giovedì 22 dicembre 2016

Le stagioni di Louise

Louise en Hiver stimola, dopo la visione, alcune riflessioni come al solito poco lusinghiere per il nostro Paese privato di un'identità estetica e di una radice culturale autoctona dall'imbastardimento televisivo che per vent'anni ha tirato su pargoletti e adolescenti a botte di sit-com americane e cartoni nipponici, prima che tutti finissero di rimbecillirsi con la playstation. Sarà campanilista finché volete, la nostra cugina Francia, eppure è riuscita, grazie a questa sua sorta di protezionismo culturale, a creare un proprio stile riconoscibile, summa (o riassunto) di un universo di sapere estetico, filosofico e morale inconfondibilmente “francese”, necessario per la vendita di un prodotto fortemente connotato geograficamente, così come nel caso di un vino o di un tessuto pregiato. Tutto è molto francese, in Louise en Hiver: la sospesa “poésie” che soffia come una brezza lungo l'intera visione, la riuscitissima metafora della morte (perso l'ultimo treno dell'estate, un'anziana signora è costretta a restare nella sua casa in Normandia e ad affrontare da sola il lungo inverno marittimo), il tratto acquarellato ereditato da una tradizione grafica eccelsa (Folon, Sempé) che nelle sequenze più oniriche si adombra di suggestioni magrittiane o alla Delvaux, le musiche esatonali orchestrate ad arpe, clarinetti e morbidi archi nel ricordo delle armonie di Debussy o Fauré, la sublime voce “ingrossata” (per suonare più anziana) della magistrale Dominique Frot, che fuori campo commenta in prima persona i 75 delicatissimi minuti di durata… Suoni e segni di una lingua che il fanciullo che si appresta ad impararne una deve essere messo in grado di individuare e riconoscere con tutto l'agio per iniziare a formulare pensieri e opinioni e formarsi una personalità tutta sua. Il film del quasi ottantenne Jean-François Laguionie è un efficace manifesto di tutto questo, e da italiani orfani di una scuola di grafici, disegnatori e animatori tra i maggiori del mondo estinta negli anni '80, non possiamo che invidiare un'infanzia che può contare sull'affetto di un nonno capace di trasmettere ai nipotini la propria idea di poesia e di bellezza parlando, senza allogene e inopportune contaminazioni, la stessa lingua.

(Louise en hiver); Regia: Jean-François Laguionie); sceneggiatura: Jean-François Laguionie; fotografia: nome del o dei direttori della fotografia (separati da virgola); montaggio: Kara Blake; musica: Pierre Kellner, Pascal Le Pennec; interpreti: Dominique Frot (voce); produzione: JPL Films, Unité Centrale, Arte France Cinéma, Tchack; origine: Francia/Canada, 2016; durata: 75'



from Close-Up.it - storie della visione http://ift.tt/2hKw63s

Nessun commento:

Posta un commento