Ora che No Time to Die è finalmente in sala, Daniel Craig ha raccontato a USA Today il motivo della sua più volte manifestata reticenza nel tornare nei panni di James Bond 007. In particolare dopo Spectre, Craig aveva seriamente pensato di abbandonare il personaggio, e lo stesso No Time to Die si è trascinato in preproduzione per qualche tempo (col passaggio della regia da Danny Boyle a Cary Fukunaga). Qual era la causa del desiderio di Daniel di lasciare una parte così ambita? Pura stanchezza fisica. Ecco le sue parole precise:
Ho sempre cercato di essere chiaro in merito: quando ho cominciato a fare Bond, mi ci sono proprio tuffato, con l'idea di renderlo il più possibile fisico. Sentivo che era molto importante, volevo che il mio Bond fosse così. Volevo che la gente credesse che ero io a fare quelle sequenze d'azione. Solo che, dopo Spectre, sinceramente ho avvertito di non farcela più. Ho cominciato a chiedermi: "Ma perché?" E poi c'era che dovevo stare un anno via da casa. Peserebbe a chiunque. Quella telefonata a mia moglie [Rachel Weisz, ndr] quando dico: "Ciao, mi sono fatto male, sto andando all'ospedale" non è una gran telefonata da fare. Sentivo di non poterlo fare più.
Ma l'ha fatto. Daniel Craig ha convinto se stesso a tornare sul set di No Time to Die, la cui partenza al boxoffice internazionale, dove ancora Usa e Cina mancano all'appello, ha finora già registrato incassi 121.262.000 di dollari (fonte Boxofficemojo). Ora Daniel si gode davvero la meritata pensione, con un sipario che sta già facendo discutere i fan del personaggio. Chi lo interpreterà in futuro? Leggi anche No Time to Die, Daniel Craig smonta una teoria dei fan
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