giovedì 5 ottobre 2017

120 battiti al minuto

Evviva Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel, Antoine Reinartz, Félix Maritaud, Ariel Borenstein, Théophile Ray! Evviva il cast intero di 120 battements par minute, visi e corpi vibranti, eccessivi, provocatori, sieropositivi. Gli attori sono solo uno degli elementi per cui questo film è potente, invadente, toccante e indimenticabile. Usciti dalla sala si fa una fatica estrema a tornare alla vita comune, a lasciare i personaggi a lottare da soli, a cambiare fuoco dall'azione necessaria di divulgazione dell'epidemia dell'Aids nei primi anni Novanta. Con una recitazione intensa e vera, i giovani attori si immedesimano a tutto tondo nei personaggi (il regista Robin Campillo dichiara che, per una ulteriore verosimiglianza e aderenza ai ruoli, la maggioranza dei protagonisti sono davvero omosessuali), vivono con loro, si amano, soffrono, si battono con loro. E lo spettatore, indossando subito una veste mimetica, si unisce alla compagnia. La regia contribuisce felicemente all'effetto coinvolgimento: se da una parte una voluta astrazione, a tratti straniante, fa virare la messa in scena verso una dimensione onirico-surreale (con le scene che mutano una nell'altra attraverso giochi di luce e di colonna sonora), la dimensione fortemente narrativa della storia, con un classico iter prologo svolgimento epilogo, attanaglia i fatti su un piano di realtà fortemente aderente e oggettivo. Con il coraggio di mostrare tutto, il bello e il brutto, senza censura e senza pietismo, il film assurge questi ragazzi malati, destinati a una vita infernale di cure e dolore se non alla morte, a dei moderni eroi dei nostri tempi, non ripiegati su se stessi e sulla terapia, piuttosto generosi e necessari spadaccini di una ricerca di giustizia, di conoscenza, di accettazione da parte del mondo dei ‘normali'. Le azioni pubbliche di Act Up (gruppo di attivisti per i diritti dei sieropositivi fondato a New York e ricalcato a Parigi) contro le case farmaceutiche che non forniscono i dati dello stato della ricerca medica, nelle scuole, ai comizi politici consistono in interventi non violenti che finiscono in arresti, lanci di palloncini pieni di sangue finto, distribuzione di preservativi, lezioni di educazione sessuale nei licei, nei die-in in migliaia tutti sdraiati per terra in strada come si fosse già morti. La storia d'amore tra Nathan (Arnaud Valois), appena arrivato all'associazione, e Sean (Nahuel Pérez Biscayart), uno dei militanti più radicali del movimento, malato terminale - una sorta di contrappasso per il primo per non aver contratto mai il male e per non aver curato il suo primo amante contaminato - commuove per dignità e sensualità. Il rigore con cui viene rappresentata la sofferenza e l'orgoglio con cui si sceglie di diventare parte attiva nella campagna di prevenzione e di sensibilizzazione all'interno della comunità gay, è meritevole nel suo mettere al centro un capitolo di storia contemporanea raramente narrato al cinema. Il titolo si riferisce ai battiti del cuore al minuto ma indica pure il ritmo della musica house, nata in quel periodo, amata dai frequentatori delle discoteche, quotidiana colonna sonora delle esistenze dei protagonisti. Magnifica reinterpretazione di Jimmy Somerville, cantante dei Bronski Beat, tra i primi personaggi celebri a fare outing di omosessualità e a schierarsi a favore della lotta all'aids, della hit “Smalltown Boy”, che a metà pezzo diventa in versione solo voce: emozionante. Pellicola necessaria, importante, da vedere.

(120 battements par minute); Regia: Robin Campillo; sceneggiatura: Robin Campillo, Philippe Mangeot; fotografia: Jeanne Lapoirie; montaggio: Robin Campillo; musica: Arnaud Rebotini; interpreti: Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel, Antoine Reinartz, Félix Maritaud; produzione: Les films de Pierre, France 3 Cinéma, Page 114; distribuzione: Teodora Film; origine: Francia, 2017; durata: 144'.



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