Un film durissimo e struggente, che non lascia fiato, che non lascia tempo di respirare, che non lascia il tempo di provare un'emozione diversa da quella che sta accadendo sullo schermo. Senza sbavature né concessioni, rigoroso e rispettoso del dolore tenuto teso costantemente come una corda di violino. Contemporaneamente una narrazione sociale e comune, le nostre battaglie, è una narrazione personale privata, con un padre che si trova ad affrontare da solo due figli e un lavoro in fabbrica: na bambina di sei sette anni, Rose, Elliot, il maschio che ne compie nove alla fine del film, la sorella, la madre tutti contribuiscono ad una quotidianità di assenza, di accettazione della realtà, di fare finta di niente quando è impossibile, quando una madre se ne andata di casa senza una spiegazione lasciando soli due figli e un marito. L'intimità con cui viene mostrato il coraggio, la forza, la tenacia con cui si vivono i problemi quotidiani, i problemi degli operai a cui viene rimosso il lavoro e che si riducono a tagliarsi le vene, la durezza degli straordinari, il freddo supplito dai piani alti da un cappello di babbo Natale, e poi la difficoltà privata di non cucinare ogni giorno un pasto per chi ha fame, cene e pranzi a base di cereali (un figlio chiede: Ma non sono per fare la colazione?), comprare dei vestiti nuovi all'usato e esaltarne il valore contro il conformismo ossessivo capitalistico del possesso, l'usanza passata da generazioni di padre in figlio di non parlare, di non esprimere le emozioni, le difficoltà, l'assenza della madre che è la linea continua che porta avanti la trama del film. Romain Duris si conferma attore straordinario anche in prove molto diverse dal suo percorso, la sorella Betty, interpretata da Laetitia Dosch, l'attrice in questo momento più in voga in Francia, in un ruolo di bella e selvaggia che può prendere le veci temporaneamente di una figura femminile materna, i due bambini straordinariamente naturali, sempre. Finale esaltante. Il regista, Guillaume Senez, di Keeper (storia un adolescente che tiene il figlio), 2015, mantiene solida la postazione di regista da tenere sott'occhio
(Nos batailles); Regia: Guillaume Senez; sceneggiatura: Guillaume Senez, Raphaëlle Desplechin; fotografia: Elin Kirschfink; montaggio: Julie Brenta; interpreti: Romain Duris, Basile Grunberger, Lena Girardvoss, Lucie Bebay, Laetitia Dosch; produzione: Philippe Logie, Philippe Martin, David Thion; distribuzione: Parthénos; origine: Belgio, Francia, 2018; durata: 98'
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