sabato 21 marzo 2020

La sedia della felicità, l'ultimo film di Carlo Mazzacurati: il ricordo dello sceneggiatore Marco Pettenello


Interpretata da Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston e Isabella Ragonese, questa stralunata commedia è stata l'ultimo lavoro del regista padovano. Ce ne ha parlato lo sceneggiatore, che con Mazzacurati ha lavorato fin dai tempi di La lingua del santo.

Commedia stramba, libera, ironica e surrealista, La sedia della felicità è stato l'ultimo film diretto da Carlo Mazzacurati prima di morire troppo presto, a 58 anni ancora da compiere. Il regista non ha fatto a tempo a vederlo nelle sale, ma a presentarlo al pubblico del Torino Film Festival 2013 sì, ricevendo anche in quell'occasione il Gran Premio Torino, sorta di premio alla carriera della manifestazione sabauda.

Carlo Mazzacurati e La sedia della felicità

Mazzacurati è stato uno dei più importanti autori del cinema italiano degli anni Novanta e degli anni Zero del Duemila. È stato il regista di film come Il toro (vincitore di un Leone d'argento a Venezia), La lingua del santo e La giusta distanza, solo per citarne alcuni; sceneggiatore di Marrakech Express; attore in film di Nanni Moretti come Palombella rossa, Caro Diario e Il caimano; il primo presidente della Fondazione Cineteca di Bologna.
Prima di tutto, a detta di tutti quelli che l'hanno conosciuto, Carlo Mazzacurati era una persona di grandissime umanità e sensibilità, come è facile anche dedurre dal suo cinema.
Basterebbe vedere l'affetto evidente che il regista ha per i protagonisti di La sedia della felicità, tre bizzarri personaggi - un tatuatore, un'estetista e un prete, interpretati da Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese e Giuseppe Battiston, - che sognano di sfuggire ai confini delle loro esistenze inseguendo il sogno di un fantomatico tesoro nascosto sotto la seduta di una sedia, e che viaggiando alla sua ricerca attraversano mondi e incontrano personaggi capaci di raccontare, con stralunato realismo, anche il nostro paese.

Leggi anche La recensione di La sedia della felicità

La sedia della felicità: il cast e gli sceneggiatori

Liberamente tratto dal romanzo russo "Le dodici sedie" di Il'ja Arnol'dovič Il'f e Evgenij Petrovič Petrov, oltre a Mastandrea, Ragonese e Battiston La sedia della felicità vede nel cast, in ruoli più o meno di rilievo, ma sempre incisivi, anche Antonio Albanese, Milena Vukotic, Katia Ricciarelli, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Raul Cremona, Marco Mazzocca, Natalino Balasso, Roberto Citran e Lucia Mascino, con anche un cammeo di Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna.
A sceneggiare il film con Mazzacurati sono stati Doriana Leondeff e Marco Pettenello: e a Pettenello, che è uno dei migliori sceneggiatori della sua generazione, e che con Mazzacurati è cresciuto professionalmente, lavorando con lui in La lingua del santo, La giusta distanza e La passione, abbiamo chiesto un ricordo di questo film e della sua esperienza con Carlo Mazzacurati.

Marco Pettenello ci racconta La sedia della felicità e Carlo Mazzacurati

La Sedia della Felicità è l'ultimo film di Carlo Mazzacurati. A un certo momento mentre lo scrivevamo ha cominciato ad ammalarsi, ma non ricordo di aver mai pensato che sarebbe stato l'ultimo. Era però il film di un uomo a cui la vita stava dicendo che non sarebbe durata per sempre e ho sempre amato il fatto che a quell'avvertimento lui reagisse con la voglia di scherzare. Quando scrivevamo - eravamo lui, io e Doriana Leondeff - Carlo spingeva sempre nella direzione più audace, più smodata, con la voglia di fare un film che fosse onesto con la realtà che viviamo, perché di questo non poteva fare a meno, ma che fosse anche orgogliosamente artefatto. Come in quel magnifico finale, che ha avuto in mente fin quasi dall’inizio e su cui non ha mai cambiato idea. Verso la fine del film si vede un orso, anche lui finto senza paura di esserlo, che vedendo un uomo morire allarga le braccia come a dire "che ci vuoi fare". Non ne abbiamo mai parlato esplicitamente, ma forse in quell' orso Carlo vedeva un po' sé stesso. Quel gesto dell'orso inquadrato da lontano mi ricorda il saluto del lupo in “Fantastic Mr. Fox”, che a sua volta mi ricorda il capo indiano del bellissimo finale di "Corvo rosso non avrai  il mio scalpo", due film che Carlo amava molto e che forse rappresentano i due tipi di cinema che, insieme alla commedia italiana, l'hanno influenzato di più. Tra le mie scene preferite del film ricordo quella in cui Valerio Mastandrea e Isabella Ragonese si osservano da una vetrina all'altra accompagnati dalla splendida musica di Mark Orton (un musicista americano che ha lavorato anche con Alexander Payne - "Nebraska" – e tra le altre cose ha scritto una bellissima canzone per Tom Waits chiamata "Helium"), amo molto anche la scena senza dialogo in cui Giuseppe Battiston prende fuoco vicino a un bidone della spazzatura, e poi la seduta spiritica, quando Mastandrea indovina da dietro la porta ciò che Milena Vukotic cerca di dire, mi piace tutto di questo film in realtà, ogni sedia è un avventura, ci sono invenzioni dappertutto, mi è sempre sembrato un grande scatolone pieno di idee e di cose belle, di voglia di vivere e di essere liberi. Anche da parte degli attori perché,  per esempio, non ricordo che nella sceneggiatura ci fossero tutti i "vaffanculo" che pronuncia Mastandrea. È forse il film meno malinconico fra tutti quelli di Carlo, ed è bello che sia anche l'ultimo, che il suo cammino sia finito allegramente.
Il film non era in sintonia con nessuna moda intellettuale o anti intellettuale del momento, quindi è andato bene ma non direi che è stato un grande successo, però negli anni c'è sempre qualcuno che lo vede e si fa sentire per dire che si è divertito o che si è commosso. Con i film di Carlo succede sempre così, durano nel tempo perché nel farli siamo sempre stati guidati da un sentimento solido e onesto, da una grande voglia di fare bene e di essere severi con sé stessi, queste cose ce lo passava lui. Ho rivisto La Sedia della Felicità ultimamente, con mio figlio e la mia compagna, non ricordavo ci fossero dentro tanti amici e tante persone conosciute. Guardandolo abbiamo riso e abbiamo anche pianto, per il film e anche al pensiero di Carlo che non c'è più. È stato un po' triste e un po' allegro, come doveva essere, perché far ridere e piangere allo stesso tempo è sempre stato quello che Carlo chiedeva ai suoi film.

La sedia della felicità: il trailer




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