Giovedì 17 maggio a Roma, presso RED Feltrinelli di via Tomacelli 22, doppio appuntamento nel segno del cinema e della memoria.
Alle 19:00, proiezione del documentario di Elio Sofia L'ultimo metro di pellicola, vincitore del Premio Cariddi come miglior documentario al Taormina Film Fest 2015 e finalista ai Nastri d'Argento 2016 nella sezione dei documentari.
A seguire, presentazione del libro di Leopoldo Santovincenzo La balena di piazza Savoia. L'immaginario che avevamo in dote, edito da Exorma nel 2017 nella collana Scritti Traversi.
L'incontro-dibattito tra i due autori, a cui interverranno anche…, parte da significativi punti di contatto tra le rispettive opere: il racconto dell'esperienza collettiva della sala cinematografica nei decenni che precedono le rivoluzioni mediatiche della tv commerciale, dell'home video e del digitale; l'immaginario condiviso costruito da quest'esperienza; e ancora, il crepuscolare punto di vista della città di provincia – Catania nel primo caso, Campobasso nel secondo – e una forma sostanzialmente “ibrida”, in cui il contenuto documentaristico e saggistico si intreccia inscindibilmente con la memoria, tanto trasmessa quanto personale.
Giovane cineasta talentuosamente autodidatta, nel suo documentario Sofia racconta il passaggio dalla pellicola cinematografica alla proiezione in digitale dalla prospettiva delle sale cinematografiche siciliane e, in particolare, dal microcosmo di via De Felice, a Catania, in un passato ormai remoto centro pulsante di case di produzioni locali, magazzini di distribuzione regionale e sale cinematografiche. Le testimonianze di proiezionisti e operatori del settore si alternano agli interventi teorici di Daniele Ciprì e alle rievocazioni di Leo Gullotta. Special guest la “musa” Tea Falco.
Autore e programmatore televisivo, regista e saggista, Santovincenzo racconta nel suo libro due decenni d'immaginario cinematografico partendo da un frammentario ricordo d'infanzia: una gigantesca balena imbalsamata e portata in giro per le piazze all'inizio degli anni settanta. Un “fenomeno da baraccone”, a lungo sepolto nella memoria, inseguito dall'autore come una fantastica Moby Dick attraverso documenti e giornali dell'epoca; ma, soprattutto, la metafora del ventre buio della sala cinematografica, la testimonianza di un immaginario epico, romanzesco e presto destinato a scomparire.
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