giovedì 30 novembre 2017

Il figlio sospeso

Un melodramma di tradizione cinematografica italiana costruito in maniera originale
* * * * - (mymonetro: 4,00)

Regia di Egidio Termine. Con Paolo Briguglia, Gioia Spaziani, Aglaia Mora, Laura Giordano, Egidio Termine, Consuelo Lupo, Giorgio Musumeci, Gianmaria Termine.
Genere Drammatico - Italia, 2017. Durata 89 minuti circa.

Lauro, il protagonista della storia, ha perso il padre Anturio quando aveva due anni, età nella quale i volti degli altri non riescono a restare incisi nella memoria. Di lui, quindi, non ha ricordi e sua madre Giacinta non gli mai raccontato nulla perché vittima di una gelosia patologica che trova la sua scaturigine nel fatto di essere stata abbandonata al momento del parto; di essersi sentita rifiutata (cerchio dell'esistenza). Il giovane è cresciuto con un'immagine del padre mitizzata e perciò falsa.





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Viggo Mortensen, Mahershala Ali e Linda Cardellini iniziano le riprese di Green Book


Linda Cardellini ha raggiunto Viggo Mortensen e Mahershala Ali nel dramma in costume Green Book, che sarà diretto da Peter Farrelly. Insieme al fratello Bobby il regista ha girato negli anni commedie di successo come Scemo e più scemo, Tutti pazzi per Mary e Io, me e Irene. Questa nuova escursione in toni e temi più seri rappresenta una novità decisamente interessante nella sua filmografia. 

Scritto dallo stesso Farrelly insieme a Nick Vallelonga e Brian Currie, Green Book racconta del buttafuori Tony Lip, un italoamericano con un'educazione piuttosto sommaria che nel 1962 venne assunto come autista da Don Shirley, uno dei pianisti jazz più famosi al mondo. Lo scopo? Guidarlo da New York fino agli stati del Sud, in posti dove i diritti civili degli afroamericani sono ben lontani dall'essere legittimamente acquisiti. Shirley si affida per il viaggio al libro Negro Motorist Green Book: una mappa di motel, ristoranti e pompe di benzina in cui anche gli afroamericani sono ben accolti. Dovendosi confrontare con il razzismo ma anche lumanità delle persone che incontrano, Lip e Shirley impareranno prima di tutto a conoscersi e rispettarsi a vicenda. 

Le riprese di Green Book inizieranno proprio in questi giorni. Linda Cardellini ha appena siglato un accordo con James Wan per girare l'horror The Children, prodotto da quest'ultimo. Mahershala Ali sarà invece impegnato nella terza stagione di True Detective, mentre per Mortensen il futuro riserva il thriller Unabomb. 



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Daphne e Wonder Woman senza super poteri in un Torino Film Festival al femminile

Il cinema britannico è di casa a Torino, specie con la direzione Martini, e regala spesso buone sorprese. È il caso di Daphne, opera prima dello scozzese Peter Mackie Burns, un altro nostro colpo al cuore del concorso Torino 35. La storia di una trentenne come se ne conoscono tante, che vivono nelle pieghe di una città enorme come Londra. Una donna contemporanea e credibile, che non vive in una commedia romantica, ma in una routine di sesso svogliato e occasionale, sbronze e un lavoro in una cucina di un ristorante hipster di moda, anche se non riesce neanche lì a emergere: prova a casa ogni tanto dei piatti, ma non è mai contenta e li butta regolarmente nel secchio.

Non è più ventenne, anche se continua a vivere con i ritmi di quella fase vorace, senza provarne più di tanto gli aspetti elettrizzanti; è semplicemente bloccata in uno stile di vita e troppo pigra e spaventata per cambiarla. Disillusa nei confronti dell’amore, che distingue rigidamente dal sesso, provando il primo in modo da dimostrare che il secondo non esiste, o almeno non ha speranze di durare, fa della misantropia un lato decisivo del carattere, e ama leggere sdraiata sul divano, dilettandosi con Slavoj Žižek.

Una notte un evento le sposta di qualche grado l’asse di rotazione delle sue 24 ore, la mette di fronte al limbo in cui vive, portandola a guardandosi dentro, e intorno a lei: dalla madre che la rende insofferente al suo capo, complice di chiacchiere e silenzi in pausa sigaretta. Il tutto senza una parola di troppo, con un lavoro di scarnificazione nello sviluppo della sceneggiatura (di Nico Mensinga) che riesce a rendere con maestria lo spaesamento comune a un’età, a una metropoli e a un’epoca. La rossa Emily Beecham è magnetica, carismatica eppure comune, un talento vero. 

Non c’è compiacimento distruttivo, non si delinea una rete di tentatori che circondano la nostra Daphne; tutt’altro, sono spesso persone carine quelle che la cercano e ne colgono la sensibilità nascosta dietro strati di cinismo e allergia per ogni forma di smanceria. Brazzini. Daphne usa l’ironia come maschera di difesa e sembra una vicina di posto in autobus che abbiamo incontrato mille volte, se solo avessimo avuto la curiosità di immaginare la sua vita, di seguirla una volta scesa alla sua fermata. Fra i produttori anche l’italiana trapiantata in Gran Bretagna Valentina Brazzini.

Una piacevole sorpresa, pur nelle sue imperfezioni e una certa tendenza all’estetizzazione, è anche Professor Marston & the Wonder Women, presentato nella sezione Festa mobile. Un altro film al femminile in un’annata, a Torino come in generale nella produzione complessiva, che dimostra l’inizio di un’inversione di tendenza.  

Vicenda molto curiosa, realmente accaduta, che racconta le origini del fumetto Wonder Woman e del suo creatore, li psicologo di Harvard William Moulton Marston, impegnato insieme alla moglie Elizabeth in esperimenti legati alle loro teorie sulle dinamiche relazionali umane. La musa per il personaggio diventato mitico fu l’amante della coppia, Olive Byrne, lato decisivo di una famiglia triangolare che visse per decenni disinteressandosi delle convenzioni e del puritanesimo, attraversando l’America della fine degli anni ’20 fino a alla seconda metà del secolo. 

Wonder Woman fu creata negli ani ’40 e preso di mira dal perbenismo dell'epoca per la sua “perversione sessuale”, per la presenza di sesso, nudità, bondage, tutto rigorosamente sperimentato in piena libertà domestica dai tre protagonisti, interpretati con misura e sensualità da Luke Evans, Rebecca Hall e Bella Heathcote. Probabilmente la regia di una donna come Angela Robinson ha aiutato a far sì che il film mantenesse una tensione erotica di fondo senza mai sconfinare nella volgarità, ritraendo un'appassionante storia di amore e libertà. Non aspettatevi lo scandaletto per sconvolgere i puritani, qui la ricchezza della figura del professor Marston è data dal suo femminismo, dalla sua intelligenza nel fare un passo indietro rispetto al suo ruolo sociale di dominatore nella coppia (e ancor di più nel triangolo), dalla sua assoluta convinzione sulla superiorità creativa e intellettuale delle donne. Molto attuale, non trovate?


Il cinema italiano, numericamente più rappresentato di altre edizioni, anche se non sempre a livelli convincenti, è protagonista con la versione cinematografico dello spettacolo teatrale Favola, con assoluto protagonista Filippo Timi nei panni di una donna, casalinga anni ’50 alla Doris Day, in un contesto che richiama una via di mezzo fra un omaggio e una parodia del cinema di Doris Sirk, amato e riproposto varie volte da Todd Haynes.

Mrs Fairytale (Timi) e Mrs Emerald (Lucia Mascino) sono due grandi amiche che si ritrovano per pettegolezzi sul rispettivi mariti e sulle loro vite annoiate. Lavoro lodevole quello sulla lingua, in un film che diverte nella prima parte, strappa sorrisi e qualche risata, anche se promette più di quanto poi mantenga. Rimane un divertissement piacevole, ma non elabora più di tanto gli spunti sulla condizione femminile e la libertà di seguire la propria strada. Si arriva col fiatone agli ultimi venti minuti.



