
Il bel film di Sebastiano Rizzo con Gianluca Di Gennaro, Gramigna, racconta la storia vera di Luigi Di Cicco, figlio di un boss della camorra che ha scelto la strada della legalità.
Non tutte le storie di malavita finiscono male e non tutti i destini sono segnati. Si può anche nascere in un ambiente famigliare legato ai clan della camorra, decidere di non fare quella vita e riuscirci. È questo il bellissimo e importante messaggio del film di Sebastiano Rizzo Gramigna, tratto dal libro che racconta la storia del vero protagonista della vicenda, Luigi Di Cicco, raccontata al giornalista Michele Cucuzza, intitolato “Gramigna – Volevo una vita normale” (Piemme editore). Nella finzione il ruolo del protagonista è ricoperto da Gianluca Di Gennaro, Teresa Saponangelo e Biagio Izzo (bravissimo, in uno dei suoi pochi ruoli drammatici) sono la madre e il padre, Lucia Ragni (scomparsa prematuramente nel 2018) è la nonna ed Enrico Lo Verso un allenatore di calcio importante per il giovane Luigi. Nel cast del film del 2017 ci sono anche Anna Capasso, Ciro Petrone ed Ernesto Mahieux.
Gramigna: il protagonista del film Gianluca Di Gennaro
Protagonista nel ruolo di Luigi è Gianluca Di Gennaro, giovane e talentuoso attore napoletano, nipote d'arte: il nonno era il celebre cantante Nunzio Gallo e gli zii sono i noti attori Gianfranco Gallo e Massimiliano Gallo. Ed è con lo zio Gianfranco che all'età di 11 anni fa il suo debutto al Teatro Cilea nel musical “Quartieri Spagnoli”, iniziando giovanissimo un percorso che lo renderà noto agli spettatori di cinema e tv. Tre anni dopo, nel 2004, al suo debutto cinematografico è Rosario, protagonista del bel film dei fratelli Frazzi Certi bambini, per cui riceve il premio Flaiano. In seguito appare in numerosi ruoli televisivi, da La squadra a Il coraggio di Angela e O' professore. Il suo ruolo piò famoso a oggi è probabilmente quello di O' Zingariello, uno dei capi dell'Alleanza destinato a una tragica fine nella seconda stagione di Gomorra – La serie. Al cinema è protagonista del corto di esordio alla regia di Valeria Golino, Armandino e il mare, del 2010. Dopo i televisivi Il caso Enzo Tortora e Il clan dei camorristi, interpreta il film di Marco Pontecorvo L'oro di Scampia e dopo Gramigna recita in Lo chiamavano Jeeg Robot e nel film sul mondo del rap Zeta di Cosimo Alemà. Nel 2018 ha un ruolo in Capri Revolution di Mario Martone e interpreta Ed è subito sera di Claudio Insegno con Franco Nero, sulla vita di una vittima innocente di camorra, Dario Scherillo. Nel 2020 è uno dei protagonisti dell'opera prima Cobra non è. Nel 2012, a 22 anni, Di Gennaro è diventato papà di un bambino. Il giornalista de "Il Mattino" Ignazio Riccio, che lo ha conosciuto proprio sul set di Gramigna, ha scritto un libro intervista con lui, uscito nel 2017 e intitolato “Senza maschere sull’anima”, in cui l'attore racconta le sue esperienze con i ragazzi a rischio delle perfiferie napoletane.
Gramigna: il vero protagonista della storia, Luigi Di Cicco
Chi ha vissuto in prima persona la storia che Sebastiano Rizzo racconta con molta veridicità nel film è Luigi Di Cicco, figlio di un boss camorrista del casertano (di Lusciano per la precisione), che quando il bambino ha poco più di due anni sta scontando il primo ergastolo per omicidio. Cresciuto dalla madre e dalla nonna, Luigi vede il padre solo in carceri di massima sicurezza in giro per l'Italia (grazie alle quali, racconta con amara ironia, ha imparato la geografia). Ed è sempre in carcere che i suoi si sposano quando di anni ne ha 6. A casa, vive in un condominio dove abitano anche i fratelli del padre - inseriti anch'essi nel sistema camorrista - con le rispettive famiglie. All'età di 10 anni assiste all'omicidio di uno zio. Fin da bambino, come ha raccontato nel libro e nei successivi interventi televisivi, Luigi soffre di questa vita non normale, delle continue perquisizioni dei carabinieri, delle visite in carcere e soprattutto dell'assenza di un padre che però, quando va a trovarlo, gli detta regole severe (e corrette) di vita, a cui il piccolo obbedisce. Sulla sua strada, per fortuna, Luigi trova anche insegnanti che gli impediscono di cedere alle tentazioni di una vita facile ma maledetta, e grazie anche all'amore delle donne della famiglia sviluppa sempre più dentro di sé il disgusto per questo stile di vita e la consapevolezza di non volerne fare parte. Sulla sua strada Luigi ha affrontato anche il pregiudizio di chi, conoscendone le origini, non ha saputo vederlo come la persona che era, ma non si è mai perso d'animo. Il trasferimento a Civitavecchia, dove svolge vari lavori prima di dedicarsi con successo alla ristorazione e mettere su famiglia, è determinante nell'accettazione di sé come persona normale, grazie alla consapevolezza che gli offre che esiste un altro mondo, quello della legalità, e che non è impossibile cambiare quello che sembra un destino ineluttabile. Nelle sue belle e toccanti interviste (su youtube ce ne sono diverse), Luigi Di Cicco si dichiara “fortunato”, e col suo libro e il film Gramigna, candidato al David Giovani, ha intrapreso ancora un altro percorso: quello di diffondere il messaggio, tra i giovani che lui definisce “in bilico”, che uscire da certe dinamiche e scegliere un'altra vita, è non solo giusto ma anche possibile.
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