È sempre Marsiglia, la città del suo cinema e il luogo d’elezione dei suoi protagonisti, sempre amati e spesso di una marginalità alla quale affezionarsi. Ma Robert Guédiguian conferma una vena più leggera e ironica, dopo E la festa continua!, anche con La gazza ladra, in uscita dal 17 aprile per Officine UBU. Protagonisti sempre i suoi attori feticcio, Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin.
Presentato nella sezione Grand Public della Festa del cinema di Roma, La gazza ladra è ambientato in riva al mare di Marsiglia, dove sorge il quartiere di L'Estaque. È qui che vive Maria (Ariane Ascaride), che si dedica ad aiutare e ad accudire le persone anziane. È convinta che la vita vada vissuta seguendo anche piaceri e passioni, come quella per la musica e per le ostriche. Per farlo, come la "gazza" di Rossini, compie una serie di piccoli furti ai suoi anziani clienti, convinta di non fare nulla di male, per togliersi qualche sfizio, ma soprattutto per potere pagare le lezioni di piano al promettente nipotino. I furti però vengono scoperti.
Abbiamo incontrato Robert Guédiguian alla Festa del Cinema di Roma.
Sembra che guardi la vita negli ultimi due film con un po’ più di magia. Sta attraversando una fase della sua carriera un po’ più di serena?
Sì, è vero, forse è perché molto disperato. Sto attraversando un periodo molto buio. Trovo che viviamo un momento di caos. Non c'è nessuna strada intellettuale o politica all’orizzonte, nessun progetto, solo reazioni e lo scontro tra la verità e la menzogna. Ci sono molte bugie che le persone affermano come se fossero verità, nessuno crede più a nessuno. Mi preoccupa la disgregazione in atto nelle società in cui siamo cresciuti, in cui abbiamo vissuto, e questo mi terrorizza. Forse è a causa di questa constatazione che ho cercato di trovare gesti belli, generosi, posizioni che vengono dal cuore e senza ideologia, semplicemente perché ci sono brave persone e ci sono ancora, ovviamente, storie d'amore, storie sentimentali, storie di famiglia, la bellezza e la bontà. Ho scoperto che in una lingua africana bellezza e bontà si dicono allo stesso modo, con un’unica parola. Ecco perché ho fatto questo film così semplice, leggero. Ci sono due frasi che riassumono il film o quello che le persone non fanno più. Quando la protagonista viene scoperta, dice: ‘Avrei potuto chiedere loro invece di rubare, probabilmente mi avrebbero dato quello che chiedevo’. Ma non l'ha fatto. E il personaggio in sedia a rotelle che dice, 'è lo spirito del tempo’.
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Qual è stata la genesi di questa storia, con un titolo che rimanda a un’altra epoca?
L'idea è venuta dal personaggio, perché anche mia madre ha avuto persone che venivano a prendersi cura di lei. È una cosa molto comune, dato che la popolazione è invecchiata, sempre più persone conoscono assistenti domiciliari, come si chiamano. Sono forme di assistenza, è un bene che ci siano. Succede spesso che prendano qualcosa, magari non restituiscono il resto della spesa. Ma sono anche pagate così male. È terribile. La storia è successa al mio capo macchinista mentre stavamo montando il film precedente. L'hanno chiamato dalla stazione di polizia, per chiedergli se era soddisfatto della donna delle pulizie di sua madre, perché aveva emesso un assegno falso, una cosa del genere. Mi sono detto, questo è l'inizio del film. E poi ho cercato come sempre di provare ad allargare il discorso con qualcosa di un po' più metaforico, da cui l'idea del titolo e di rendere il personaggio una donna che ruba un po' anche per divertimento. Non è solo una ladra per necessità, ruba anche un po' per le ostriche, per ascoltare della musica. E ha diritto a farlo.
Per la bellezza.
Esatto. Non si può chiedere alle persone di vivere solo per necessità, servono 100 grammi di pasta e non si ha il diritto di mangiarne 150. Bisogna anche vivere per il piacere di vivere. Non si tratta solo della quantità di acqua, cibo, o di un tetto sulla testa. La protagonista, la gazza ladra, rivendica questo, ma in maniera del tutto inconscia.
Trovo molto attuale e interessante il rapporto tra il padre e un figlio. Il primo cerca ancora un po' di poesia, il figlio pensa solo ai soldi. È forse la paura che le nuove generazioni perderanno questo lato magico?
Sì, credo che anche questo sia motivo di preoccupazione. I giovani oggi devono convincersi che la vita è bella, che respirare dell'aria buona, camminare sulla neve è molto bello, non costa soldi, non ha a che fare con la società, ma con il fatto che siamo al mondo. Il fascino della semplicità, del piacere di vivere, sta davvero scomparendo. Si insegue il sofisticato, e poi incombe sempre la minaccia del fallimento materiale. Oggi abbiamo paura. Io a 20 anni non sapevo cosa sarei diventato a 70. E non me ne preoccupavo, non mi importava. Non facevo nulla in previsione della mia vecchiaia. Oggi i giovani di 25 anni parlano di pensione.
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È l'amore che salverà però anche il rapporto tra padre e figlio. Il padre non è in grado di comunicare con suo figlio, ma è l'amore che arriva a cambiare lo sguardo del figlio.
Certo. È anche tutto questo, la vita. Non siamo più abituati a parlare di Calvino, che ho conosciuto. Ma ricordo un suo racconto in cui a partire dal dito di un soldato e una giovane donna in un vagone del treno, un mignolo che si sfiora, racconta una storia sul fatto che forse si innamoreranno entrambi. È un'avventura minuscola, ma in cui la fantasia funziona e regala momenti in cui il cuore batte più forte. Nel film non si può immaginare neanche per un secondo che la figlia del ladro avrà una storia d'amore con la figlia della persona derubata. Dobbiamo essere preparati a tutto, anche a quello che non pensiamo. Magari tra poco incontrerò qualcuno e me ne innamorerò. Tutto è possibile, nella vita.
Bisogna essere aperti, guardarsi attorno.
Esatto, guardare bene sempre dappertutto, perché una cosa molto bella potrebbe arrivare inattesa. Non avere sempre fretta, inseguendo sempre qualcosa.
Se parliamo del guardarsi attorno, oggi viviamo in un momento socio-politico, in Francia e in Europa, ma in generale nel mondo, molto teso e cupo. Quindi, come bilanciare questa storia più leggera, con una realtà intorno terribile?
Credo che anche in questo caso si debbano cercare grandi gesti di solidarietà, ce ne sono ovunque. E sono sempre di più le organizzazioni della società civile che li fanno, non i partiti politici. In Francia, per esempio, conosco alcune associazioni, indipendentemente da qualsiasi opzione politica, che sostengo molto fortemente. Fanno molto per i bambini, per le persone che annegano in mare. Mi occupo di un campo profughi a Samos, in Grecia. Ci sono persone che fanno cose ogni giorno. Questo è ciò che bisogna guardare. Cose necessarie, che il potere e i politici non fanno. La speranza risiede negli aiuti individuali, nel fatto che alcune persone non vogliono rinunciare a questi gesti di gentilezza.