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James Mangold porterà al cinema Crenshaw, romanzo per bambini


James Mangold continuerà la sua longeva collaborazione con la 20th Century Fox grazie a Crenshaw, prossimo adattamento cinematografico del romanzo per bambini scritto da Katherine Applegate.

Al centro della storia c'è il giovane Jackson, la cui famiglia sta affrontando un momento difficile, l'ennesimo: non ci sono i soldi per pagare l'affitto, non molti neppure per il cibo a dire il vero. Probabilmente il ragazzo, la sua sorellina, i genitori e anche il cane dovranno tornare a vivere nel loro minivan. Il miglior amico di Jackson si chiama Crenshaw: è un gatto enorme, logorroico e pieno di immaginazione, che vive...nella sua testa. Il suo amico immaginario è tornato dunque a fargli visita per aiutare lui e gli altri componenti della famiglia a uscire dai guai. Ma basterà la presenza di Crenshaw nella mente di Jackson a risolvere la situazione? 

Crenshaw sarà realizzato in live-action e verrà prodotto per la Fox dalla compagnia Kickstart Productions. Mangold può permettersi di scegliere progetti come questo dopo aver ottenuto il grosso successo di critica e pubblico grazie a Logan: non si esclude infatti che il film con Hugh Jackman, per l'ultima volta nei panni di Wolverine, possa seriamente partecipare alla corsa per i premi appena iniziata. In caso sarebbe il primo nel genere dei cinecomic a ottenere una nomination all'Oscar come miglior film. Intanto è già stato inserito nei dieci migliori lungometraggi dell'anno dal National Board of Review.

Ricordiamo che Mangold sta anche sviluppando, sempre con la Fox, uno spin-off di Logan incentrato sulla giovane mutante Laura.

 



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Repertory Pick: Action-Packed Kurosawa in El Paso

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This Saturday evening, moviegoers in El Paso, Texas, will have a chance to slip behind enemy lines with Akira Kurosawa’s The Hidden Fortress (1958), which is screening at the Alamo Drafthouse Montecillo as part of the theater’s monthly Film Salon screening and discussion series. Masterfully combining the samurai, western, and road-movie genres, Kurosawa’s classic tells the story of a disguised general (Toshiro Mifune) and princess (Misa Uehara) as they travel, along with two covetous peasants, through treacherous territory, a barren landscape under the control of a rival clan. With the popular Hidden Fortress—the director’s first hit following Seven Samurai (1954), and later a key influence on George Lucas’s Star Wars series—Kurosawa’s “artistry and humanist ideology spectacularly fused with the entertainment values of adventure films and comedies,” writes scholar Catherine Russell in her liner essay for our release of the film.



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[The Daily] New York Critics Like Lady Bird

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“Founded in 1935, the New York Film Critics Circle is the oldest and most prestigious in the country,” writes Kate Erbland at IndieWire and, on the group’s “History” page, Stephen Garrett lists some of its most illustrious members, including Andrew Sarris, who was a member for forty years. “Compared with the Oscars, the group’s best picture track record speaks for itself: Citizen Kane over How Green Was My Valley; A Clockwork Orange over The French Connection; Day for Night over The Sting; Goodfellas over Dances with Wolves. . . . Twenty years before the Academy Awards started doling out Oscars for best foreign film, the NYFCC was recognizing and heralding movies from other countries, including Grand Illusion, Rome, Open City, and Diabolique.

The winners of this year’s NYFCC Awards are:

The NYFCC Gala Awards dinner will take place on Wednesday, January 3.

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[The Daily] Goings On: The Non-Actor, LA Weekly, and More

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New York. With The Non-Actor, a Film Society of Lincoln Center series programmed by Dennis Lim and Thomas Beard, running through December 10, J. Hoberman writes a brief but rich history of the notion for the New York Review of Books, noting that “the first movie actors—the workers filmed leaving the Lumière factory or the family that the Lumière brothers documented in Feeding the Baby in the mid-1890s—were the also the first non-actors.” Hoberman’s survey leads us on through Sergei Eisenstein, who “may have been the first to widely use nonprofessional performers in his narrative films” (image above: October, 1928), Robert Flaherty, the “most celebrated early exponent of the non-professional actor,” Jean Rouch, the Italian neo-realists such as Roberto Rossellini and Vittorio De Sica, whose influence can be felt in Satyajit Ray’s Pather Panchali (1955), Ousmane Sembène’s Black Girl (1966), and Shirley Clarke’s The Cool World (1962), Abbas Kiarostami, Robert Bresson, Andy Warhol, Pedro Costa, and Miguel Gomes.

In the New York Times, Hoberman turns to Ken Russell’s Women in Love (1969), “a double period piece—set in the aftermath of World War I and evocative of the late 1960s, when it was made. The novel challenged Victorian conceptions of sexuality. The movie, which opens Friday for a week’s run at Metrograph in a remastered digital print, defied Hollywood conventions, most obviously in its daring use of male frontal nudity.”

On Saturday and Sunday, the Japan Society presents three new 4K restorations of Yuzo Kawashima’s collaborations with “the luminous” Ayako Wakao, reintroducing “a master filmmaker who bridges the gap between the classical Japanese cinema of the 1950s and the New Wave of the 1960s.”

Los Angeles. “Within a month,” tweets Bethania Palma, “Los Angeles, the country's second largest city by population, has had two major sources of alternative news abruptly wiped out by new owners—the LAist and now the LA Weekly.” As Lauren Raab reports in the Los Angeles Times,LA Weekly’s owner, Voice Media Group, has agreed to sell the alternative weekly newspaper as it sheds print assets and focuses on its digital business . . . The buyer, Semanal Media, is a new entity created for the purpose of this transaction, said Sara April at Dirks, Van Essen & Murray, a merger and acquisition firm that is representing Voice Media in the sale. April would not say who owns Semanal or where the company is based.”

“The new owners of LA Weekly don’t want you to know who they are,” writes Keith Plocek on a page at the alternative weekly’s site that, as of this writing, is still up. “Maybe they have a good reason. Maybe they don’t.” Tweets editor Mara Shalhoup: “We were expecting there to be some pain with the sale . . . But we weren't expecting the Red Wedding.” We’re sad to see that April Wolfe has already changed her Twitter bio to include “formerly Lead Film Critic @LAWeekly (RIP).”

We’re probably looking, then, at the last “Best Things to Do in L.A. This Week” round of recommendations, so let’s make the most of it:

  • Siran Babayan notes that tomorrow Metro Art will screen “Ava DuVernay’s 2008 movie, This Is the Life, at Union Station, the last in a series of documentaries about L.A. directed by women.
  • “Comedians Jamie Loftus and Caitlin Durante examine the historical and ongoing problem of female stereotypes in movies in their comedy-meets–film criticism podcast, The Bechdel Cast,” writes Nathaniel Bell. “For their first live taping in L.A., Loftus, Durante and Debra DiGiovanni will discuss that ‘80s high-rise, terrorist-killing action classic Die Hard” on Saturday. “In case you don’t remember, nearly all the female characters are hostages.”
  • Bell: “King Cohen: The Wild World of Filmmaker Larry Cohen, Steve Mitchell's generous cinematic portrait, explores the director's career from the vantage of his fans and colleagues. The American Cinematheque will premiere the new documentary to West Coast audiences followed by two of the director's quintessential 1980s pictures: The Stuff, about a yogurt that kills, and Q: The Winged Serpent.” Also Saturday.
  • “Why can't it be A John Waters Christmas every damn day of the year?” asks John Payne. Sunday at the Comedy Store.
  • Back to Bell: “Mexico's Arturo Ripstein is ripe for rediscovery. . . . AMPAS has programmed an evening dedicated to one of Ripstein's finest films, Deep Crimson, as part of Pacific Standard Time: LA/LA, a series of screenings and conversations exploring the work of Latino and Latin American filmmakers over the last half-century.” Monday.
  • Also: “Phantom Lady, one of the key works of film noir, plays as part of LACMA's Tuesday Matinees series.”
  • John Boorman marries “frigid violence and noir trappings with bright pop color” in Point Blank (1967). On Tuesday, “Laemmle's Ahrya will show it as part of its Anniversary Classics series, with co-star Angie Dickinson slated to appear for a post-screening Q&A.”
  • And Jordan Peele will be on hand for the Hammer Museum’s screening of Get Out next Thursday.

