giovedì 20 maggio 2021

Roberto Baggio presenta Il Divin Codino: "combattere quando mi avvicino a quel che desidero è il mio karma"

Tutto gira attorno a quel rigore maledetto. Quello sbagliato da Roberto Baggio nel '94, ai Mondiali americani, sparato alto sopra la traversa. Quel rigore che, dice proprio Baggio, "non verrà mai archiviato: me lo porterò dentro per sempre, anche perché vincere il mondiale era il sogno della mia vita calcistica." E dire che Baggio un rigore troppo alto, ci raccontano alla conferenza stampa di presentazione di Il Divin Codino, che debutterà in streaming su Netflix il 26 maggio, non l'aveva tirato mai. Nemmeno in allenamento.

Roberto Baggio e la gratitudine nei confronti del padre

Tutto gira attorno a quel rigore, e quindi al sogno infranto del Mondiale, e a una promessa che il piccolo Roberto avrebbe fatto al padre da bambino, quello di vincere con la maglia dell'Italia. E quindi, tutto gira attorno al rapporto che c'era tra Roberto e il padre Florindo.
"A volte non capiamo la voglia che hanno i nostri genitori di aiutarci, e i modi che usano, e magari ci sembrano dei nemici, ma con il tempo questi nodi si vanno  a sciogliere," dice Baggio. "La speranza è che questo film aiuti molti giovani a capirlo. Il rapporto con mio padre, che non è stato sempre facile, è stato per me la base per imparare a non arrendermi mai, e io per questo provo una grande gratitudine."
Quindi, Il Divin Codino racconta di quel rigore e del rapporto tra Roberto e Florindo, ma anche gli infortuni, e le delusioni, e il legame con la moglie Andreina, e con i figli. Quel che che non racconta è tanta parte della carriera del calciatore, per lo sgomento di molti, ma non di tutti. Mancano la Juve, l'Inter, il Milan, il Bologna. "Capitoli importanti," dice Baggio, "squadre e tifoserie alle quali devo dire grazie per tutto quello che ho ricevuto".
Capitoli però importanti per il calciatore, meno per il film.

Il Divin Codino: il trailer del film

La vita di Baggio: una continua rincorsa

"Quando fai un racconto il primo errore che puoi fare è quello di voler dire tutto," osserva Stefano Sardo, sceneggiatore del film. "E raccontare il calcio nella sua interezza avrebbe voluto dire anche raccontare quel che il pubblico sapeva già di Robi." "Abbiamo scelto il tema della battaglia tra l'eroe e il suo destino, e tre momenti della sua vita che sono sineddoche di tutto," aggiunge l'altra sceneggiatrice, Ludovica Rampoldi. "Roberto non ottiene sempre quel che vuole, ma arriva al suo destino ultimo: quello di essere il calciatore italiano più amato di sempre."
L'impressione è che il disegno di Rampoldi e Sardo sia stato quello di mostrare un calciatore in qualche modo paradossalmente perdente, o comunque sfortunato (il grave infortunio appena arrivato alla Fiorentina, quel rigore, la mancata convocazione al Mondiale di Giappone e Corea a dispetto delle promesse del Trap), ma che è invece, alla fine, un vincente nella vita, con i suoi cari, e nel cuore della gente. "La vita di Baggio è una continua rincorsa, un continuo sacrificio: la sua è la storia di uno che paga un prezzo altissimo per onorare il dono del suo straordinario talento," dice Sardo.

"Ma figurati a chi interessa la mia storia"

C'entra il buddismo, ovviamente, che nel Divin Codino ha un ruolo molto importante. "Quando mi avvicinavo al risultato, la fase finale del percorso diventava difficile," ricorda Baggio. "È il mio karma: mi ritrovo a dover combattere quando mi avvicino a quel che desidero. Un tempo questo mi pesava molto ma ora lo affronto con serenità, e la pratica del buddismo mi ha aiutato. Quello che dai nel tragitto per arrivare a un obiettivo," dice l'ex calciatore, "è la cosa davvero importante."
In tempi in cui essere vincenti pare l'unico traguardo, e lavorare per ottenere qualcosa appare quasi un fastidio, quelli di Baggio e del Divin Codino sono messaggi esemplari. È d'accordo anche Vittorio Petrone, storico manager di Baggio: "Questo film insegna ai giovani che senza sacrificio, determinazione e coraggio non si va da nessuna parte. Che il nostro futuro lo possiamo costruire solo così: è stato con questo messaggio che ho convinto Roberto a permettere la realizzazione del film."
Già, perché Baggio, che è sempre stato schivo e riservato, lontano dai riflettori già da quando era uno dei giocatori più amati di tutto il mondo, all'inizio era titubante. "Mi dicevo 'ma figurati a chi interessa la mia storia', provavo vergogna all'idea di raccontarla. Ma ora che ho visto il risultato, e che ho vissuto quel che ho vissuto fino a oggi, ho capito che ne valeva la pena. Per me è stata una grandissima esperienza, e io e mia moglie abbiamo cercato di dare il miglior supporto possibile al film raccontando in maniera semplice quella che è stata la nostra vita."

Baggio, i tifosi e gli allenatori

Baggio non commenta il calcio odierno né i suoi protagonisti, non parla di suoi possibili eredi perché "è antipatico fare dei paragoni". Racconta di come quel codino con le perline sia nato quasi per gioco, "perché feci i complimenti a  cameriera dell'albergo per le sue bellissime treccine, e dopo due ore lei era lì che le faceva a me", e che darebbe qualsiasi cosa per tornare a giocare, "ma le ginocchia non mi seguono." Di quella sciarpa della Viola raccolta al momento del cambio durante Fiorentina-Juventus, prima partita la lui giocata a Firenze dopo il trasferimento, "era un atto di gratitudine nei confronti della gente di Firenze, un modo di dire grazie ai tifosi. Sono arrivato lì e non ho giocato per due anni per via dell'infortunio, ma la gente mi voleva bene lo stesso e questa cosa non l'ho mai dimenticata. Era un atto per dire grazie ai tifosi."
Quegli stessi tifosi, fiorentini, italiani, di tutto il mondo, che continuano ad amarlo, e che lo accolgono festosi nelle immagini finali di un film che non mancheranno certo di vedere.
Chissà, invece, come lo prenderanno, Il Divin Codino, gli allenatori: Arrigo Sacchi, Giovanni Trapattoni, che non è che facciano proprio una gran figura. L'unico a uscirne bene è Carletto Mazzone, che Baggio lo ha allenato al Brescia, e che era stato l'unico a capire una cosa fondamentale di Baggio, e di questo film: "i calciatori nell'allenatore cercano soprattutto un padre."

Il Divin Codino è un film Netflix in associazione con Mediaset e prodotto da Fabula Pictures. È diretto da Letizia Lamartire a partire da una sceneggiatura di Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, ed è interpretato da Andrea Arcangeli (Roberto Baggio), Andrea Pennacchi (il padre di Baggio), Valentina Bellé (Andreina Baggio), Antonio Zavatteri (Arrigo Sacchi), Thomas Trabacchi (Vittorio Petrone), Martufello (Carlo Mazzone). Sarà disponibile in streaming su Netflix dal 26 maggio 2021.



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