martedì 24 settembre 2019

Legion (Stagione 3) - Teste di Serie

«Io sono Dio. Io sono Legion!»
(David)

Rinunciare a se stessi

Crescere e assumersi le proprie responsabilità. Anche quando la propria infanzia è stata disintegrata dalla fasulla consapevolezza di essere afflitti da una terrificante condizione di follia e instabilità mentale, anche quando tutto sembra cadere più a fondo di quanto non si riesca a immaginare, scoprendo che quella infernale parentesi di vita sofferta è tutta farina del sacco di un potentissimo e malvagio mutante millenario, insinuatosi come un cancro incurabile dentro la propria testa. Crescere e assumersi le proprie responsabilità non è mai cosa semplice. Soprattutto in situazioni come queste. Soprattutto se si è un mutante dai poteri pressoché illimitati, non del tutto stabile e accompagnato da una legione di personalità in conflitto.

Insomma, Legion non è la solita solfa per ragazzini, proprio no. Non lo è mai stata da tre stagioni a questa parte e figurarsi se Noah Hawley non fosse stato in grado di architettare il giusto compimento di quello che è il suo capolavoro televisivo – già con Fargo (II - III) si erano toccate vette altissime, soprattutto in fase di scrittura -, nonché uno dei massimi picchi della serialità degli ultimi anni.

Legion si conferma serie (quasi) di nicchia, marchingegno cerebrale, dotato di un'anima calda e pulsante: David (Dan Stevens), isolatosi a guru psichico di una sorta di family perennemente sotto acidi mentali, deve fronteggiare il ritorno dell'agenzia capitanata da Sidney (Rachel Keller) e Amahl Farouk (Navid Negahban, magnetico e luciferino), intenzionata a metter freno alle intenzioni del mutante, per impedire la predetta fine del mondo; entrato in contatto con una giovane in grado di manipolare il tempo, David è intenzionato a tornare nel passato per impedire alla propria esistenza di andare in malora, così come ci è stata raccontata fin'ora.

Hawley non tradisce se stesso, né la propria creatura, destreggiandosi in equilibrio mai precario su un registro quasi schizofrenico, installato in una messa in scena tanto spaesante, quanto accattivante. Il punto di forza di Legion è ed è sempre stata l'imprevedibilità con la quale il suo showrunner tesse i fili di ogni episodio, arazzi raffiguranti schemi e linguaggi visivi ogni volta ancor più edulcorati da un'esigenza di voler rendere diegetico lo stato mentale dei suoi protagonisti, soprattutto quello di David; proprio da tale impulso, dalla diamantina volontà di giocare in maniera sregolata, Legion rinnova il proprio impianto di prodotto seriale – e quindi costante, continuo – nel tentativo più che riuscito di non dare punti di riferimento allo spettatore, ormai abituato a mettersi in gioco, armato di un livello di concentrazione altissimo, indotto da Hawley a un processo cognitivo di immedesimazione e interpretazione mai superficiale, ma sempre funzionale alla messa in scena degli eventi.

Ma Legion non è – e non è mai stata – un'operazione da ridurre a complesso esercizio di stile. La serie targata FX è un dolceamaro romanzo di formazione, nel quale la figura di David domina incontrastata lungo l'intero sviluppo della narrazione: le sue aspettative, i dolori, i tentativi – per lo più vani – di ricondurre la sua travagliata esistenza verso una parvenza di normalità, mettono a dura prova il figlio di Xavier che, proprio in quest'ultima stagione, spinge se stesso oltre ogni limite di sopportazione, isolandosi da coloro che fino a poco tempo prima considerava suoi amici o alleati, per poi accettare un cambiamento che quasi sfocia nell'esistenzialismo ma, altresì, coincide con una maturazione individuale che ci lascia intendere quanto la scrittura di Hawley sia elemento ben strutturato e autentico “spirito guida” dell'intera serie.

La rinuncia alla violenza contro il Farouk del passato, la comprensione di una porzione di storia famigliare, seppur dolorosa da accettare e superare e, di conseguenza, il rigetto all'azione mediante l'uso di un immenso potere distruttivo, trasformano il personaggio di David Haller in un eroe a tutti gli effetti e Legion in una serie-ode al perdono e alla volontà di respingere il male - interiore -, attraverso il sacrificio e la rinuncia – quella di Syd per David, amore della sua vita -, nel nome di un bene superiore – la salvezza del mondo intero.

Forse destinata a restare un prodotto di nicchia per la complessità di una messa in scena mai banale o schematica, Legion è un'opera magica e in grado di trattare individui sovrumani al meglio delle loro potenzialità e caratteristiche umane e, per questo, fallaci. Raramente la televisione ha accolto una creatura tanto splendente di luce oscura; raramente la televisione ha potuto giovare di un abile mago del calibro di Noah Hawley.

(Legion); genere: fantascienza, drammatico, horror; showrunner: Noah Hawley; stagioni: 3 (conclusa); episodi terza stagione: 8; interpreti: Dan Stevens, Rachel Keller, Aubrey Plaza, Bill Irwin, Navid Negahban, Jemaine Clement, Hamish Linklater, Stephanie Corneliussen, Lauren Tsai, Harry Lloyd; produzione: Marvel Television, FX Productions, 26 Keys Productions; network: FX (U.S.A., 24 giugno-12 agosto 2019), FOX (Italia, 3 luglio-21 agosto 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 45-60' per episodio; episodio cult terza stagione: 3x03 - Chapter 22 (3x03 - Le origini del male)



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