Moustapha Alassane (Niger, 1942–2015) studied in Jean Rouch’s IRSH Institute in Niamey, became the French documentarist’s friend and collaborator, and then went to Canada where he met Norman McLaren.” On Monday, REDCAT presents a program of his work.

On Saturday, the New Beverly presents Richard L. Bare’s Wicked, Wicked (1973), which, as Marc Edward Heuck notes, “was not the first feature-length narrative film presented almost entirely in split-screen for its duration,” but it “did have the honor of being the first attempt at taking this process into the mainstream, with advertising hyping the excitement of ‘Duo-Vision’ and how urgent it was to experience in theaters.”

Chicago. “It’s hard to think of a major American film critic who’s more flagrantly neglected than Harry Alan Potamkin (1900-1933), a globetrotting Marxist poet and intellectual whose prodigious output as a critic, found in the over 600 pages of The Compound Cinema (New York and London: Teachers College Press [Columbia University], 1977)—a posthumous collection edited by Lewis Jacobs—covered only the last six years of his life (1927-1933).” Jonathan Rosenbaum is looking forward to seeing Stephen Broomer’s Potamkin, screening Sunday at Cinema Borealis as part of Channels: A Quarterly Film Series.

Cambridge. From Saturday through Monday, the Harvard Film Archive presents Freedom Outside Reason – The Animated Cinema of Jan Lenica.Freedom Outside Reason – The Animated Cinema of Jan Lenica.

Toronto. “Intended to bolster Black support for the U.S. and Allied war effort, the 1943 musical Stormy Weather recounts the rocky romance between a ‘started from the bottom’ dancer played by tap-dancing legend Bill Robinson and a star performer played with nearly metaphysical elegance by Lena Horne,” writes Ed Pavlić for the TIFF Review. “Surrounding [a] flimsy, nearly non-existent plot is an incredible array of Black talent: from the masked genius of the vaudeville duo Aubrey Lyles and Flournoy Miller to Katherine Dunham’s sinuous modern dance, from soft-shoe scratching on the Mississippi riverboats to Cab Calloway’s big band playing for the Nicholas Brothers’ vernacular dance duo, in one of the most virtuosic scenes in Hollywood history.” Saturday afternoon as part of the Black Star retrospective running through December 22.

And Steve Gravestock spotlights Circle of Three: A Tribute to the TIFF Founders, on from today through Sunday.

London. “Hugely influential in the fields of feminism and postcolonial studies through her writing and moving image work, Vietnamese-born writer, theorist, composer and filmmaker Trinh T Minh-ha visits the ICA to speak about her work on the occasion of [a] full retrospective of her films.” Saturday through December 9. And the ICA’s also presenting a Satyajit Ray Focus from Saturday through Wednesday.

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Denis Villeneuve non disdegnerebbe uno Star Wars


Denis Villeneuve, da poco autore del Blade Runner 2049 che ha raccolto consensi a dispetto di un risultato economico non eclatante, ha ammesso in un'intervista che non disdegnerebbe la regia di un capitolo di della saga di Star Wars... o forse anche di uno spin-off. Nello specifico infatti Denis ha detto:

E' una cosa che mi intrigherebbe. Non saprei, è molto difficile. La cosa pericolosa adesso di Star Wars è che ha sviluppato un vocabolario proprio. Mi piacerebbe vedere film come... secondo me Rogue One è stato un tentativo molto interessante di liberarsi dalla formula. Per me sarebbe una grande idea sperimentare e visitare una nuova parte della galassia, sarei disponibile.

Non sappiamo quanto questa disponibilità potrebbe adattarsi alla visione che Rian Johnson, regista di Star Wars Gli Ultimi Jedi (in sala dal 13 dicembre), ha in mente per la trilogia successiva. La citazione di Rogue One ci spinge però a pensare che l'approccio molto autoriale di Villeneuve, ammesso che venisse accettato dalla Lucasfilm / Disney, si presterebbe meglio a un lungometraggio slegato da progetti a lungo termine.



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Star Wars: Mark Hamill e Rian Johnson hanno trovato un compromesso


Star Wars Gli ultimi Jedi arriva nei cinema il 13 dicembre, e i fan della saga di Star Wars sapranno già che Mark Hamill si è lamentato di Luke Skywalker, così come il regista e sceneggiatore Rian Johnson l'aveva concepito nel film. Hamill aggiunse di aver capitolato "per professionalità", però conosciamo l'ironia senza peli sulla lingua di Mark, quindi è bene sentire anche l'altra campana. Johnson ha spiegato a Rolling Stone quanto segue:

Abbiamo iniziato a discutere, era un botta e risposta. Dopo che ho spiegato la mia versione, l'ho ritoccata. E sono stato costretto a giustificarla a me stesso, tutto sommato è stato incredibilmente utile. Alla fine mi sentivo molto vicino a Mark. Quel processo di scontro e successivo accordo ti avvicina sempre all'altro.

Scherzando Johnson ricorda persino per un attimo di aver pensato a un Luke cieco ("Ma non funzionava") e poi chiude con una bella considerazione generale, rivolta forse a chi si domandi quanto questi conflitti rendano il progetto intero poco stabile.

La verità è che le storie te le inventi! Sia nel caso in cui qualcuno dieci anni fa abbia definito ogni passaggio e tu lo segua minuziosamente, sia quando cerchi il filo in itinere mentre vai avanti: non vuol dire mica che ci rifletti meno.



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BIM Distribuzione: Nel 2018 la qualità supera la quantità in film dal cast eccellente


Con meno film rispetto alla scorsa stagione, la BIM investe come sempre sulle grandi storie, sull'ottimo cinema d'autore e sugli attori di talento. Se per la distribuzione il 2017 termina con il francese 50 primavere, nel 2018 arriveranno Oltre la notte di Fatih Akin, The Silent Man (con Liam Neeson), Final Portrait di Stanley Tucci e Old Man and the Gun, interpretato da Casey Affleck e da Robert Redford. Di questi titoli ci parla Antonio Medici, Amministratore Delegato BIM:



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Due sotto il burqa: Maiale per cena, una clip italiana esclusiva della commedia sull'integralismo


Ha vinto il premio del pubblico al Biografilm festival di Bologna e arriva il 6 dicembre nelle nostre sale distribuita da I Wonder Pictures la commedia sull'integralismo Due sotto il burqa, che dimostra che su certi argomenti seri, se non drammatici, si può anche scherzare con garbo.

Alla regia c'è una donna, Sou Abadi, un'iraniana che vive a Parigi e che ha lavorato come montatrice a molti film, prima di debuttare alla regia nel 2000 col documentario S.O.S a Teheran. Due sotto il burqa è il suo primo film di finzione. Noi vi presentiamo una clip intitolata "Maiale per cena" in cui i genitori laici di Armand, il protagonista, dopo un'inquietante scoperta, lo sottopongono a un imbarazzato interrogatorio e a una prova a sorpresa, per capire se si è convertito.

Questa la trama ufficiale di Due sotto il burqa:

Cosa non si farebbe per amore? Armand e Leila stanno pianificando di volare insieme a New York, ma pochi giorni prima della partenza, Mahmoud, fratello di Leila, fa il suo ritorno da un lungo soggiorno in Yemen, un'esperienza che lo ha cambiato... radicalmente: ai suoi occhi, ora, lo stile di vita moderno della sorella offende il Profeta. L'unica soluzione è confinarla in casa e impedirle ogni contatto con il suo ragazzo. Ma Armand non ci sta e pur di liberare l'amata escogita un piano folle: indossare un niqab e spacciarsi per donna. Il suo nome d'arte? Shéhérazade. Quello che Armand non si aspetta è che la sua recita possa essere sin troppo convincente, al punto da attirargli le attenzioni amorose dello stesso Mahmoud...


