Figlio del compositore Manuel De Sica e della produttrice Tilde Corsi, nonché nipote dell'illustre Vittorio De Sica, Andrea de Sica non poteva non sentire il richiamo del cinema, che aveva in mente per lui un percorso nuovo, originale e personalissimo. La sua folgorante opera prima I figli della notte lo ha liberato dalla costrittiva e scomoda etichetta di figlio d'arte, e la serie tv Baby ha consacrato la sua popolarità, facendone un cantore dei turbamenti adolescenziali. Il suo secondo film da regista, Non mi uccidere, arriverà su NOW il 27 ottobre, pronto a trascinare lo spettatore in una contemporaneità dove i vivi coesistono con i morti, dove la notte prevale sul giorno e la felicità è un baluardo irraggiungibile. I protagonisti del film sono Alice Pagani e Rocco Fasano, affiancati, in ruoli minori ma non meno ben scritti, da Anita Caprioli, Fabrizio Ferracane, Giacomo Ferrara, Sergio Albelli e Silvia Calderoni.
Non mi uccidere - la trama del film
Non mi uccidere è tratto dall’omonimo romanzo di Chiara Palazzolo, trasformato in una sceneggiatura da Gianni Romoli e dal collettivo GRAMS. Il film racconta la storia di Mirta, una ragazza di buona famiglia e che non ha ancora conosciuto l'amore e che un giorno si imbatte in un ragazzo bello, tenebroso, malinconico e persuasivo di nome Robin. Fra i due scoppia una passione totalizzante, ma Robin fa uso di droga e, con una dose eccessiva, uccide se stesso e anche Mirta. Invece di riposare in pace, la ragazza si risveglia nel cimitero e scopre di essere diventata una vampira, e di avere alle calcagna un gruppo di uomini misteriosi e minacciosi. Inizia così per lei una lotta per la sopravvivenza, durante la quale non smetterà mai di cercare Robin.
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Andrea De Sica e i generi
Chi fa cinema di genere, e chi lo ama, tende sempre a non classificare una storia come solamente un thriller, un poliziesco, un noir, un action e così via. Guai, dunque a catalogare rapidamente Non mi uccidere fra i racconti soprannaturali o gli horror. Andrea De Sica preferisce di gran lunga che il suo film venga considerato come un miscuglio di generi, di linguaggi, di suggestioni. Certo, siamo molto nel territorio dell'horror, ma un horror, per dirla con lo stesso De Sica, "imbastardito". Ad Andrea stava a cuore evitare trappole e cliché della tipologia, a cominciare dalla location singola, dall'ambientazione claustrofobica (la casa o la stanza in cui i personaggi si confinano sperando di evitare la minaccia che arriva dall'esterno). In barba all'autorialità italiana, che predilige il realismo e spesso si serve del dialetto, il regista ha trasformato la protagonista nel "mostro" e ha curato nel dettaglio le sequenze action, scegliendo di mostrare la violenza senza però doverla spettacolarizzare, anche se il film ha una componente pop. In un certo senso, allora, potremmo considerare Non mi uccidere una favola nera, ambigua al punto giusto e in cui emerge una fascinazione per il male. Il fil rouge, in ogni modo, è la paura: quella provata dalla protagonista Mirta e quella del pubblico, che di fronte a un paio di scene particolarmente crude, chiuderà senz'altro gli occhi. Infine, Non mi uccidere è da ritenersi una storia d'amore "con dei contorni più sfumati del solito" e un romanzo di formazione. Mirta è una teen-ager che impara una durissima lezione e di conseguenza cresce, matura e realizza di avere di fronte un avvenire tutt'altro che semplice.
Non mi uccidere: fra adolescenza e #MeToo
Non mi uccidere potrebbe essere considerato il capitolo conclusivo (ma non è detto che la saga non continui) di un'ideale trilogia sull'adolescenza, cominciata con I figli della notte e proseguita con le tre stagioni di Baby. E del resto, Andrea De Sica ha più volte spiegato che desidera sentirsi un adolescente il più a lungo possibile: "Sono pressoché all'inizio della mia carriera e spero in un lungo percorso, composto da un film già più maturo - che è questo - prima di fare un 'film per gli adulti’', destinato soprattutto a loro". Dell'adolescenza qui ci sono le incertezze e le insicurezze, e Mirta è un mostro perché a tanti ragazzi e ragazze è capitato di sentirsi dei mostri, degli alieni, degli stranieri in patria. In questo senso la protagonista cresce nel momento in cui, per essere accettata, deve iniziare a sbranare carne umana. Quanto al regista, è stato un adolescente punk, non allineato e ribelle.
