sabato 7 dicembre 2019

L'Immortale: la Napoli di Ciro di Marzio bambino


Una parte del film, che in due giorni ha incassato oltre 1 milione di euro, è ambientata in un doloroso passato.

In due soli giorni di programmazione, L'immortale di Marco D'Amore ha incassato oltre 1.100.000 euro, a dimostrazione dell'attesa attorno a questo film su cui gli autori hanno mantenuto il massimo riserbo fino alla sua uscita. Ora che è arrivato nelle sale, chi l'ha visto si sarà reso conto che oltre che un film è un esperimento cross mediale e narrativo, che raccorda la quarta e la quinta stagione di Gomorra portando avanti una narrazione parallela alla terza e raccontando al tempo stesso le origini del personaggio di Ciro di Marzio. Il 23 novembre 1980 un terribile terremoto squassò l'Irpinia e parte della Basilicata, causando 280.000 sfollati e oltre 2900 vittime, concentrate specialmente in provincia di Avellino. Napoli, per quanto non nell'epicentro del sisma, fu duramente colpita. Nel crollo di un solo palazzo a Poggioreale morirono 52 persone e crollarono parecchi edifici antichi o in pessimo stato di conservazione, oltre a nuovi palazzi costruiti con materiale scadente. Il dopo terremoto, chi c'è stato, se lo ricorda bene. È dalle macerie di uno di quei palazzi che emerge, miracolosamente ancora vivo, il piccolissimo Ciro Di Marzio, ed è nella Napoli alle prese con una difficile ricostruzione che, orfano, impara a delinquere per conto terzi. Marco D'Amore, regista e interprete, ci racconta perché quella parte del film è così importante:

Ci interessava raccontare la povertà. Quella era una Napoli disastrata, che provava a mettere insieme i cocci di una ricostruzione mai effettivamente avvenuta, in cui c'era una speculazione anche intorno all'edilizia e soprattutto si era dimenticata – come a volte avviene in certi momenti storici - della propria infanzia. E quindi siamo partiti da alcuni materiali meravigliosi che abbiamo visto insieme, di Joe Marrazzo (Giuseppe Marrazzo, celebre cronista scomparso nel 1985, ndr), che ha realizzato dei documentari incredibili sulla Napoli notturna, su queste orde di ragazzini abbandonati a se stessi che fin dagli anni Settanta andavano a recuperare i soldati americani che arrivavano a Napoli per fotterli nei night e poi sono diventati la piccola manovalanza dei contrabbandieri scaricando le casse. Sotto quel racconto c'è secondo me una esigenza che è legata alla vita e alla sopravvivenza, che io non mi volevo dimenticare, anche perché di Ciro bambino sono coetaneo, certe cose le ho viste e sono fortemente impresse nella mia memoria.

Nella Napoli del periodo è evidente, e lo troviamo nel film, anche il cambiamento della malavita, all'epoca concentrata sul contrabbando di sigarette. Come racconta sempre Marco:

È stato molto importante raccontarlo perché ha a che fare con l'evoluzione della criminalità in Campania. Negli anni '80 c'erano circa 250.000 famiglie a Napoli che campavano con il contrabbando e Ciro bambino, che è un orfano abbandonato a se stesso, viene intercettato da quella che noi raccontiamo come una criminalità anche piratesca, guascona, avventuriera, che va per mare di notte e rischia la vita. Attraverso questo lui compie il percorso che hanno fatto quelli che poi sono rimasti orfani dal contrabbando e hanno visto visto l'ascesa delle famiglie dell'area nord di Napoli, che noi raccontiamo venti anni dopo in Gomorra, ne sono stati assoldati e da contrabbandieri sono diventati spacciatori e assassini, associati a quella criminalità.

Per scoprire come gli autori hanno rappresentato nella film questo importante aspetto de L'Immortale, oltre alla storia di Ciro di Marzio nel presente, non resta che andare al cinema. Ciro di Marzio bambino, ricordiamo, è interpretato dall'undicenne, bravissimo Giuseppe Aiello.



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