Giornalista del Guardian, scrittore di viaggio e di moltissime altre cose, Simon Winchester (1944) è la perfetta incarnazione di una certa tipologia di letterato anglosassone capace di districarsi abilmente fra i più diversi campi del sapere, dotato di una buona penna e di notevoli capacità di divulgazione. Celeberrimo nei paesi anglosassoni (è stato insignito dell'Order of the British Empire) In Italia lo si è cominciato a pubblicare già una ventina d'anni fa. Il primo libro che venne pubblicato (da Mondadori) nel 1999 è il suo più celebre: s'intitolava L'assassino più colto del mondo: una storia di follia e di amore per i libri nell'Inghilterra vittoriana, uscito in Italia appena un anno dopo l'edizione inglese che invece suonava The Surgeon of Crowthorne: A Tale of Murder, Madness and the Making of the Oxford English Dictionary. Il titolo inglese faceva riferimento a uno dei protagonisti, un chirurgo internato in un manicomio criminale della cittadina di Crowthorne, nel Berkshire in Inghilterra. Gli americani, notoriamente molto più pratici e forze anche più rozzi, ribattezzarono questo titolo con uno molto più semplice The Professor and the Madman, ovvero Il professore e il pazzo, ed è proprio con questo titolo che Adelphi ha ripubblicato il testo di Winchester l'anno scorso (stessa traduzione), immaginando forse di sfruttare – secondo una logica non nuova per la casa editrice di Roberto Calasso – l'indotto proveniente dalla prossima e attesa trasposizione cinematografica.
L'idea di trarre un film dal libro di Winchester risale infatti ancora agli anni della pubblicazione. Già nel 1999 Mel Gibson acquisisce i diritti, John Boorman butta giù la sceneggiatura, viene anche contattato Luc Besson come possibile regista, Gibson valuta anche di dirigere il film in prima persona. Poi il progetto per anni dorme. Ripreso in mano nel 2016 viene affidato al regista di origine iraniana Farhad Safinia (con cui l'attore e regista americano aveva lavorato ai tempi di Apocalypto), Gibson decide di ritagliarsi solamente il ruolo di uno dei due protagonisti, quello del glottologo erudito James Murray e offre a Sean Penn la parte del chirurgo omicida William Minor. Si inizia a girare, in Irlanda, fino ad arrivare a un importante contenzioso sul piano realizzativo fra Gibson e la casa di coproduzione, la Voltage Pictures, Gibson avrebbe voluto girare a Oxford, la Voltage non è d'accordo, in fondo si sono già spesi 25 milioni di dollari, Gibson accusa altresì la Voltage di esercitare un eccessivo controllo sulla produzione mirando a una riduzione complessiva della durata del film, Gibson insiste sul director's cut. Il giudice dà torto a Gibson. La casa di distribuzione americana Vertical Entertainment acquisisce i diritti di distribuzione, Safinia non risulta più accreditato, adesso la regia appare affidata a un certo PB Sherman, che è un nome inesistente e non un alias di Safinia, come alcuni erroneamente sostengono. Col paradossale risultato che il film è uscito in Italia ma ancora non è dato conoscere la data in cui uscirà negli USA e in Inghilterra dove la vicenda è ambientata (anche se le scene “accademiche” sono tutte girate al Trinity College di Dublino).
