giovedì 2 aprile 2020

The Captive: le torbide storie vere alla base del film thriller con Ryan Reynolds

Con The Captive - Scomparsa, il regista Atom Egoyan torna ai gelidi inverni canadesi per narrare una vicenda cupa e ambigua.

The Captive è il terzultimo film di Atom Egoyan, regista dell'immenso e tristissimo Il dolce domani, di Exotica e di Remember, con Christopher Plummer e Martin Landau. Presentato in concorso al Festival di Cannes del 2014, riporta l'autore canadese a scenari gelidi e impervi. E’ ambientata infatti durante un inverno pieno di neve la dolorosa e tesa vicenda di un padre che ancora cerca la figlia, probabilmente rapita, a otto anni dalla sua scomparsa. Sulla scena ci sono anche la madre della bambina e due detective. Come spesso fa, Egoyan sceglie una narrazione non lineare, andando avanti e indietro nel tempo, e racconta personaggi che devono fare i conti con una perdita o un lutto, individui dotati di grande resilienza che lottano con forza e determinazione. Atom gioca anche con l'ambiguità e non dà allo spettatore tutte le risposte che vorrebbe.
The Captive ha un cast stellare che comprende Ryan Reynolds, Scott Speedman, Rosario Dawson, Kevin Durand, Bruce Greenwood, Mireille Enos e perfino Aaron Paul. A ispirare il film sono state due storie vere: torbide, drammatiche, agghiaccianti.

The Captive: i tragici fatti alla base del film

Ci sono dunque due storie vere distinte che sono finite in The Captive, entrambe hanno avuto come scenario il Canada. La prima è legata alla città di Atom Egoyan, Victoria, dove un bambino venne rapito qualche anno prima del film. Il piccolo era al parco con i genitori e, non appena questi si voltarono per un attimo, probabilmente pensando ad altro, fu preso e portato via, senza essere mai più stato ritrovato. Il parco era uno dei luoghi abitualmente frequentati dal regista, che ha visto invecchiare, mese dopo mese, i manifesti con la foto del bambino e la scritta "missing".

L'altro fatto realmente accaduto che ha spinto Atom Egoyan a scrivere la sceneggiatura di The Captive è un'oscura vicenda che si è svolta a Cornwall, in Ontario, negli anni '90 del secolo scorso, e che ha a che fare con un vero e proprio gruppo di pedofili (pedophile ring, lo chiamavano). Tutto cominciò nel 1992, quando un poliziotto di nome Perry Dunlop scoprì che la chiesa cattolica locale aveva risarcito con 32.000 dollari la famiglia di un bambino che aveva raccontato di aver subito violenza sessuale dal prete per cui faceva il chierichetto. Non c'erano prove necessarie a incastrare il religioso, che, guarda un po’, era il prete di famiglia di Dunlop. L'agente, che era un fervente cattolico, non poteva tollerare che il misfatto si ripetesse, così si mise a investigare insieme alla moglie e pian piano spuntarono altre vittime, non solo dell'uomo di chiesa su cui era stato chiuso un occhio, ma anche di altri preti, autorità locali, un giudice e perfino l'avvocato che aveva difeso il primo colpevole. Nel 1997, la Polizia Provinciale dell'Ontario riprese in mano il caso, che era arrivato a un punto morto ma che aveva comunque screditato la polizia di Cornwall. Dopo attente indagini, vennero individuati 14 colpevoli. Nessuno finì in prigione nell'immediato, perché alcuni supposti pedofili erano morti, un altro era incapace di intendere e di volere e per qualcun altro ancora non c'erano abbastanza prove per una condanna. Tempo dopo venne fuori che Dunlop, motivato dal suo odio per il primo sacerdote pedofilo, aveva convinto diverse persone a giurare il falso. Non sappiamo come siano andate veramente le cose, ma Dunlop fu giudicato un pazzo delirante. Comunque, a Cornwall, qualche genitore si guarda ancora intorno con aria circospetta, altri non si sentono mai tranquilli quando devono portare i propri bambini al catechismo.

The Captive: perché l'inverno? Perché la neve?

Come ne Il dolce domani, accanto ai protagonisti in carne ed ossa c'è un personaggio non animato che si ritaglia un ruolo fondamentale: l'inverno, che poi è un inverno gelido e imbiancato dalla neve. Egoyan ha scelto questa stagione, che nel suo Canada è rigidissima, perché le cose che la neve copre (case, alberi, macchine) sono la metafora della verità dei fatti, che in The Captive viene tenuta sepolta. Ancora, la neve è bianca come un canovaccio immacolato, come un foglio da cui sono state cancellate lettere e frasi, e spetta al personaggio di Reynolds (Matthew Lane) scrivere ciò che realmente è accaduto. Di bianco, in The Captive, ci sono anche le cascate del Niagara, che sono forse l'attrazione più nota del Nordamerica. Siccome nel film fa freddo, sono ghiacciate e quindi inaccessibili, proprio come come la scomparsa della piccola Cassandra, che ancora tormenta i suoi genitori e confonde i detective di turno. Quanto a Matthew, non è né bianco né nero. E difatti lo spettatore apprezza il suo sforzo, ma lo biasima per la sua disattenzione, e a un certo punto comincia perfino a sospettare di lui. Se però in qualche modo continua a stare dalla sua parte, è perché a interpretarlo è stato chiamato un attore con la faccia da buono. Egoyan laveva amato moltissimo Ryan Reynolds n Buried, e lo ha voluto ad ogni costo in The Captive.



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