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Terni, 12 gennaio / 20 aprile 2018: Visioninmusica 2018

Visioninmusica ha confezionato per la sua XIV edizione 2018 sette imperdibili concerti serali e due eventi fuori abbonamento. Con alla base solo ingredienti di primissima qualità, la ricetta del Direttore Artistico Silvia Alunni è sapiente e collaudata, ma anno dopo anno trova ancora il modo di rinnovarsi e stupire. Varcando i confini dell'Italia e persino dell'Europa, si è andati alla ricerca delle ultime novità tra i fenomeni musicali più interessanti che incarnassero lo spirito di Visioninmusica: suoni, immagini ed emozioni. Così si è messa insieme una serie di nuove produzioni e lancio di nuovi album e ci si è accaparrati una tappa di tour europei di artisti affermati e di giovani in vertiginosa ascesa. La selezione proposta per il 2018 è diversificata e affascinante nel presentare formazioni in duo, trio e piccoli ensemble, secondo un'ampia gamma di declinazioni: vi si trova musica d'autore, indie, blues, jazz, classica e world music dallo spiccato accento latino americano.

Apre la stagione, venerdì 12 gennaio (ore 21), una delle più insolite e strabilianti formazioni musicali in circolazione: Musica Nuda, con la voce di Petra Magoni accompagnata dal contrabbasso di Ferruccio Spinetti. Il loro ultimo album Leggera esplora in parole e musica il concetto di ‘leggerezza', ispirato alla prima delle Lezioni Americane di Italo Calvino.

Omar Sosa & Gustavo Ovalles appartengono ad un altro genere di duo strumentale, in scena venerdì 2 febbraio (ore 21): il rigoglioso pianismo di Sosa si sposa con le percussioni etniche e multiformi di Ovalles in un'esperienza sonora – “urban contemporary music” dall'anima latina – con innegabili elementi di spiritualità, ispirata alla pace e alla fratellanza.

Venerdì 23 febbraio (ore 21) sarà la volta di Oren Lavie: artista poliedrico, cantante, compositore, regista teatrale e cinematografico israeliano, naturalizzato francese. Nel suo ultimo disco dal titolo Bedroom crimes echi folk, pop, jazz, orchestrazioni neoclassiche e una lieve ‘saudade' sono calibrati con uno stile retrò, che lo hanno fatto emergere alla grande nella scena indie pop europea.

Nel quarto appuntamento, venerdì 9 marzo (ore 21), saranno ospiti di Visioninmusica Javier Girotto & Natalio Mangalavite che con il loro Estándars condurranno gli ascoltatori in un appassionante viaggio attraverso l'Argentina, la sua terra e la sua musica. Un'articolata storia musicale frutto di innumerevoli contaminazioni (dall'America, dall'Europa, dall'Africa) e filtrata dalla loro arte e storia personale.

Venerdì 23 marzo (ore 21) salirà sul palco dell'Auditorium Gazzoli il Tingvall Trio, un ‘classico' trio jazz: piano, contrabbasso e batteria. L'ensemble è formato da un musicista svedese, un cubano e un tedesco, che hanno scelto come base il vivacissimo ambiente musicale di Amburgo. Di classico e tradizionale hanno davvero poco, amano sperimentare ed innovare: la loro ultima uscita discografica si intitola Cirklar e il leader Martin Tingvall così la definisce: “Ogni suo pezzo è una sfida, un gioco, un dramma che gira in circolo finché non si esaurisce”.

Venerdì 6 aprile (ore 21) arriverà il Greg Koch & The Koch-Marshall Trio. Un gruppo formato dal chitarrista americano Greg Koch, da suo figlio Dylan alla batteria e da Toby Lee Marshall all'organo Hammond B3. Il cuore di questo trio batte a ritmo di blues, ma le composizioni originali di Koch sono un amalgama di rock, funk, jazz e country, arricchito da improvvisazioni dinamiche e da un groove potente, dal trascinante coinvolgimento. Il loro nuovo album Toby Arrives uscirà nel 2018 con l'etichetta Mascot.

Si chiude venerdì 20 aprile (ore 21) con un grande ritorno per Visioninmusica: gli Aca Seca Trio. Una band vocale e strumentale – chitarra, piano, percussioni – che si inserisce nel genere della canzone popolare argentina, ma si estende e raggiunge anche le tradizioni musicali del Brasile e dell'Uruguay, con delle note di jazz, bossa nova e musica del folklore. Saranno in tour per presentare il loro ultimissimo lavoro (2018).

Il primo dei due eventi fuori abbonamento, grazie al fondamentale sostegno della Fondazione Carit, ci porta nella magica cornice del Teatro Manini di Narni dove venerdì 2 marzo (ore 21) l'Orchestra Roma Sinfonietta diretta da Gabriele Bonolis affronterà un programma tutto gershwiniano, con al pianoforte il giovane portento Giuseppe Albanese (che ha già inciso per Deutsche Grammophon e Decca): Suite da Porgy and Bess, i Preludi per piano solo, celebri Songs, per culminare con una pirotecnica Rhapsody in blue.

Ancora fuori abbonamento e in collaborazione con Umbria Jazz Spring, lunedì 30 aprile (luogo e orario de definire), per l'international Jazz Day promosso dall'Unesco, un ultimo evento frizzante e ricco di energia: Groovin' Up! La voce potente e melodica del sax tenore e soprano di Claudio Jr De Rosa è affiancata dal pianista Alessio Busanca, dal contrabbassista Aldo Vigorito e dal batterista Luigi Del Prete. Una band giovane che guarda al futuro con passione ed entusiasmo, ma con profonda ammirazione e sincero rispetto per la tradizione jazzistica di ieri e oggi. Un gruppo capace di entrare in punta di piedi con il coraggio e la consapevolezza di chi si prepara a percorrere un lungo sentiero.

Tutti gli spettacoli, ad eccezione di quello del 2 marzo a Narni e il 30 aprile (luogo e orario da definire), si svolgeranno all'Auditorium Gazzoli di Terni, con inizio alle ore 21.

SCARICA IL PROGRAMMA QUI: http://ift.tt/2j4xtJT...

ABBONAMENTO A 7 SPETTACOLI: euro 105,00 (in vendita dal 30 novembre 2017)

BIGLIETTI SINGOLI:
INTERO: euro 25,00 e RIDOTTO*: euro 22,00 (spettacoli del 12 gennaio e del 2 febbraio)
INTERO: euro 20,00 e RIDOTTO*: euro 17,00 (spettacoli del 23 feb, 9 e 23 mar, 6 e 20 aprile)
I biglietti per i singoli spettacoli saranno in vendita dall'11 dicembre 2017.

Rivendita a Terni: New Sinfony - galleria del Corso, 12 - Terni

Circuito nazionale: www.vivaticket.it

PROMOZIONE NATALE 2017 (fino al 24 dicembre): con un unico acquisto di almeno due spettacoli si ha diritto al biglietto ridotto.

Visioninmusica 2018 è sostenuta da: MIBACT, Regione Umbria, Camera di Commercio di Terni, Comune di Terni e Fondazione Carit.

Supporter 2018: All Foods, Fucine Umbre, Terni Reti, Avis Comunale Terni, Hotel Michelangelo, Bar Umbria, Ristorante “Il Vinaio”, STAS, Studio Foscoli Consulenza.

Media partner 2018: Fedeltà del Suono, Costruire HiFi, Radio Galileo, Umbria 24, Umbria Eventi, Italia Jazz, I-Jazz.