Per De Sica, il personaggio principale doveva assolutamente essere di sesso femminile, e siccome la vicenda si svolge nella contemporaneità, è naturale pensare al ruolo della donna rivendicato dal movimento #MeToo. Non mi uccidere è dunque un film femminista? In parte sì. Nelle sue regie Andrea ha sempre prestato attenzione particolare alle donne, e lo dimostra la complessità delle due protagoniste di Baby (Alice Pagani e Benedetta Porcaroli). Mirta capisce di dover accettare le proprie fragilità e che per sopravvivere nel nostro mondo c'è bisogno di uno sforzo in più, visto che non è un uomo. Il suo è un cammino verso la conquista di un'identità e di una buona autoconsapevolezza, come ha spiegato Alice Pagani, che ha detto: "La donna che emerge nel film non ha vergogna di provare paura e di diventare carnefice per difendersi; inizia delineandosi come una vittima ma poi rifiuta quel ruolo, vuole diventare carnefice e proteggersi. È una donna che accetta e comprende le sue fragilità e le difende, senza farsi schiacciare e sopraffare dall’ambiente esterno". A regista e attrice piaceva insomma l'idea di mettere in evidenza la rivincita femminile e il concetto di sorellanza, perché c'è quasi sempre grande solidarietà fra le donne, che tentano di ribellarsi a un mondo che cerca di sopraffarle e sottometterle.
Riferimenti e influenze
Guardando Non mi uccidere, soprattutto la parte iniziale, in cui Mirta e Robin sono ancora vivi, non si può non pensare a Twilight. A rinforzare il paragone con il primo capitolo della saga dai libri di Stephenie Meyer sono la somiglianza fra Rocco Fasano e Robert Pattinson, la malinconia che avvolge il film e l'elemento vampiresco. Andrea De Sica ci tiene però a precisare che i suoi riferimenti erano altri. E comunque, almeno per lui, in comune con Twilight forse c'è solo la premessa del film, perché si parte dalla love-story e dal melò. Poi però e arrivano la violenza e la brutalità, e il "discorso" sulle donne e sull'adolescenza. Last but not least il romanzo della Palazzolo è antecedente al primo libro della Meyer e molto più complesso, filosofico in un certo senso, anzi wittgensteiniano. Tornando alle fonti di ispirazione, Andrea ha pensato a David Lynch e alla sua Laura Palmer e a Nikita di Luc Besson. Infine, il film è un omaggio ai Nirvana, perché nel libro si legge che Mirta è affascinata da Robin per la sua somiglianza con Kurt Cobain. De Sica ha parlato anche de Il tempo delle mele e Dracula quando ha spiegato come evolve il rapporto di Mirta con il sesso. Al principio la ragazza è acqua e sapone e un po’ passiva, dopodiché diventa dominante e rapace.
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Alice Pagani è Mirta
Classe 1988, Alice Pagani è nata ad Ascoli Piceno, a 13 anni ha compiuto i primi passi nel mondo della moda, ha frequentato il liceo artistico e a 17 anni si è trasferita a Roma, dove ha seguito diversi corsi di recitazione. Oltre ad aver impersonato, per Andrea De Sica, la Ludovica Storti di Baby, è apparsa in Loro e Loro 2 di Paolo Sorrentino, ha avuto un piccolo ruolo in Ricordi?, è stata fra gli interpreti de La rosa velenosa e ha prestato la voce a un personaggio di Croods 2. Andrea De Sica ha cominciato a parlare all'attrice di Mirta e di Non mi uccidere durante la prima stagione di Baby, convinto che si sarebbe rivelata la scelta migliore. Così le ha fatto fare un provino per capire se fosse adatta a un personaggio diverso dalla squillo minorenne dei Parioli. Il risultato è stato straordinario e in quel momento Alice è diventata Mirta.
All'epoca la Pagani non avrebbe mai immaginato che essere Mirta le avrebbe richiesto fatica, sforzo e tanta tanta passione per il proprio mestiere. Innanzitutto la brunetta dagli occhi azzurri ha dovuto usare lenti a contatto nerissime che seccano gli occhi soprattutto nelle scene più complicate del film. Poi è stata costretta ad azzannare pezzi di roast beef (che simulavano la carne umana), e l'esperienza è stata talmente traumatica che Alice adesso è vegetariana. Altra tortura era avere il sangue addosso per dieci ore di seguito. Inoltre l’attrice "è rimasta tumulata dentro una bara in mezzo ai morti veri per mezz’ora, al buio, sola con una radiolina". Di lei il regista ha detto: "La storia di Mirta coincide con la storia di Alice Pagani, che si è messa sulle spalle un monolite spaventoso che avrebbe potuto schiacciarla e che non era sicura di poter sostenere. Ci ha messo quattro mesi per riprendersi dal film, è stata massacrata in qualsiasi modo, ma è stata anche un samurai perché non ha mai mollato". Alice parla in questi termini del personaggio di Mirta: "Il mio personaggio parte con fragilità e dolcezza, avvolta da quel senso di protezione che le offre la sfera familiare. Ma è attraverso l'amore di Robin che scopre l'esistenza sia dell'amore che della morte, e questa consapevolezza la rende più forte".
Appuntamento dunque su NOW, a partire dal 27 ottobre, con Non mi uccidere, terzo film da regista di Andrea De Sica che Alice Pagani regge benissimo sulle spalle.
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