giovedì 19 ottobre 2017

La battaglia dei sessi

Avere delle aspettative verso una pellicola dispone in un certo senso male alla visione. Il duo di registi (Jonathan Dayton d Valerie Faris) di Little Miss Sunshine avevano dalla loro questa carta, una aspettativa alta, ahimè disattesa. La storia di La battaglia dei sessi è di per sé avvincente: il 20 settembre del 1973 due tennisti, un uomo e una donna, entrambi campioni, lui Bobby Riggs (interpretato da Steve Carell) tre volte numero uno al mondo ora scommettitore e baro seriale, lei Billie Jean King (interpretata da Emma Stone), vincitrice del titolo mondiale femminile, spavalda sostenitrice di un cambiamento necessario nella disparità di paghe attribuite alle donne rispetto ai colleghi maschi, disputano una partita all'ultimo sangue: un match l'uno contro l'altro all'ultimo colpo davanti a milioni di spettatori, centomila dollari di premio per il vincitore e l'obiettivo della King di raggiungere l'uguaglianza di compenso tra giocatori di sesso maschile e femminile. Una storia vera, un evento mediatico senza precedenti seguito da 90milioni di spettatori al mondo, un business di formato gigante: il film segue le fila delle vite dei due protagonisti fino alla sfida finale. Un viaggio nelle loro esistenze, contemporaneamente loser in un ambito, vincenti in un altro: Bobby Riggs marito fallimentare, padre disastroso, uomo meschino, solo, autodistruttivo senza consapevolezza; Billie Jean King - il cui cognome coniugato al maschile casualmente porta in nuce la natura della sportiva - concentrata sull'obiettivo di vittoria perde la ragione nella scoperta di una se stessa attratta e innamorata delle sue simili piuttosto che di coloro che indossano i pantaloni: la donna incontra per caso una giovane e bella parrucchiera e se ne invaghisce, percependo nelle emozioni l'inizio di qualcosa di nuovo e di grande che non può non ascoltare. La battaglia interiore della King si rispecchia nella sfida ufficiale ingaggiata con il campione in miseria che vuole a tutti i costi riscattarsi. Nei titoli di coda le fotografie dell'epoca raffiguranti i tennisti reali: la mimesi attuata da Carell e Stone è impressionante. Ciò nonostante la veridicità e la potenza delle premesse non trovano riscontro oggettivo nel prodotto filmico finale, che non scarta mai dal percorso segnato, non sorprende, non coinvolge più del previsto. Tutto è svolto alla perfezione, la tensione durante la partita è fervente, le luci sono abbaglianti, i caratteri delineati a dovere, quello che si vede è. Ma non ruggisce, non ferisce il cuore, nessuna scena resta impressa nella retina più di pochi istanti. Questo buon compito svolto da Dayton e Faris, nonostante le potenzialità promesse, non riesce a volare nell'aere dei film indimenticabili. Come una caramella per bambini regala dolcezza misurata, una bocca un po' impastata e il desiderio, dopo, di bere un bicchier d'acqua per cambiare sapore.

(Battle of the Sexes); Regia: Jonathan Dayton, Valerie Faris; sceneggiatura: Simon Beaufoy; fotografia: Linus Sandgren; montaggio: Pamela Martin musica: Nicholas Britell; interpreti: Emma Stone, Steve Carell, Andrea Riseborough, Bill Pullman, Alan Cumming, Sarah Silverman, Elisabeth Shue; produzione: Cloud Eight Films, Decibel Films; distribuzione: 20th Century Fox; origine: Regno Unito, Stati Uniti d'America, 2017; durata: 121'



from Close-Up.it - storie della visione http://ift.tt/2hQm5Qr

Nessun commento:

Posta un commento