Associazione Visioninmusica
tel./fax: +39 0744 432714
cell. +39 333 2020747
info@visioninmusica.com
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I vincitori del Cubo Cine Award 2017 di Ronciglione

Annunciati i vincitori del “Cubo Cine Award 2017”. Il Cubo Festival si svolgerà dal 6 al 10 dicembre nella splendida cornice di Ronciglione (Viterbo).

I Manetti Bros con “Ammore e Malavita” spopolano al Cubo Festival e si aggiudicano due riconoscimenti importanti: “Miglior film” e “Miglior Regia”. Ma i premi non finiscono qui: un Cubo Cine Award è andato anche al film di Cesare Furesi “Chi Salverà le Rose” per la “Miglior Opera Prima” e un premio "Alla Carriera" agli attori protagonisti Lando Buzzanca, Carlo Delle Piane e Philippe Leroy; “Miglior attore”, invece, Elio Germano per “In Arte Nino” di Luca Manfredi, che riceve anche il premio come “Miglior Film Tv” e “Miglior Produzione”. Anche il film di Max Nardari “La mia famiglia a Soqquadro” riceve due riconoscimenti “Miglior Soggetto” e “Miglior Attore Emergente” a Gabriele Caprio; “Miglior Sceneggiatura” e “Miglior Scenografia” e "Miglior Fotografia" sono andati al film “Nobili Bugie” di Antonio Pisu. Il Social Award è stato conferito a “Talking To the Trees” di Ilaria Borrelli, la “Miglior Web Serie", invece, a “The Pills” e, infine, il Premio Alla Carriera come Regista a Sergio Martino. Per festeggiare il trentennale della storica serie “I Ragazzi della 3C” di Claudio Risi, il Cubo Festival ha preparato, inoltre, un premio speciale "Serie Cult" che sarà consegnato al regista e al cast presente.

Il Cubo Cine Festival 2017, che ha come direttore artistico Antonio De Feo, dedica da alcuni anni ormai, cinque giorni al cinema e all'audiovisivo, proponendo ai numerosi e sempre crescenti spettatori i film usciti nell'anno in corso e i grandi capolavori del passato. Proiezioni, conferenze, dibattiti e corsi gratuiti. Oltre al cinema il festival omaggia l'audiovisivo e tutto quello che ruota intorno.

Oltre ai film usciti nel 2017 e ai grandi capolavori della storia del cinema, il festival darà spazio ai giovani registi con una sezione dedicata ai cortometraggi. Le conferenze al festival saranno tenute da registi, attori e autori del cinema e della televisione. Oltre ai film in concorso al Cubo Festival saranno proiettati due film fuori concorso alla presenza dei registi e dei protagonisti: “My Father Jack” di Tonino Zangardi, che sarà presente a Ronciglione il 7 dicembre, mentre venerdì 8 dicembre sarà proiettato “Il Crimine non va in pensione” alla presenza del regista Fabio Fulco e degli attori Gianfranco D'Angelo e Maurizio Mattioli.

Il Cubo Festival propone il meglio della televisione e del web italiano del 2017: Film, Fiction, Documentari e Format in mostra durante il festival. Tra gli appuntamenti imperdibili: Il 10 dicembre proiezione del film “Ettore Petrolini – L'uomo che deride” alla presenza del regista Luca Verdone e di Franco Petrolini. Il 9 dicembre, invece, si terrà la proiezione del film tv “In Arte Nino” alla presenza del regista Luca Manfredi e del protagonista Elio Germano. Sempre il 9 dicembre sarà proiettata “The Pills – La Web Serie”, sarà presente uno dei componenti di The Pills, Luca Vecchi. Durante il Cubo Festival saranno proiettati dei documentari realizzati da registi italiani. Tra questi: “Need To Consolidate” di Daniele Baldacci (il 6 dicembre), “Quadri espansi – La formazione nel cinema italiano” di Francesco Crispino (7 dicembre). Ma il Cubo Festival ha uno sguardo molto attento anche ai corti d'autore. Tra i corti selezionati per il 2017: “Offline” di Emanuela Mascherini, “The Sin” di Gulistan Acet, “InterNos” di Roberto Pantano, “Il Suono del Bingo” di Bernardo Nuti, “Valparaiso” di Carlo Sironi, “Il Respiro dell'Arco” di Enrico Maria Artale, “Tre Mai” di Sante Paolacci, "Come Dire" di Raffaella Russo, "Un Padre" di Roberto Gneo. Punto di forza del Cubo Cine Festival sono anche le interviste e i dibattiti con i protagonisti del cinema, della televisione, dello spettacolo e del giornalismo. Tra gli appuntamenti imperdibili: “Sergio Martino Si racconta…” a cura di Luca Rea e Ivan Zingariello di Stracult (6 dicembre); “Daniela Poggi si Racconta” (8 dicembre). Ad intervistarli sarà Michele De Angelis; “Era Mio Padre – Mino Damato” (10 dicembre) alla presenza dei figli Gian Paolo e Donatella Damato. Ma il Cubo Festival non finisce qui. Dopo le proiezioni ufficiali, infatti, le visioni dei film proseguiranno con dei film “cult” del cinema italiano: “L'allenatore nel pallone” di Sergio Martino (6 dicembre); “Zora La Vampira” dei Manetti Bros. (7 dicembre); “Fascisti su Marte” di Corrado Guzzanti (8 dicembre); “Sempre meglio che lavorare” dei The Pills (9 dicembre). Da segnalare i corsi di cinema gratuiti organizzati dal festival dal 7 al 9 dicembre: “Fotografia Cinematografica” tenuto da Dario Germani”, “Produzione Cinematografica” di cui è docente Mauro Cagnina e, infine, “Regia Cinematografica e televisiva” tenuto da Tonino Zangardi e Bernardo Nuti. Si terrà inoltre un laboratorio di “Microcinema” per bambini dai 6 anni in su “Giochiamo a fare un film” a cura di Federico Moschetti e Irene Scialanca (9 dicembre).

Per informazioni e per consultare il programma completo
www.cubofestival.it



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Pino Donaggio firma le musiche di "Domino", nuovo film di Brian De Palma

Dopo cinque anni da Passion Pino Donaggio torna a firmare le musiche del nuovo film di Brian De Palma, Domino, con Nicolaj Coster-Waldau (il Jamie Lannister de “Il trono di spade”) e Carice van Houten (la sacerdotessa de “Il trono di spade”) e Guy Pearce (“Genius”, “Iron Man 3”). Pino Donaggio riceverà il Gran Premio al 35° Torino Film Festival.

Quello tra Donaggio e De Palma è un sodalizio che dura da anni e Domino è l'ottavo film che suggella la loro collaborazione.

Domino, thriller nel puro stile De Palma, segue la storia di un poliziotto danese alla ricerca del criminale che ha ucciso il suo ex collega e migliore amico. Si trova, però, immischiato in un'indagine internazionale tra la CIA e l'ISIS.

Per l'Europa il nuovo film di De Palma segna un passo importante nella coproduzione (Danimarca, Belgio, Spagna, Olanda e Italia) e in particolare per l'Italia con la Recalcati Mutimedia che dal 2014 ha intrapreso un percorso produttivo, con un team creativo esportabile nel mondo.

“Domino è il mio modo di continuare, attraverso Brian De Palma, il viaggio intrapreso tanti anni fa con mio padre, che mi avvicinò per la prima volta al mondo del cinema.

E' appassionante rendere indelebili le riflessioni, le intuizioni e le visioni di Brian, un grande protagonista del XX secolo e che oggi per immagini interpreta temi di estrema attualità: immigrazione, clandestinità e terrorismo. –sottolinea Leonardo Recalcati produttore del film -. Ringrazio Pino Donaggio che ancora una volta ha voluto sostenere un progetto di De Palma, nonostante i suoi infiniti impegni. Un pensiero di infinita gratitudine va a tutti i coproduttori del film, per quel che ho ricevuto, per le straordinarie occasioni di ampliamento delle esperienze umane”.

