volta tanto come non applaudire una tanto consistente “quota rosa”?), in particolare di Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Violante Placido, e di una sorprendente, per naturalezza e carica umana, Fiorella Mannoia. Menzione speciale merita la travolgente Maria Nazionale, il cui irruento e torrenziale realismo contribuisce a scaldare fino al calor bianco il clima di tensione nel corso di una consultazione lunga e sofferta il cui esito, lasciato in sospeso nella versione a teatro, risulterà imprevedibile.

(7 minuti); Regia: Michele Placido; sceneggiatura: Michele Placido, Stefano Massini, Toni Trupia; fotografia: Arnaldo Catinari; montaggio: Consuelo Catucci; musica: Paolo Buonvino; interpreti: Cristiana Capotondi, Ambra Angiolini, Michele Placido, Fiorella Mannoia, Violante Placido, Ottavia Piccolo, Clémence Poésy, Maria Nazionale, Balkissa Maiga, Luisa Cattaneo, Erika D'Ambrosio, Sabine Timoteo, Anne Consigny; produzione: Goldenart Production, Manny Films, Ventura Films, A&G, Amer, CineFrance Italia, Rai Cinema; distribuzione: Koch Media; origine: Italia, 2016; durata: 88'



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