domenica 24 novembre 2019

Nour: recensione del dramma di Maurizio Zaccaro in cui Sergio Castellitto interpreta il medico di Lampedusa Pietro Bartolo


Presentato nella sezione Festa mobile è l'adattamento del libro di memorie di frontiera del medico simbolo dell'accoglienza a Lampedusa Pietro Bartolo.

È la sua isola, Lampedusa. Mentre i turisti prendono il sole in barca e i disperati del mare arrivano dalla Libia in condizioni tragiche, spesso non sopravvivendo al viaggio, l’unica certezza è il medico eroe Pietro Bartolo. Una figura di umanità e senso del dovere, imbevuto della sua missione professionale, da alcuni anni uno dei rari esempi positivi della nostra accoglienza. Lui aspetta, cura i nuovi sbarcati applicando con flessibilità le regole (“le assicuro che anche applicandole, qui è un casino”, risponde a un militare troppo zelante); pensa alle famiglie, a non dividerle, a rispettare la sensibilità di chi si affaccia in un nuovo mondo, spesso perché non aveva alternative. Quel nuovomondo non troppi anni fa eravamo noi a cercarlo, partendo da porti vicini verso porti lontani. Una memoria incisa nel nostro DNA che Bartolo ha sempre presente, così come molti dei pescatori di zona, con ben chiare le regole non scritte del mare, l’accoglienza e il salvataggio di chiunque si trovi in difficoltà.

Sono anche loro, insieme ai corpi senza vita che ci accolgono nella prima sequenza, in una notte di luna mentre due turiste si godono la loro barca, i protagonisti di questo film di Maurizio Zaccaro, che parte dal libro di Bartolo, Lacrime di sale (pubblicato da Mondadori), per sintetizzare nella figura della giovane Nour la lotta dei migranti e la loro speranza di riuscire a superare il viaggio compiuto, in tutti i sensi. Un calvario che spesso li ha portati ad affrontare mesi di deserto prima della traversata nel Mediterraneo. Bartolo si affeziona a Nour, iniziando prima a cercare una chiave di comunicazione linguistica con lei, che parla solo arabo, per poi ricostruire la sua storia e scoprire che la sua disperazione è legata al fatto di essere stata divisa dalla madre.

Sergio Castellitto è perfetto nell’incarnare l’umanità sincera e a tratti sbrigativa di Bartolo, la sua capacità di entrare immediatamente in empatia con i migranti, con un sorriso o un piccolo gesto. Durante il percorso di avvicinamento di Pietro e Nour vediamo scorrere una giornalista con il suo fotografo, che si guadagna la compliciità del medico mettendo a frutto la sua conoscenza dell’arabo, migranti insopportabili e altri simpatici, così come i burocrati, o i volontari. Un film realizzato con semplicità e palesi buone intenzioni, il cui spessore risiede soprattutto nel suo valore di testimonianza civile, nel non dimenticare una terra di passaggio, in cui le lacrime di tante vite spezzate e il sale portato a terra dal mare si mescolano. Uno sguardo di speranza, quello di Nour e della madre, per non cedere alle retoriche disfattiste e l’egoismo inumano di chi invita a ripiegarci sempre più su noi stessi.



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