Domino è prodotto da Schønne Film, Zilvermeer Productions, Suroeste Films, N29 Entertainment BV, Recalcati Multimedia e Action Brand di Roberto Capua.

Le riprese di Domino sono terminate lo scorso settembre in Sardegna grazie anche alla Fondazione Sardegna Film Commission e al brand Alfa Romeo che ha fornito un'Alfa Romeo Mito come vettura ufficiale del film.



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Apre a Milano, Il Cinemino! In alto i calici il 2 dicembre!

A Milano, in via Seneca, a pochi passi da Porta Romana, sta nascendo un cinema. Anzi, Il Cinemino.

Una sala da 75 posti e un bar dalla forte impronta milanese saranno il biglietto da visita di Il Cinemino, un luogo che si muove a cavallo tra cinema di quartiere e hub internazionale. Un punto di incontro e uno spazio di confronto per tutti coloro che amano la settima arte, che ne parlano, la realizzano e hanno bisogno di un posto dove incontrarsi e realizzare nuovi progetti.

L'idea di Il Cinemino nasce da un gruppo di amici che, tutti operanti nel mondo dell'intrattenimento, hanno deciso di dar vita a un luogo e a un progetto che li rappresentasse, unendo l'amore per il cinema a quello per Milano.

Sabato 2 dicembre a partire dalle ore 18.30, lo staff de Il Cinemino sarà a disposizione di stampa, addetti ai lavori e comunità per mostrare lo spazio, presentare il progetto e quindi brindare all'inizio dei lavori di ristrutturazione. Il Cinemino aprirà ufficialmente all'inizio del 2018.

Sarà anche l'occasione per inaugurare ufficialmente la campagna di crowdfunding. Chiunque infatti può supportare e sostenere l'apertura di Il Cinemino, partecipando alla raccolta fondi su ilcinemino.starteed.com.

Segui Il Cinemino anche online:
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Canale YouTube
comunicazione@ilcinemino.it

*Come arrivare:
Via Seneca 6 - Milano
MM3 Porta Romana
Tram 9 Viale Montenero – Via Pier Lombardo
Bus 62 Piazzale Libia
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Medusa: i film del 2018, dopo un cinepanettone culinario


Forte del successo de L'ora legale, che ha vinto il biglietto d'oro come film italiano con l'incasso più alto del 2017, Medusa Film festeggia anche l'ottimo risultato de La ragazza nella nebbia e The Place. La distribuzione italiana chiude l'anno con il cinepanettone Natale da Chef e nel corso del primo semestre del 2018 punta sulla nuova regia di Luciano Ligabue Made in Italy, su Matrimonio italiano, con Diego Abatantuono, e su Una Festa esagerata, di e con Vincenzo Salemme. E poi ci sono importanti anticipazioni, come ci racconta Giampaolo Letta, Amministratore Delegato e Vicepresidente Medusa Film:



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M2 Pictures: i film 2018 all’insegna della varietà


Non è un momento facile questo per le medie e piccole distribuzioni, perché la gente non va abbastanza al cinema e la concorrenza è spietata, soprattutto quando arrivano in sala i grandi blockbuster. A suggerire la ricetta per un miglioramento è Giusy Santoro di M2 Pictures, che abbiamo incontrato in occasione delle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento. La distribuzione di cui è il direttore marketing propone, per il 2018, un listino all’insegna della varietà: il documentario Le meraviglie del mare, Escape Plan 2 (con Sylvester Stallone), il thriller Nomis e L'ultima discesa, nel quale Josh Hartnett fa la parte del campione olimpico di hockey Eric LeMarque.



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Tutti i soldi del mondo: ecco il trailer con Christopher Plummer


Alla velocità della luce Ridley Scott ha rigirato scene cruciali di Tutti i soldi del mondo, richiamando i protagonisti Michelle Williams e Mark Wahlberg perché le interpretassero di nuovo con Christopher Plummer al posto di Kevin Spacey. Deve essere stata unìesperienza davvero particolare per gli attori coinvolti ma ora, per quanto ci dispiaccia veder cancellato un talento come quello di Spacey, va detto che la sostituzione, artisticamente, potrebbe anche giovare al film.

Intanto Spacey ha 59 anni mentre Plummer ne ha quasi 88 e non ha bisogno di essere invecchiato (a dire il vero il make up di Spacey non ci aveva convinto molto) e inoltre l'attore canadese ha il giusto piglio autoritario del vero John Paul Getty, il milionario americano chiamato a pagare i soldi del riscatto per il nipote sedicenne e scapestrato rapito a Roma nell'estate del 1973.

A giudicare dalla ricostruzione d'epoca e dagli attori, insomma, pare che stavolta Scott abbia tra le mani un successo annunciato. Noi lo vedremo l'11 gennaio 2018 e questo è il nuovo trailer.



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Star Wars: Daisy Ridley non continuerà oltre Episodio IX?


Daisy Ridley, interprete di Rey nell'attuale trilogia di Star Wars, quindi anche nell'imminente Star Wars Gli ultimi Jedi, ha dichiarato a Rolling Stones che non ha in programma per ora di tornare in una galassia lontana lontana. La domanda non era peregrina, visto che il regista Rian Johnson è al lavoro su una nuova trilogia che prenderà forma dopo Episodio IX. Ecco quanto ha detto Daisy:

"Per quanto mi riguarda, non sapevo sul serio in cosa mi stessi imbarcando. Non avevo letto il copione, ma da quel che capivo le persone coinvolte erano molto simpatiche, quindi mi dissi: grandioso. Ora credo di essere stata ancora più fortunata di quanto pensassi, facendo parte di qualcosa che è come un ritorno a casa.
Sono davvero entusiasta all'idea di fare il terzo e chiudere il cerchio, perché in fin dei conti ho firmato per tre film. Nella mia testa, i film sono tre. Credo che quello sarà il momento giusto per chiudere il cerchio."

Cosa ne pensate? Daisy è troppo ingenua? Scherzando, l'intervistatore le ha domandato cosa farebbe se tra trent'anni le fosse chiesto di tornare in uno Star Wars, com'è accaduto al cast storico in Il risveglio della Forza. Spontanea la risposta: "Cazzo, non riesco a pensare così lontano!"



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Videa: i film del 2018 raccontati da Antonio Adinolfi


Il 2017 è stato un anno positivo per Videa, che ha registrato notevoli incassi con The Founder e soprattutto con Ballerina, confermandosi fra le dieci migliori distribuzioni. Il 2018 si apre con il film d'animazione Leo Da Vinci - Missione Monna Lisa e prosegue con il nuovo film di Marco Tullio Giordana Nome di donna e con la commedia con Rocco Papaleo e Laura Morante Bob & Marys. Dall'estero arriva L'uomo dal cuore di ferro, mentre fra le anticipazioni sono da segnalare Kursk - con il terzetto Matthias Schoenaerts, Léa Seydoux e Colin Firth - e The House That Jack Built, che segna il ritorno alla regia di Lars Von Trier.

