martedì 3 dicembre 2019

Tommaso Basili: “Fare l'attore rappresenta una doppia sfida”

Il 2019 che sta per concludersi è stato un anno importantissimo per l'attore Tommaso Basili. Il 2020, inoltre, ha tutte le carte in regola per essere l'anno dell'attesa è meritata consacrazione. Tra un impegno e l'altro, Basili si racconta in esclusiva a Close-Up.

Come nasce la tua passione per il cinema?

Non ricordo un momento esatto in cui è nata la mia passione per il cinema. Quello che ricordo sono le prime esperienze all'interno di una sala cinematografica, e la quantità di film che guardavo ossessivamente da bambino. Ricordo che da piccolo ero molto affascinato dalla sensazione che i film mi lasciavano, indipendentemente da quale fosse la storia raccontata. Ero in adorazione della capacità che il cinema ha di rendere straordinario anche l'ordinario, e possibile l'impossibile - non so se mi spiego - a tal punto che ricercavo questa qualità anche nella quotidianità, e grazie alla fantasia del bambino questo spesso accadeva. In un certo senso, mia madre, essendo un'artista, mi ha cresciuto passandomi quella qualità visiva poetica che soprattutto il cinema sa regalare, credo mi abbia munito di una lente che si avvicini molto alla sensibilità del mondo cinematografico. A volte, quando torno a casa dei miei genitori e vedo la mia stanza, ancora quella di un bambino, mentre ci ripenso ora da adulto, intuisco di averlo amato inconsapevolmente da sempre, il Cinema. Era tutto già lì.

Quando hai capito che quella passione stava per trasformarsi in un vero e proprio lavoro?

Più che capire quando sarebbe diventato un lavoro, ricordo il momento specifico in cui si è manifestata in me la determinazione di intraprendere questa strada come lavoro. Prima di arrivare a questa “consapevolezza” ho “fatto un giro molto largo”, facendo altro ma mantenendo in me accesa quell'attrazione per la recitazione, l'audiovisivo e lo storytelling, sempre affascinato da quell'incredibile potere della musica associata alle immagini. Credo che il lavoro dell'attore sia una doppia sfida: prima con noi stessi e poi con il lavoro di per sé.

Tra i traguardi finora raggiunti, di quali vai maggiormente fiero?

Mi sento di dividere la risposta in due parti perché nel mio caso, forse in quello di tutti, i primi traguardi sono sempre intimi, personali, e poi, grazie a chi ti regala delle opportunità, professionali in senso vero e proprio. Con questo intendo dire che considero un gran traguardo l'aver potuto studiare con coach molto validi, o come il primissimo spot che girai. Per me significava molto: essermi divertito davanti alla telecamera ed essere stato scelto significava passare dalla teoria alla pratica, dall'astratto al fattibile. Credo molto nei piccoli grandi passi. In quanto al lavoro vero e proprio, è stato bello lavorare con registi come Tom Hooper, o con Stefano Sollima, anche se per un piccolo ruolo, ma che mi ha dato l'opportunità di osservare da vicino professionisti di questo calibro. L'Isola di Pietro è stata una bellissima esperienza, una grande produzione con personaggi che non hanno bisogno di presentazioni. Sono molto grato invece di aver partecipato ad un progetto a cui tengo molto, una serie Netflix di prossima uscita che racconta la caduta di Costantinopoli in mano agli Ottomani. E' stata un'esperienza meravigliosa, sia per il ruolo da co-protagonista, che per l'importanza storica e come viene raccontata. Collaborare con una produzione americana in Turchia, a Istanbul, città che in quanto a ricchezza storica forse solo Roma può superarla, è stato fantastico.

A questo punto del tuo percorso, a chi senti di dover dire grazie?

Sembrerà pura retorica, ma sento di dover ringraziare tutti quelli che mi hanno dato e stanno dando fiducia. Da i direttori casting, al mio agente, e ovviamente ai registi e alle produzioni. Ma anche a chi mi ha insegnato cos'è la recitazione, un'arte dove non si smette mai di imparare e non ci sente mai arrivati. Ed in senso più ampio ma non meno significativo ai miei genitori, fratelli ed alla mia compagna, anche lei attrice.

Attualmente a quale progetto ti stai dedicando?

Attualmente sto terminando le riprese della dodicesima serie di Don Matteo e forse un altro progetto in vista a breve.

Un bilancio del 2019?

È stato e rimarrà un anno molto importante per me. Fossero tutti cosi! Non posso che essere contento, soddisfatto forse un pò meno, ma solo perché esigo molto da me stesso e lavorare con grandi professionisti ti fa capire quanto ci si debba rimboccare le maniche.

Quale vorresti fosse il prossimo step della tua carriera?

Come prossimo step sarei felice di continuare su questa strada, potendomi confrontare con diverse realtà, ruoli, professionisti, per crescere. Questo sarebbe già un grandissimo traguardo. Beh... un ruolo in un film storico, genere che adoro, sarebbe il massimo della vita.



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