Cerchiamo di districarci nel tessuto visivo e sonoro del film, in cui la colonna sonora è protagonista al pari del cinema.
Nella città dei sogni perfino il ristorante che le star frequentano da 100 anni può avere la sua stella sul Walk of Fame, come succederà questa settimana per Musso & Frank Grill, lo storico locale in cui vediamo Rick e Cliff incontrare l'ineffabile mister Schwarz di Al Pacino. In un Paese in cui per definizione tutto è effimero e scompare sotto i colpi della modernizzazione, un luogo del genere, miracolosamente sopravvissuto, diventa un sacrario. Per realizzare il suo nono capolavoro, C'era una volta... a Hollywood, e ricostruire la Los Angeles del 1969, però, Quentin Tarantino ha dovuto moltiplicare all'estremo la sua nota precisione. Musso & Frank è infatti l'eccezione che conferma la regola. Se qualche cinema o locale degli anni Sessanta esiste ancora, tutto intorno è cambiato: per trasportarci con la sua macchina del tempo esattamente in quei giorni, più ancora che in quell'epoca, questo regista demiurgo ha ricreato un mondo con tutti gli elementi che lo costituivano. È ovvio che per apprezzare C'era una volta... a Hollywood non c'è nessun bisogno di aver vissuto a Los Angeles in quel periodo, ma è una conoscenza che aiuta, perché quello di Quentin Tarantino non è un citazionismo fine a se stesso, ma serve a restituire intatto il mood in cui si muovono i suoi personaggi veri e di finzione, che non sono mai completamente immaginari.
Si potrebbe obiettare che sapere che il Westwood Bruin, il cinema dove Sharon Tate va a vedere se stessa in Missione compiuta stop. Bacioni, Matt Helm, esiste ancora oggi poco incide sulla storia di un film che racconta alcune giornate nella vita dei tre personaggi. Ma in questa fiaba che parla della Hollywood del passato la ricostruzione filologica è fondamentale. Bruce Lee, ad esempio, viene chiamato Kato da Cliff, come negli show in cui appariva, Batman e The Green Lantern, andati in onda dal 1966 al 1967. Prima di diventare famoso con le sue indimenticabili performance sul grande schermo, Lee coreografava le scene d'azione dei film hollywoodiani. Il fatto che sia rappresentato come uno sbruffoncello che le prende da Cliff Both è del tutto plausibile, perché all'epoca era solo uno dei tanti personaggi televisivi aspiranti al successo. Tra l'altro a presentare il giovane atleta al produttore che lo introdusse nel mondo del cinema fu, bizzarra coincidenza, proprio Jay Sebring, il parrucchiere delle star ed ex di Sharon Tate. Tra le star allenate da Lee ci sono Steve McQueen e la stessa Tate, nel film di cui vediamo diversi spezzoni.
Nella continua commistione che Tarantino fa tra vero e falso può essere difficile districarsi per il pubblico di oggi. Ovviamente Mannix, F.B.I., Lancer, Tarzan, La terra dei giganti, Bonanza e Hopalong Cassidy (delle cui tazze Rick Dalton fa collezione), sono veri telefilm, così come è davvero esistito l'attore e regista Sam Wanamaker, che nel 1969 però non si trovava sul set di un western. Oltre ai celebri serial televisivi ci sono poi i film citati, visti, letti, presenti in ogni inquadratura. Nei cosiddetti “marquees”, i cartelloni luminosi dei cinema vediamo la commedia con Yvette Mimieux 3 femmine in soffitta, su tre ragazze che hanno, senza saperlo, lo stesso boyfriend. Poi, per ben due volte, a febbraio e ad agosto (“per l'ottavo mese al cinema”) leggiamo il titolo di Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli, un film che fece sensazione, venne candidato all'Oscar (lo vinsero Danilo Donati per i costumi e Pasqualino De Santis per la fotografia) e resta uno dei più grandi successi di un regista italiano in America.
Il Westwood Bruin, oltre al film in cui Sharon Tate va a vedersi, ha in cartellone Il mercenario di Sergio Corbucci, con Franco Nero, mentre il trailer che vediamo in sala è quello del biker movie Quattro sporchi bastardi (C.C. & Company) con Ann-Margret, da noi uscito l'anno seguente. Il Cinerama Dome dà Krakatoa est di Giava, mentre un altro cinema proietta The Night They Raided Minsky's (Quella notte inventarono lo spogliarello), divertente commedia e terzo lungometraggio di un William Friedkin ancora in attesa di diventare una delle voci più importanti della nuova Hollywood. Il Van Nuys Drive-In, alle cui spalle vive Cliff Booth, ha in programma La signora nel cemento con Frank Sinatra e Raquel Welch e Dolce veleno con Anthony Perkins e Tuesday Weld. Cliff ha appeso nella roulotte un poster da pin-up di Anne Francis, l'attrice nota per Il pianeta proibito, che nel periodo in cui si svolge il film era una dei protagonisti dello show televisivo Il virginiano. La car chase del finto Operazione Dyn-o-mite con Rick Dalton diretto da Sergio Corbucci è tratta dal film dello stesso regista Bersaglio mobile, il cui protagonista era Ty Hardin, che è uno degli attori a cui Tarantino si è ispirato per il personaggio di DiCaprio.
