Les ogres (opera seconda di Léa Fehner) è un film rutilante, rotolante, agglomerante, coinvolgente. Per le due ore in cui la trama si srotola sotto gli occhi dello spettatore, lo spettacolo va liscio, si sgarra, riprende, poi prende fuoco, si inceppa, fa i gargarismi, schizza, esplode, si frattura come un sipario strappato che non può esser lacerato perché non c'è. E tutto questo essere alla luce del sole, o della luna, questa vita comunitaria di artisti di strada, teatranti ambulanti che diventano una famiglia senza esserlo, è la chiave del film (che trasuda autobiografia da ogni frame): il non giudizio della regista (figlia e sorella di tre dei protagonisti del film corale: François Fehner, Marion Bouvarel, Inès Fehner) equivale a una assoluzione matura di crescita personale (che magari passa proprio attraverso la realizzazione dell'oggetto filmico) nei confronti delle proprie origini. E in un contesto folle in cui non esistono radici, né mura intorno a circoscrivere una dimora né nulla di fisso se non le ruote della roulotte, il bello sguardo di regia flirta con la non salubrità di alcune situazioni paradossali (magnificamente ironica la più esplicita: quando Déloyal spiega con disegni illustrati a alcuni bimbi di tre o quattro anni cosa sia la sodomia). Vedere tutto, scoprire tutto, sapere tutto - perché tutto accade sotto gli occhi di tutti da quando si hanno pochi anni - ha i suoi pro e i suoi contro: i bambini rappresentati sembrano allegri, disinvolti, felici, mai turbati dalla prematura autonomia acquisita, dal ritrovarsi in mezzo a risse, ubriacature moleste dei loro genitori, dall'essere educati da tutti e da nessuno, senza un'autorità preposta, senza regole né imposizioni, senza confini reali e mentali, senza istruzione classica istituzionalizzata. Quando Inès, il personaggio della figlia dei capocomici (nella realtà sorella della regista, forse suo alter ego nella finzione), madre single di tre minorenni avuti da chissà quanti padri non più presenti, a un tratto non sopporta più le stranezze esplicite dei genitori - dopo una scena umiliante di riffa in pubblico della madre di mezza età (dispiaciuta dell'avvento nella troupe, a sostituzione di un'acrobata incidentata, di Lola, ex amante spagnola del marito, interpretata da Lola Duenas, attrice almodovariana) offerta al miglior offerente per darle una chance di rendere al compagno pan per pariglia - se ne va, armi e bagagli e figli, madre e padre, François e Marion, la lasciano andare: "Forse è il suo tempo di stare lontana da noi". Nel cast fa bella presenza e bella prova d'attrice Adèle Haenel (Les combattants, La ragazza senza nome), coraggiosa giovane attrice pregna del famigerato Déloyal (Marc Barbé), ultracinquantenne stropicciato da una vita di strada, di antidepressivi, di abusi e segnato da una tragedia personale profonda.
Il film è una gioia per gli occhi, per le orecchie, per i sensi: lo spettacolo è bello, le musiche travolgono, le scene sono emozionanti, melodrammatiche, tragicomiche, imprevedibili: non ci sono forzature di sceneggiatura né di recitazione, piuttosto ci si sente partecipi, testimoni di una vita diversa, raramente vissuta dai più e ancor più raramente rappresentata sul grande schermo.
Il piccolo film, che ha ricevuto premi internazionali (premio del pubblico all'International Film Festival di Rotterdam 2016), e nazionali (il premio del pubblico e il premio Lino Miccichè alla 52. Mostra del Cinema di Pesaro) presenta alcuni rischi distributivi (la libertà del linguaggio, l'eccesso di alcune scene, la durata, ormai inusuale ma che in questo caso scorre senza portare nemmeno un istante l'attenzione all'orologio) che è bello vedere superati (da Cineclub Internazionale Distribuzione) nel tentativo di (ri)educare un pubblico ad un cinema di qualità che racconti davvero qualcosa.
(Les ogres); Regia: Léa Fehner; sceneggiatura: Léa Fehner, Catherine Paillé, Brigitte Sy; fotografia: Julien Poupard; montaggio: Julien Chigot; musica: Philippe Cataix; interpreti: Adèle Haenel, Marc Barbé, François Fehner, Marion Bouvarel, Inès Fehner, Lola Duenas; produzione: BUS films, Philippe Liégeois; distribuzione: Cineclub Internazionale Distribuzione; origine: Francia, 2015; durata: 144'
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