giovedì 21 febbraio 2019

Parlami di te

Fabrice Luchini è ormai per il cinema francese un jolly per tutte le stagioni: interpreta con disinvoltura i panni del dell'intellettuale, del giudice, del manager oberato. Quest'ultimo ruolo lo indossa nella pellicola Parlami di te, modesta traduzione di Un home pressé, un uomo stressato, sotto pressione, under pressure direbbero gli inglesi. Alain Wapler si sveglia ogni mattina alle cinque e mezzo, si reca in ufficio per le sette, lavora ininterrottamente fino a cena trascurando l'unica figlia, i sentimenti, la cura degli oggetti e degli animali domestici. Nei primi dieci minuti ha un ictus, viene salvato dalla velocità di reazione del suo chauffeur solitamente maltrattato, si sveglia in ospedale circondato dalla vigorosa tata che si occupa della casa, dalla figlia, dall'autista affezionato. Parla in maniera confusa, inverte alcune sillabe, sbaglia le consonanti, ai limiti della comprensibilità. Farebbe ridere se non avesse entro un mese la presentazione del prototipo della vettura ibrida LX2: per allora dovrà aver ripreso un uso degno della loquela, altrimenti ne vanno le sorti dell'azienda. L'ortofonista Jeanne di origine araba - adottata in cerca della madre biologica - (Leïla Bekhti) è l'unica che può salvarlo da una caduta libera senza paracadute. Una classica commedia di rinascita del personaggio cattivo protagonista secondo gli stilemi ovvi e percorsi da tanti film prima di questo: ciò non significa necessariamente una qualità scadente della recitazione, tutt'altro, o un montaggio sballato o una scenografia fuori posto; significa però che lo spettatore preveda le scene nella loro successione, che venga raramente stupito da ci che accade sullo schermo, che non si commuova come la trama prevedrebbe. Il motto del manager alienato “Mi riposerò quando sarò morto” si tramuterà, nel corso degli eventi raccontati, in “le cose degli altri sono importanti quanto le mie”, imparando ad ascoltare gli affetti attorno a lui, a compiere gesti di generosità senza secondi fini, a dare attenzione a qualcuno fuori di sé. Una immersione nella natura chiude il tutto con dolcezza da lieto fine. Film medio, a tratti piacevole, a tratti troppo prevedibile. Ispirato alla storia vera di Christian Streiff, che fu amministratore delegato di Airbus e Psa Peugeot Citroën, e che da quell'esperienza scrisse un libro.

(Parlami di te); Regia: Hervé Mimran; sceneggiatura: Hervé Mimran; fotografia: Jérôme Alméras; montaggio: Célia Lafitedupont; interpreti: Leïla Bekhti, Fabrice Luchini, Rebecca Marder, Igor Gotesman; produzione: Albertine Productions; distribuzione: Bim Distribuzione; origine: Francia, 2018; durata: 100'



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