Di tutto questo e degli altri film 2018 di Videa ci parla il Direttore Marketing Antonio Adinolfi:



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Assassinio sull'Orient Express

Kenneth Branagh, regista e attore britannico nato nel 1960, è figura anomala nel panorama del cinema contemporaneo: (ormai ex) ragazzo prodigio che esordì con un celebrato e fortunato Enrico V, si è specializzato fin da subito in riduzioni per lo schermo di classici shakespeariani il cui valore il tempo ha oggi forse un po' appannato (e comunque niente di lontanamente paragonabile ai tre capolavori realizzati dal suo ben più dotato connazionale Laurence Olivier tra il 1944 e il 1955) ma che si rivelarono interessanti esperimenti per aggiornare le opere del bardo (Amleto, Molto rumore per nulla, Pene d'amor perdute, Come vi piace) contaminandole con altri generi - per esempio il musical - e avvicinarle con un certo successo al vasto pubblico delle sale cinematografiche. Ma la sua ricca e variegata filmografia (una quindicina di titoli in trent'anni di carriera da regista, e molto spesso anche da attore protagonista), oltre agli adattamenti da Shakespeare, testimonia una bulimìa che spazia dal thriller al film in costume, dal Cinecomic (per la Marvel ha realizzato il primo episodio di Thor) al Fantasy (Cenerentola, confezionato per casa Disney) e all'Opera lirica (l'adattamento cinematografico del Flauto Magico di Mozart ambientato in un'immaginaria Prima Guerra Mondiale), e una nemmeno tanto nascosta voglia di stupire in cerca di quei consensi che gli sono piovuti effettivamente addosso negli anni con le numerose candidature ai massimi premi internazionali, Oscar compreso. È pur vero, tuttavia, che la critica non ha mai potuto riconoscergli senza riserve qualità e valori più inseguiti che realmente ottenuti e raggiunti, per colpa di una certa qual esteriorità che toglie al suo cinema lo spessore necessario per guadagnarsi a buon diritto la categoria ‘d'autore'. Branagh ama molto il cinema, e si vede, e dietro la macchina da presa tenta di copiare quello che gli piace con le intenzioni di farlo meglio, senza però mai riuscirci, o quasi. Non fa eccezione questo Assassinio sull'Orient Express, adattamento dal più famoso dei romanzi di Agatha Christie più che remake del fortunato film del 1974 diretto da Sidney Lumet baciato da un all-star cast che comprendeva Albert Finney, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Jacqueline Bisset, Michael York, Jean-Pierre Cassel, Sean Connery, John Gielgud, Anthony Perkins, Richard Widmark, Vanessa Redgrave e Martin Balsam. Anche in questo caso Branagh, finanziato stavolta dagli americani (il film batte bandiera USA: tra i produttori figura anche Ridley Scott) ha ottenuto i volti celeberrimi di Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Derek Jacobi e Michelle Pfeiffer, riservando a se stesso il ruolo di un detective Poirot ai limiti della caricatura. Il risultato è un film di sapore rétro, eccessivamente manierato ed edulcorato, e diretto con mano incerta e poco brillante, affidando forse troppo ai numerosi primi piani degli attori il compito di ricreare il pathos di una storia tra le più nere e complesse della Christie, cui nuoce un look sbrilluccicoso ed esornativo troppo carico di effetti e ricostruzioni digitali (buffo, se non incongruo, anche il fatto che nella lunga e forzata sosta del treno in mezzo alle nevi dei monti jugoslavi tutti se ne vadano in giro in cappottino e senza cappello, senza restituire la sensazione del rigore della temperatura, elemento chiave della storia e dello sviluppo psicologico dei personaggi).

In Inghilterra gli è andata bene: in sole tre settimane di programmazione il film ha incassato oltre 20 milioni. Staremo a vedere se il resto del mondo sconfermerà il dato di Rotten Tomatoes, il sito che tirando la media fra i giudizi critici e il verdetto popolare ha fermato il film a un modesto 58%. Branagh intanto, in coda al film, ha già lanciato la propria candidatura alla regia della prossima avventura di Hercule Poirot, Assassinio sul Nilo, anche questo portato con successo sugli schermi nel lontano 1978 da John Guillermin, con Peter Ustinov a capo di un'altra torma di star superlative.

(Murder on the Orient Express); Regia: Kenneth Branagh; sceneggiatura: Michael Green; fotografia: Haris Zambarloukos; montaggio: Mick Audsley; musica: Patrick Doyle; interpreti: Kenneth Branagh, Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Derek Jacobi, Michelle Pfeiffer; produzione: Kinberg Genre Films, The Mark Gordon Company, Scott Free Productions; distribuzione: 20th Century Fox; origine: USA, 2017; durata: 114'



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L'età imperfetta

Una sfida a due di talento e sentimenti sulle punte
* * 1/2 - - (mymonetro: 2,50)

Regia di Ulisse Lendaro. Con Marina Occhionero, Paola Calliari, Anita Kravos, Anna Valle, Enrico Cavicchioli, Antonio Framarin, Piergiorgio Piccoli, Ilaria Pravato, Lana Vlady, Luca Filippi, Diego Pagotto.
Genere Drammatico - Italia, 2017. Durata 96 minuti circa.

Camilla è una diciassettenne che ha il sogno di diventare ballerina, malgrado le remore di sua madre. Un giorno a danza conosce Sara, sua coetanea e aspirante ballerina come lei, e la sua vita non sarà più la stessa. Imparerà grazie a lei il senso della complicità e della condivisione, tra bravate e prime volte, ma anche dell'invidia, della rivalità e della frustrazione.





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Pearl Jam: Let's Play Two

Il meglio di due concerti, la passione di Eddie Vedder per i Chicago Cubs, l'attesissima vittoria del 2016: un ibrido prolisso e autoreferenziale
* 1/2 - - - (mymonetro: 1,50)
Consigliato: No
Regia di Danny Clinch.
Genere Eventi - Gran Bretagna, 2017. Durata 120 minuti circa.

Per celebrare i leggendari concerti sold out che i Pearl Jam tennero il 20 e il 22 agosto del 2016 in omaggio alla storica stagione delle World Series Championship di baseball vinta dai Chicago Cubs, arriva al cinema il documentario Let's Play Two, diretto dal regista e fotografo Danny Clinch. Del resto Chicago è la città natale di Eddie Vedder e i Pearl Jam hanno instaurato una relazione duratura con la città e con la squadra di baseball dei Chicago Cubs: un rapporto unico per il mondo dello sport e della musica celebrato nel 2016 con due straordinari concerti al Wrigley Field, lo stadio cittadino altresì definito "Cubs park", in occasione dei festeggiamenti per la vittoria della World Series avvenuta dopo il più lungo digiuno della storia del baseball, ben 108 anni di distanza dal precedente titolo.





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Assassinio sull'Orient Express

One man show dell'autore, attorno al quale gravitano figuranti di lusso
* * 1/2 - - (mymonetro: 2,50)

Regia di Kenneth Branagh. Con Kenneth Branagh, Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Josh Gad, Leslie Odom Jr., Michelle Pfeiffer, Daisy Ridley, Michael Peña, Lucy Boynton, Derek Jacobi, Tom Bateman, Marwan Kenzari.
Genere Drammatico - USA, 2017. Durata 114 minuti circa.

Sullo sfondo degli anni Trenta, dell'Art déco e del turismo esotico, Hercule Poirot scova colpevoli e sonda con perizia le sottili meccaniche criminali. Atteso a Londra con urgenza, trova sistemazione, lusso e conforto sull'Orient Express. Ma una valanga e un omicidio interrompono presto i suoi piccoli piaceri, la lettura di Dickens e la simmetria delle uova la mattina.





