Erano tornati a casa, ad Anversa, nelle fiandre belghe. Sono stati avvisati ieri mattina a mezzogiorno di aver vinto un premio, i registi de Le otto montagne, Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Molto tardi, primo indizio di una divisione interna feroce nella giuria di Cannes 75, poi confermata da un verdetto con quasi la metà dei film premiati, e due ex aequo, uno dei quali ha coinvolto proprio il film italiano.
Prima partecipazione in concorso a Cannes, lanciato dalla nomination all'oscar per Alabama Monroe, e prima presenza in palmares per Felix van Groeningen, che questa volta ha diretto a quattro mani insieme alla sua sceneggiatrice, Charlotte Vandermeersch. Premiati per la giuria ex aequo insieme a EO di Skolimowski per Le otto montagne, uno dei due film italiani nella sezione principale, adattamento del bestseller di Paolo Cognetti vincitore del premio Strega, con Luca Marinelli e Alessandro Borghi ottimi protagonisti.
I due sono una coppia anche nella vita, e hanno ricordato come questa’avventura sia servita a riconnettere il loro rapporto in crisi, oltre a rappresentare “un viaggio lungo, complesso” e coronato oggi dal successo a Cannes, come ha detto Charlotte Vandermeersch commentando con alcuni giornalisti italiani la serata elettrizzante di ieri alla Salle Lumière. “Abbiamo scalato una montagna, ma non dico che siamo arrivati in cima, perché vogliamo sempre salire più in alto. È iniziato con un’ottima accoglienza in Italia, prima dai produttori, Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, che hanno accettato di girarlo in italiano e nei luoghi autentici delle alpi. Poi Paolo Cognetti si è aperto con noi, ci siamo preparati andando con un camper per mesi a conoscere la Valle d’Aosta insieme con nostro figlio Rufus. Una troupe molto appassionata, quella con cui abbiamo lavorato, così come gli attori. Dalle passeggiate e le escursioni siamo arrivati all’esplosione di ieri sera. Ho baciato Felix sul palco, istintivamente, era il primo che volevo ringraziare. Dopo sei film girati da solo, mi ha chiesto di scrivere insieme e poi condividere anche la regia di un percorso così intenso. Aveva senso avere due punti di vista, uno maschile e uno femminile. È un amico, un amante e insieme siamo genitori”.
Una corsa per finire il film e presentarlo al festival. “È brutale come esperienza, se arrivano commenti positivi è molto bello, se sono negativi diventa molto brutale. Abbiamo letto solo qualche recensione positiva, concentrandoci su quelle. Sono momenti emozionalmente forti quando sei così coinvolto. Penso sia piaciuto perché ha cuore, come i personaggi, permette un’identificazione da parte del pubblico. Poi racconta un rapporto sinergico con la natura. Certo, è passato il secondo giorno al festival, è stato bello che i giurati lo hanno tenuto in testa per molti giorni fino alla decisione finale. Siamo orgogliosi che siano stati premiati altri due film diretti da belgi, in totale siamo in cinque, di tre generazioni diverse. Siamo un paese diviso fra nord fiammingo e sud francofono. Per anni abbiamo subito con gelosia il successo della Vallonia e dei fratelli Dardenne, da una ventina d’anni anche nelle Fiandre c’è una nouvelle vague. Sono molto orgoglioso di questo risultato, che farà conoscere in giro la produzione del Belgio. Del cinema italiano mi è piaciuto quando uscivo dalla scuola di cinema La meglio gioventù, che fu un ottimo successo da noi. Ho visto poi film recenti che ho amato come Favolacce dei fratelli D’Innocenzo, Non essere cattivo e Martin Eden, il lavoro di Alice Rohrwacher e Jonas Carpignano”.
Una vera riscoperta della natura e del mondo animale, l'invito di Le otto montagne. Un viaggio collettivo con al centro i due grandi amici e protagonisti, Marinelli e Borghi. Come hanno detto i registi, “sono stati i primi che abbiamo chiamato da Cannes ci hanno detto di tornare ieri mattina, quando avevamo perso le speranze di aver vinto qualcosa. Sono tutti molto contenti, li abbiamo poi sentiti dopo la cerimonia in video chiamata, anche con Paolo Cognetti”.
Ecco poi la loro ricetta per un cinema che cerchi di superare la crisi dovuta alla pandemia, da una parte, e dalla concorrenza spietata delle piattaforme, dall’altra. “La sala è sempre incredibile, la condizione migliore in cui vedere un film, specie in un festival come Cannes. Bisogna guardare avanti, senza aspettare, l’esperienza condivisa è la vera magia del cinema. Se penso a quando ero giovane, per mesi aspettavamo l’uscita di alcuni film e magari non riuscivamo a entrare il primo giorno perché era tutto pieno. È qualcosa che ora manca, con Netflix che ha ucciso questa esperienza. Anche io ne sono responsabile, ho trovato qualche volta più comodo vedere qualcosa a casa invece di andare al cinema. Dobbiamo sperimentare, mantenere la speranza e non farci prendere dal panico. Non svanirà mai l’emozione di vedere su uno schermo più grande con altre persone. Dobbiamo partire magari dal realizzare produzioni con i mezzi necessari, come in questo caso, lavorando duramente perché è necessario farlo. In alta montagna, girando nelle quattro stagioni. Per risalire pensiamo a produzioni europee importanti come Le otto montagne".