sabato 2 febbraio 2019

Don Giovanni

Ancora in tournée in tutta Italia, ha avuto un vero sold-out anche all'Argentina il “Don Giovanni” diretto da Valerio Binasco. Più che a un'interpretazione del testo moleriano, quest'opera fa pensare a una vera e propria analisi contemporanea del delirio di onnipotenza, o più precisamente a una patologia sempre esistita: il narcisismo sfrenato del quale sono affetti soprattutto soggetti di sesso maschile.
Questa chiave di lettura ci permette di entrare in modo più intimo e coinvolgente nella mente dello sterminatore di cuori femminili più celebre della letteratura teatrale occidentale, attraverso un punto di vista più antropologico e meno letterario; ciò non significa svilire la grandezza del testo di Molière, ma analizzarlo con più consapevolezza, scovare i messaggi che lo sottendono, godendo delle sfumature più rilevanti.
Non è un caso che Binasco abbia scelto un Don Giovanni meno bello del solito, ma estremamente potente, con un carisma evidente, a volte irritante per la spudoratezza che emana da ogni poro.
Il protagonista interpretato da Gianluca Gobbi, in verità è la forza di questo spettacolo, in cui non mancano di sicuro degli attori validi, tra cui una giovane Elvira, interpretata dalla genovese Giordana Faggiano.
Il testo così come la regia non apportano novità assolute, ma mantengono alta l'attenzione dello spettatore grazie a una recitazione a tratti moderna e in lingua dialettale di più provenienze, con la quale si rappresentano i personaggi più popolari dell'adattamento operato da Binasco.
La messinscena non è mai superficiale, grazie a una scenografia molto ben strutturata e curata nei minimi particolari, la quale evoca lussuria e decadenza, ma non apporta nemmeno un valore aggiunto perché ricorda scene già viste nelle numerosissime repliche del testo moleriano.
Indubbiamente reinterpretare uno dei colossi della letteratura teatrale mondiale non è un'operazione semplice, ma più che altro consiste in una vera e propria sfida e Binasco non ne esce malconcio, perché, come tutti coloro che hanno una conoscenza profonda del teatro, è stato in grado di restituirci un'immagine maschile perfettamente attinente all'anima maledetta dell'emblema per eccellenza della seduzione più distruttiva e mefistofelica. La perversione del personaggio si esprime in un unico atto crudelissimo: la capacità di poter conquistare e abbandonare una qualsiasi donna quando più ne avesse voglia.
Spesso, attratti dalla grandezza della rappresentazione teatrale, non ci rendiamo conto della geniale struttura linguistica e del contenuto di un'opera che ha anticipato di secoli l'attuale psicologia e che non vuole limitarsi alla semplice materializzazione di un gran seduttore, ma trattare di una patologia che conduce inevitabilmente un essere umano al “diabolico”.
Nell'opera molieriana il protagonista viene avvolto nelle tenebre da lui stesso generate: le stesse che trascinano in una spirale senza tempo tanti esseri che continuano a popolare l'umanità.

DON GIOVANNI
di Molière
regia Valerio Binasco
con (in o. a.) Vittorio Camarota, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel Lucio De Francesco, Giordana Faggiano, Elena Gigliotti, Gianluca Gobbi Fulvio Pepe, Sergio Romano, Ivan Zerbinati
scene Guido Fiorato
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino



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