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Daphne

Daphne vive a Londra, ha trentadue anni, lavora in un ristorante alla moda del centro, abita da sola, beve come una spugna, quando capita si droga, sceglie gli uomini con la brutalità addormentata con cui si prendono dei calzini spaiati dal cassetto al buio di mattina. Trascura la madre, quando la donna si presenta a casa sua la accusa di essere una stalker, appena rimane sola strappa il suo invito a una qualche celebrazione. Daphne legge ubriaca sul divano Zizec, chiude il libro dicendo “che cazzate”, prova a cucinare ricette che non le vengono mai come vorrebbe, fuma mille sigarette, una sera via l'altra torna a casa sfatta, ordina cibo a domicilio e quando arriva sta già dormendo. È bella, giovane, intelligente sopra la media: queste doti non le impediscono di non farcela, sente di non riuscire a stare con se stessa, dice che non percepisce nessuna emozione, vive forte per mettersi alla prova. Ma le prove non finiscono mai e a furia di spingere sul gas si va a sbattere. Una notte, uscita sballata di coca da casa di un amante occasionale incontrato qualche ora prima in un locale, si reca in un negozio aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. Ordina del tabacco e del paracetamolo e diventa, suo malgrado, spettatrice dell'accoltellamento gratuito del gestore mediorientale da parte di un isterico rapinatore incapace che va fuori di testa perché non trova quello che cerca (scaglia a terra il cellulare che Daphne gli ha offerto in alternativa ai soldi dichiarandolo ‘antichità'). Daphne chiama l'ambulanza, prova a tamponare la ferita, tiene la mano all'uomo che ripete disperatamente il nome dei figli facendosi dare la foto dell'intera famiglia da guardare. Questo evento diventa lo spartiacque attraverso il quale la protagonista deve passare per toccare il fondo e risalire: un passaggio purificante nel fuoco della violenza la scuote dall'interno e la porta a reagire. Cruciale la frase pronunciata dallo psicanalista, offerto come risarcimento per essere stata testimone di un crimine: “Le stronzate sono utili”. E Daphne lo sa bene. Rigoroso, solido, piantato nel reale con radici poderose, ben strutturato, ben sceneggiato, ben recitato il film appartiene a quelle opere di finzione in cui il pubblico aderisce senza timore alla trama, la gode nei dettagli, empaticamente o no se ne ritrova coinvolto. L'emotività repressa di Daphne, la fragilità camuffata da arrogante cinismo, l'innato senso della sopravvivenza e di rinascita che alcuni personaggi positivi sono qualcosa a cui aggrapparsi in un mondo contemporaneo spietato, a tratti invivibile, che non favorisce la speranza. Bello. Intenso. Da vedere.

(Daphne); Regia: Peter Mackie Burns; sceneggiatura: Nico Mensinga; fotografia: Adam Scarth; montaggio: Nick Emerson; musica: Sam Beste; interpreti: Emily Beecham), Geraldine James, Tom Vaughan-Lawlor, Nathaniel Martello-White, Osy Ikhile, Sinead Matthews; produzione: The Bureau;origine: Regno Unito/UK, 2017; durata: 90'



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Lorello e Brunello

Lorello e Brunello è un film sul lavoro, la terra, le stagioni. Il caldo, la siccità, la notte. Il tempo. La solitudine. In piedi ben prima dell'alba, perché lavorare così tanto? Volevo capire come vivono queste persone che lavorano e basta, senza la minima gratificazione, senza mai una gioia. Volevo vivere con loro per capire. Capire le regole della campagna, dell'allevamento, delle semine, dei raccolti. Come affrontare le tre ore quotidiane della mungitura in un frastuono di mammelle e sterco? Cosa si pensa quando si passa la notte su un trattore in un campo al buio, soli nella polvere?”

Nobilissimi intenti, quelli di Jacopo Quadri, golden editor di gente come Bertolucci, Mario Martone, Paolo Virzì, e addirittura Apichatpong Weerasethakul, questa volta coinvolto nella personale operazione di consacrare nella forma di un documentario la propria stima e ammirata venerazione per i due contadini grossetani del titolo, che frequentando quelle zone da più di trent'anni, ha la ventura di conoscere da quando erano ragazzi come lui. Sulla scia di una tradizione documentaria del cinema europeo che, con intenti magari differenti, ha voluto glorificare il mondo contadino e il lavoro nei campi, là adombrando letture politiche, altrove invece limitandosi ad osservare – ma poi, in fondo, sempre per evidenziare ‘politicamente' diversità e distanze dalla dimensione borghese e cittadina del pubblico cui film del genere erano e sono tutt'ora destinati – Quadri si preoccupa di costruire il suo racconto fornendogli una griglia divisa intanto per stagioni (impossibile, in agricoltura, prescinderne), ma pure per inquadrature classicamente eloquenti nella loro antica e statica espressività, e per stacchi larghi, puntuali, a scandire per imitazione il tempo che inevitabilmente regola le rotazioni del raccolto, conservando quell'understatement discreto e necessario per illustrare come la modernità sia penetrata, a volte facilitando e migliorando, altre invece forse un po' snaturando, gesti e fatiche identici da millenni di storia dell'Uomo. Niente che non si sia già visto, da De Seta e Piavoli al Farrebique di Georges Rouquier, che nel 1947 sceglieva di raccontare egualmente cadenzato dalle quattro stagioni dell'anno la vita di una famiglia contadina dei Pirenei, ritornandovi più avanti, nel 1983, per girare Biquefarre, e registrarne aggiornamenti e cambiamenti verificatisi con l'avanzare della contemporaneità. Prevale forse, in Lorello e Brunello, l'affetto personale di Quadri per i suoi due amici e protagonisti, senza preoccuparsi di interessare gli spettatori esterni con un racconto da toni più universalmente riconoscibili, ma garantito è comunque l'effetto di rimetterci davanti, noi pubblico diviso tra una schermata del computer e un apericena, alla quotidiana durezza della vita di chi alla fin fine ci procura il cibo che mangiamo e ci fornisce la lana per gli abiti con cui ci scaldiamo l'inverno…

(Lorello e Brunello); Regia: Jacopo Quadri; sceneggiatura: Jacopo Quadri; fotografia: Greta De Lazzaris; montaggio: Jacopo Quadri; musica: Valerio Vigliar; interpreti: Brunello Biondi, Lorello Biondi; produzione: Gregorio Paonessa, Marta Donzelli, Jacopo Quadri, Vivo Films, Ubulibri, Raicinema; origine: Italia, 2017; durata: 85'



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mercoledì 29 novembre 2017

Matthew Vaughn vuole dirigere l'action di fantascienza Courage


Dopo il successo dei due episodi del cinecomic Kingsman il regista Matthew Vaughn potrebbe virare verso l'action mescolato alla fantascienza e realizzare Courage. La sceneggiatura del progetto è stata scritta da Karl Gajdusek, produttore esecutivo della serie di culto Netflix Stranger Things. La storia di Courage non è stata rivelata, anche se alcuni parlano di una trama epica sulla scia di film come Inception ed Edge of Tomorrow. Oltre che dietro la macchina da presa Vaughn dovrebbe lavorare a Courage anche in veste di produttore, insieme a Michael Ellenberg. Il tutto per la 20th Century Fox.

Matthew Vaughn è in trattative anche per un altro film, questa volta con la Metro Goldwin Mayer. Si tratta di I am Pilgrim, adattamento dell'omonimo best-seller di spionaggio scritto da Terry Hayes e uscito nel 2014. Altre voci ancora non confermate vogliono anche la Warner corteggiare il cineasta per il sequel de L'uomo d'Acciaio, dove sostituirebbe Zack Snyder. 

In carriera Vaughn ha piazzato più di un successo al botteghino. Oltre ai due già citati episodi di Kingsman (soprattutto il primo capitolo è andato ben oltre le aspettative al boxoffice, soprattutto quello statunitense), il regista ha anche girato X-Men: First Class, primo episodio della nuova trilogia poi terminata da Bryan Singer. Un altro adattamento da un fumetto di culto passato per le mani di Vaughn è stato il primo Kick-Ass



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Smetto quando voglio - Ad Honorem

L'ultimo capitolo della trilogia di Sibilia ti riconcilia con un certo tipo di italianità allo stesso tempo ribelle e costruttiva, e con il cinema di commedia italiano
* * * * - (mymonetro: 4,00)

Regia di Sydney Sibilia. Con Edoardo Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Marco Bonini, Rosario Lisma, Giampaolo Morelli, Peppe Barra, Greta Scarano, Luigi Lo Cascio, Valeria Solarino, Neri Marcorè.
Genere Commedia - Italia, 2017. Durata 96 minuti circa.

È passato un anno da quando la banda di Pietro Zinni è stata colta in flagranza di reato nel laboratorio di produzione Sopox e ognuno dei suoi componenti rinchiuso in un carcere diverso. Da Regina Coeli Pietro continua ad avvertire le autorità che un pazzo ha sintetizzato gas nervino ed è pronto a compiere una strage, ma nessuno lo prende sul serio.





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