La storia è probabilmente nota: nella seconda metà degli anni '50 dell'800, gli accademici oxoniensi decidono fra mille riserve di affidare a James Murray, uno studioso free lance si direbbe oggi, la stesura del primo dizionario storico della lingua inglese, che passerà alla storia con l'acronimo OED (“Oxford English Dictionary”). Fra mille riserve perché, appunto, Murray non fa parte della casta; d'altra parte gli accademici, da anni ormai, non riescono a venire a capo del mega-progetto e non resta che affidarlo, per così dire, in outsourcing. L'impresa è ciclopica, e Murray, pur dotato di un incrollabile idealismo e ottimismo, capisce che la piccola squadra che è pur riuscito a mettere insieme non riuscirà mai ad affrontare l'incommensurabilità del progetto. Sicché decide, quasi il progetto fosse una sorta di Wikipedia ante-litteram, di stampare migliaia e migliaia di volantini da accludere a ogni singolo libro in commercio, invitando i potenziali compratori di libri, gli individui colti e alfabetizzati dunque, a collaborare. Fra questi il più alacre, competente e sistematico nella sua ossessività si rivelerà essere il summenzionato chirurgo americano, finito in galera prima e in manicomio poi in Gran Bretagna, per aver ucciso un semplice cittadino inglese erroneamente scambiato per la persona dalla quale il dottor Minor si sente apparentemente perseguitato, un disertore americano da lui marchiato a fuoco all'epoca in cui aveva messo le proprie arti mediche al servizio dell'esercito statunitense. Nella drammaturgia del film il contributo di Minor, che ha come si può immaginare molto tempo a disposizione, diventa addirittura imprescindibile. La vicenda scorre per la gran parte del film in parallelo: da una parte Murray alle prese con la diffidenza degli accademici di Oxford e con la moglie che soffre il totale isolamento del marito dalla famiglia, votato com'è a quest'impresa sovrumana, e dall'altra Minor, ora alle prese col direttore del manicomio - a tratti fiducioso che l'impegno per il vocabolario possa contribuire alla guarigione a tratti spietato nel tentare sulla pelle del povero Minor feroci esperimenti “curativi” - ora alle prese con la vedova dell'uomo ammazzato, in un tentativo apparentemente impossibile di redenzione e di solidarietà che contrariamente alle premesse sembrerebbe poter giungere a buon fine.
Senza stare a rivelare i dettagli e alcune svolte drammatiche della trama, va detto – riguardo al film – quanto segue: 1) Il professore e il pazzo è un classico film di attori: Gibson e Penn. Penn ha avuto in un ruolo nettamente più ricco e complesso e quindi svetta, assecondando le varie fasi della malattia a cui corrispondono anche diversi e contrastanti aspetti fisici, espressioni facciali che lo fanno di volta in volta assomigliare a Dostojevskji, a Rasputin, a Garibaldi, Verdi etc., insomma tutti i barbuti in qualche misura ieratici dell'800; Gibson è invece molto più monotono e ingessato; 2) Il professore e il pazzo è un classico e non originalissimo film in costume, o se vogliamo heritage film (che cos'è più heritage di un vocabolario che si ripromette di mappare la storia della lingua inglese andando indietro di secoli e attingendo a tutto il patrimonio letterario?) con tutte le stucchevoli convenzioni del caso, fatte di ricostruzioni storiche, ambienti, decorazioni, abbigliamento, poche scene in esterni girate quasi tutte in studio (per esempio l'episodio dell'omicidio, quasi ridicolo), nonché, sul piano della trama, ascrivibile alla sotto-categoria, diciamo così, mission impossible, tipo The Imitation Game, per intenderci (ma fatte le dovute differenze, dato l'ambiente accademico, come non pensare anche a A Beautiful Place?), con tutti gli annessi e connessi di genialità e follia di derivazione romantica che - per carità - qui come nei casi citati si basano su una serie di dati fattuali e persone realmente esistite (Turing, Nash), ma che comunque non riescono a non comunicare una sensazione di déjà-vu; 3) Il professore e il pazzo presenta anche stucchevoli tratti mélo, soprattutto nella relazione fra Minor e la moglie della vittima e nell'uso invadente della musica extradiegetica. Nell'insieme è un film troppo lungo – e dire che Gibson avrebbe voluto che il film durasse ulteriori 40 minuti, meno male che alla fine il giudice gli ha dato torto.
(The Professor and the Madman); Regia: PB Sherman sceneggiatura: Tod Komarnicki, John Boorman, PB Sherman; fotografia: Kasper Tuxen; montaggio: John Gilbert, Dino Jonsäter; interpreti: Mel Gibson (James Murray), Sean Penn (William Minor), Natalie Dormer (Eliza Merrett), Jennifer Ehle (Ada Murray), Stephen Dillane (Dr. Richard Brayne), Eddie Marsan (Muncie), Steve Coogan (Frederick Furnivall); produzione: Icon Productions, Voltage Pictures, Fábrica de Cine origine: Irlanda; durata: 124'.
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