mercoledì 19 dicembre 2018

Arriva (di notte) la Befana di Paola Cortellesi: "Un nuovo classico per ragazzi, per alimentare i loro sogni"


Superare l'insulto sessista ‘sei una befana’. Era questo l'obiettivo del film: pensiamo di esserci riusciti, e per noi è una cosa importante.”
Scherza, ma non troppo Paola Cortellesi, protagonista (non assoluta, perché al suo fianco, oltre a Stefano Fresi, ci sono sei ragazzini le cui vicende sono forse le più importanti) di La Befana vien di notte, il film che il soggettista e sceneggiatore Nicola Guaglianone, quello che da Lo chiamavano Jeeg Robot viene considerato una sorta di Re Mida dei copioni, è “un cinecarbone, il film che racconta il primo supereroe della nostra infanzia, la Befana, e quindi la tradizione italiana, contaminandola col cinema per ragazzi americano degli anni Ottanta, dai Goonies ai Gremlins.”
Non scherza più di tanto perché il tema del sessismo, sebbene molto sottotraccia, è presente in La Befana vien di notte, con tanto di battuta polemica (voluta dalla stessa Cortellesi) contro Babbo Natale, che non si capisce perché debba essere tanto più popolare e perfino testimonial di una nota bibita, mentre alla Befana non viene offerta “nemmeno la pubblicità dei lassativi.”

Diretto da Michele Soavi, che torna al cinema a dieci anni dalla sua ultima regia, quella di Il sangue dei vinti, La Befana vien di notte racconta di Paola, una maestra elementare del Trentino che, da oltre cinque secoli, ogni notte si tramuta nella Befana e prepara tutto per la fatidica notte del 6 gennaio. Quando viene rapita da un misterioso giocattolaio che è “un villain da fumetto un po’ cattivo di Bond, un po’ Willy Wonka e un po’ Stregatto,” come dice Fresi, sei dei suoi alunni si daranno da fare per salvarla, con l’aiuto di un intrepido fidanzato.

“Quello che interpreto è quindi un doppio ruolo,” commenta Paola Cortellesi. “Perché non è solo la Befana, ma anche una donna che da cinquecento e passa anni deve educare i bambini, contribuendo alla formazione del loro carattere. E,” è lei stessa a dirlo, “sono questi sei ragazzi a essere al centro della storia e del racconto principale del film, di una vicenda che parla della crescita e del saper convivere. La lezione che io cerco di impartirgli, come maestra e come Befana, è che da soli non si combina granché, ma che in squadra, invece, si vince.”
“I ragazzi sono al centro del racconto,” conferma Guaglianone. “Volevo che nel film ricevessero una vera 'epifania, che è quella che permette loro di superare le piccole paure e le vulnerabilità della loro età.”

Per questi ragazzi, che si chiamano Diego Delpiano, Odette Adado, Jasper Gonzales Cabal, Robert Ganea, Cloe Romagnoli e Francesco Mura, e che sono un perfetto spaccato dell’Italia multiculturale, parlano tutti con sincero entusiasmo, lodandone la professionalità, come ha fatto la Cortellesi, e l’impegno e la dedizione dimostrata su un set difficile, “perché si è girato spesso e volentieri al freddo e sotto la neve,” dice Michele Soavi, uno che i primi passi nel mondo del cinema li ha mossi nel mondo dell’horror, dirigendo film come La chiesa, La setta e Dellamorte Dellamore.
“Qualcuno ha detto a Andrea Occhipinti che solo Soavi poteva fare un film come questo, racconta il regista, “e lui mi ha chiamato. Sono felice di averlo fatto: il cinema di genere è la mia passione, e anche questo, anche se non horror, è cinema di genere. In Italia eravamo maestri, poi abbiamo smesso di farlo: ma sarebbe bello che questo film desse il suo contributo alla rinascita del genere nel cinema italiano.”

Il sogno della Befana Paola Cortellesi, che non teme la concorrenza di Mary Poppins (anche perché, dice Stefano Fresi, “al contrario della Befana, lei non esiste”), è se possibile ancora più ambizioso: “Si fanno troppi pochi film per bambini in Italia, e io spero davvero questo possa diventare un nuovo classico per l’infanzia. Il motivo più importante per cui abbiamo fatto La Befana vien di notte è perché possa alimentare i sogni dei bambini.”



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