La radio, di cui parleremo dopo, trasmette anche pubblicità cinematografiche, ad esempio quella de L'uomo illustrato con Rod Steiger, dal romanzo di Ray Bradbury, e Love, Hate and Dishonor, ovvero La donna del lago di Luigi Bazzoni e Franco Rossellini con Peter Baldwin, Salvo Randone e Valentina Cortese. Ma anche i nudies hanno il loro spazio: allo Spahn Ranch, con una piccola licenza poetica (il film uscì in realtà a settembre), nella baracca occupata dal vecchio proprietario c'è il poster del softcore Linda and Abilene del re del gore Herschell Gordon Lewis, che è stato girato proprio sul posto quando ci viveva la Manson Family (di fatto un attore del film apparteneva alla setta). Il Pussycat Theater invece ospita Babette e The Turn On. Infine (in un elenco ben lungi dall'esser finito) Wojciech Frykowski commenta quanto sia meglio la tv americana rispetto a quella polacca mentre in tv passano le immagini di Teenage Monster, film del 1958 introdotto dal famoso horror host Larry Vincent, alias Seymour, presentatore nel 1969 di Fright Night, passato poi nelle mani di Elvira dal 1975 dopo la sua morte prematura.
E infine le voci, i suoni, il tessuto musicale che accompagna i protagonisti nelle loro giornate e nei lunghi percorsi in macchina: l'album doppio della colonna sonora contiene 22 canzoni e 9 spot radiofonici ma nel film sono più di 100. Con la fida music supervisor Mary Ramos, che lavora con lui da ben 27 anni, Tarantino ha setacciato circa 17 ore di registrazioni d'archivio della Radio AM che all'epoca tutti, specie i ragazzi, ascoltavano, la Boss Radio KHJ, e le ha ridotte a 3 ore circa per il film. Jingle, spot e canzoni presentate dai vari DJ dell'epoca sono il quarto protagonista del film. Da sempre fondamentale nell'opera di Quentin Tarantino, il soundtrack non si riduce alle hit del momento, ma è parte di un contenitore comune e condiviso della vita del periodo, tanto che il regista ha chiamato Boss Film, proprio in omaggio alla radio, la casa di produzione per C'era una volta... a Hollywood. Ci sono poi brani a modo loro speciali: ad esempio quelli che Terry Melcher - il produttore che Charles Manson sperava gli avrebbe prodotto un disco e che viveva a Cielo Drive prima di Sharon Tate - scrisse per Paul Revere & The Raiders. O una versione finora inedita di "You Keep Me Hanging' On" (the Quentin Tarantino edit) dei Vanilla Fudge, che il batterista Carmine Appice ha dato al regista il permesso di utilizzare e mettere nell'album. E non è un caso che tra le track dei Mama's and Papa's presenti nel film ci sia anche "Straight Shooter": lo spartito di questa canzone venne trovato sul pianoforte nella villa della strage.
Poi ci sono, qua e là, dei brani di Bernard Herrmann, il grande compositore legato soprattutto alle colonne sonore di Alfred Hitchcock. Brani mai pubblicati e mai sentiti prima perché composti per il soundtrack de Il sipario strappato, quando Hitch litigò furiosamente con il compositore per non aver rispettato le sue direttive di dargli una colonna sonora jazz. Da allora i due non lavorarono più insieme, ma Tarantino ha ripescato anche questi preziosi brani dall'archivio. Torna Neil Diamond (chi ha dimenticato la scena che la sua "Girl You'll be a Woman Soon" accompagna in Pulp Fiction?) e ci sono José Feliciano in una splendida versione di "California Dreamin'" e i mitici Deep Purple ma anche, ovviamente, una canzone composta da Manson, "Never Say Never To Always". Ci sono I Cantori Moderni di Alessandroni dalla colonna sonora di Dinamite Jim, "The Letter" di Joe Cocker, "Out of Time" dei Rolling Stones, un pezzo di Ennio Morricone dal Diabolik di Mario Bava, la celeberrima "Mrs. Robinson" di Simon and Garfunkel, "The Green Door" incisa da Jim Lowe nel 1956 e cantata da Leonardo DiCaprio all'Hullabaloo e molto, moltissimo altro che per ovvi motivi non troveremo sui dischi.
Ogni epoca ha la sua colonna sonora, fatta da capolavori e dimenticabili canzonette, ogni giorno veniamo accompagnati dalla musica al punto che nemmeno ci facciamo più caso, ma negli anni Sessanta, e in particolare nel 1969 a Los Angeles, la radio dettava davvero il ritmo della vita quotidiana. Vorremmo chiudere con una nota sulla musica che accompagna la scena più bella e commovente, quella finale: fa parte della colonna sonora di Maurice Jarre per L'uomo dai 7 capestri, dove una disascalia iniziale dice “Forse non è così che è andata... ma è come avrebbe dovuto andare”, a ulteriore dimostrazione del fatto che niente, ma proprio niente, nel cinema di questo appassionato regista, è lasciato al caso.
C'era una volta... a Hollywood è ancora nel cinema e a ogni successiva visione porta nuove scoperte e meraviglie, noi vi consigliamo di rivederlo.
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